Prologo

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Dedicato a chi ha paura del futuro,

a chi non sa quale strada sia giusta per sé,

e a chi ha paura di sbagliare.

Prima o poi, scoprirete anche voi il vostro colore preferito.

E andrà tutto bene.



7 agosto

"Torna qui." Non ho nemmeno il coraggio di dire queste parole ad alta voce. Eppure, escono dalle mie labbra senza che me ne renda conto.

«Vincent non c'è» mi avverte sua zia. Improvvisamente il mio mondo torna a essere grigio, privo di colore, privo di sfumature.

Un'ora, un minuto, un secondo. Ogni momento della nostra vita sembra essere scandito da ticchettii che scivolano dalle mani in pochi attimi. L'unica cosa che possiamo fare per trattenerli e sentirli per qualche istante in più sulla nostra pelle è cercare di aggrapparci al presente, vivendolo. Non avere paura di accarezzare dalle emozioni, di lasciarsi andare a una risata, di respirare profondamente. Perché la verità è che la paura del domani è forte, ancora di più quando non lo si ha sotto controllo, e l'unica luce che si ha per affrontarla è il ricordo di quella risata e di quel respiro che nel passato ha reso tutto un po' più leggero. Un ricordo che adesso non ha la forza di illuminare il mio presente...

Varco la soglia della sua stanza con il cuore in gola, il battito accelerato che copre i miei pensieri, il respiro affannoso... Ma è vuota. Lui non c'è. Il terreno inizia a cedere sotto ai miei piedi mentre il mondo attorno a me si silenzia. Non ha senso. "Non ha alcun senso" continuo a ripetermi.

La sua stanza sembra così perfetta, così ordinata, non c'è una sola cosa fuori posto... tranne le nostre due sedie. Sono sistemate l'una accanto all'altra in un angolo della stanza, quasi come se sentissero il bisogno di stare vicine. Sono confusa. E Vincent non lascia mai nulla al caso: ogni oggetto nella sua camera ha un senso e non posso ignorare quelle due sedie.

Trovo il coraggio di fare qualche passo verso la sua, spoglia, sistemata in una posizione quasi insolita: è sempre stata davanti alla finestra, circa al centro della stanza. Poi sposto lo sguardo sulla mia. Nulla di diverso, nulla di insolito. Che cosa diavolo voleva dirmi? Che cosa significa tutto questo? Che cosa vuoi da me, Vincent? Che cosa devi farmi capire?

Sposto le sedie in preda al nervoso e, da dietro a quella che dovrebbe essere la mia, scivola a terra un foglio incastrato tra il muro e lo schienale... Non ci penso due volte ad afferrarlo per leggere che cosa c'è scritto sopra. Spiegazzato in modo casuale, lo apro. Che sia di Vincent non c'è alcun dubbio. Lascio che il mio sguardo si soffermi su ogni lettera, che componga le parole, dandomi il tempo di arrivare al punto e sentire il mio corpo irrigidirsi così tanto che il foglio mi scivola dalle mani.

«Non è possibile...» la mia voce spezzata e silenziosa rimbomba nella stanza vuota.

La mia mente ripercorre gli ultimi giorni che abbiamo passato insieme, le sue parole, i suoi sguardi, la sua impassibile certezza... Raccolgo le forze che mi restano e mi trascino fuori casa. Ignoro chiunque tenti di fermarmi o di parlarmi, questa volta farò di testa mia e seguirò il mio istinto, lasciando che sia lui a portarmi da Vincent, come è sempre stato.

le mostre sono aperte al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 18.30.

L'insegna dell'edificio mi sembra così nuova in questo momento, eppure sono stata qui talmente tante volte che non basterebbero due mani per contarle. Faccio un respiro profondo davanti al cartellone con il nome del protagonista della mostra di questo mese: oggi ,7 agosto, finirà questa esposizione e da domani seguiranno i giorni di allestimento per il prossimo artista.

Sono le 18.00.

Riesco ad acquistare l'ultimo ingresso della giornata: l'edificio sembra deserto... possibile che dentro ci sia qualcuno? Dopodiché, muovo i primi passi verso quello che è stato il nostro inizio, ciò che ci ha portati fino a questo momento: una semplice mostra.

"Dove sei, Vincent?"

Yellow Hearts, anche l'amore ha un coloreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora