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Aida
Ma dove sei? Noi siamo già fuori al cancello.
7:56

Riposi nuovamente il telefono sulle cosce dopo averlo sentito vibrare per l'arrivo di una notifica. Il mittente era Aida, la mia compagna di classe, nonché compagna di banco. Lo sbloccai e mi sbrigai a rispondere per non perdermi il ritornello della canzone che veniva trasmessa alla radio, al massimo volume. Alzai lo sguardo per accettarmi il tempo stimato per l'arrivo, che a quanto pareva corrispondeva a qualche minuto. 

Beatrice
Sono passata ora davanti al tabaccaio, c'è traffico.
7:56

<<E non mi importa se non mi ami più,
E non mi importa se non mi vuoi bene,
Dovrò soltanto reimparare a...>>
incominciai a cantare la canzone che mi aveva accompagnata per tutta l'anno precedente, una canzone che sembrava far commuovere così tante persone, ma mi era difficile emozionarmi se una canzone non rievocava dei ricordi.
<<Puoi abbassare la radio?>> fu la voce di mia madre ad interrompere quel momento, mi bloccai e le lanciai uno di quei sguardi che le riservavo solamente in dei momenti del genere. Mi sporsi per ruotare la manovella della radio per diminuire il volume ed emisi uno sbuffo di disapprovazione. 
<<Sul più bello mi interrompi>> mi lamentai continuando a canticchiare a mente il resto della canzone che ancora risuonava nella macchina. Guardai fuori dal finestrino per osservare la grande fila di macchine che si estendeva davanti a noi ferme al semaforo rosso. Era sempre così, agli orari di punta era sempre impossibile evitare di restare bloccati in delle lunghe code per diversi minuti, bastava un piccolo inconveniente per restare fermi. 
<<Smettila, perforarti i timpani alle 8 di mattina non è la soluzione per rimanere sveglia per tutta la mattina.>> mi rimproverò con il suo solito tono scherzoso riaccendendo il motore dell'auto per ripartire. Scossi la testa e mi posai una mano sulla fronte ormai affranta. Me lo ripeteva da anni che dovevo togliermi il vizio di ascoltare la musica al massimo volume ogni mattina, qualsiasi ora fosse. Per me ascoltarla funzionava come la caffeina, mi teneva sveglia, anche solo canticchiarla, in alcune occasioni, mi bastava. 
<<Sai, ho smesso di portare il conto di tutte le volte che me l'hai ripetuto ormai>> risposi accavallando le gambe stando attenta allo zaino incastrato sotto il cruscotto. Quello che stavo per affrontare era il primo giorno di scuola del secondo anno di liceo, una grande angoscia riempiva i giorni precedenti, era finita l'estate, stava anche per finire il caldo, ma soprattutto non avrei più passato le mattinate in spiaggia a prendere il sole, le avrei passate incatenata a quei banchi rinchiusa dentro quattro mura. La musica che mi ricordava l'estate poteva essere l'unica via di fuga. Sentii il telefono vibrare nuovamente e lo presi in mano.

Ele
Abbiamo conosciuto il ragazzo nuovo. Si chiama Salvatore Ricciardi, lo conosci?
7: 58

Voltò a destra ed entrammo nel lungo viale che alla fine ci avrebbe portate davanti al cancello della scuola. Avevano annunciato l'arrivo di un nuovo compagno di classe giusto qualche giorno prima del rientro a scuola, senza accennare il nome. Salvatore Ricciardi. Mi era familiare quel nome ma non riuscii a collegarlo con un volto. Magari l'avevo sentito a qualche serata in discoteca? O magari durante una di quelle feste a Ostia?
<<Comunque, ricordati di chiamare tuo padre per avvertirlo che ti accompagno io a cena>> disse dal nulla mia madre con il suo solito tono distaccato quando si parlava di papà. La situazione tra loro, nonostante fossero passati 4 anni, era piuttosto tesa. Papà l'aveva tradita con un'altra ma non siamo mai riusciti a risalire, almeno io e mio fratello, a chi lei fosse. Anche tra me e lui c'era stato poi un periodo complicato, non ho rivolto parola a mio padre per 6 mesi per quanto l'avevo disprezzato. E rimasero sconvolti da quel mio comportamento: ero sempre la prima a cercare di mettere a posto delle situazioni e a chiarire, ma no, in quel caso ero sicura che non ci fosse nulla.
<<Ah, alla fine vai a cena a quel ristorante?>> nel frattempo sbloccai il telefono risposi ad Eleonora, nonostante mancasse poco più di un minuto prima di essere abbastanza vicina alla scuola per scendere. Le macchine in coda su quel viale erano tantissime, senza contare tutti gli studenti che prendevano i mezzi pubblici e che dovevano percorrere tutto il tratto a piedi.

Bea
Mi sembra di aver già sentito questo nome.
7:58

<<Sì, ma devo anche portare Diego a Terracina, uno dei suoi amici del mare festeggia il compleanno>> rispose portando stavolta i suoi occhi color nocciola su di me. Era da lei che mio fratello aveva ereditato quei profondi occhi scuri, mentre a me erano toccati quelli di papà.
<<Dopo scuola gli mando un messaggio>> le dissi cominciando ad afferrare la spallina nera del mio zaino preparandomi a scendere dall'auto.
<<Ci vediamo all'uscita tesoro>> fermò l'auto a qualche metro di distanza dal cancello, ma nonostante questo il gruppo di ragazzi era molto fitto anche a quella distanza. Aprii lo sportello. <<Ti aspetto al parcheggio>>
Scesi dall'auto e rischiusi lo sportellone non senza aver mandato un bacio a mia madre ed aspettai fino a quando qualcuno avesse voglia di farmi passare. Una volta dall'altro lato della strada cercai con lo sguardo le mie due amiche sicuramente spazientite dal mio ritardo. Controllai l'orario sul mio telefono: le otto precise, la campanella sarebbe suonata tra cinque minuti. Camminai tra i ragazzi salutando qua e là tutti i conoscenti. Una volta arrivata davanti al grande cancello di ferro riuscii a intravedere tra tutte quelle persone i lunghi capelli biondi di Aida.
<<Bea! Ce l'hai fatta!>> urlò Eleonora, che l'affiancava, fu lei, infatti, la prima a notarmi. Immediatamente mi venne incontro ed io feci lo stesso. Non ci vedevamo da neanche una settimana, avevamo trascorso gli ultimi giorni di libertà a fare shopping o intraprendere i nostri viaggi per arrivare al centro di Roma. <<C'era tanto traffico al semaforo>> risposi abbracciandola. Aveva l'aria di una persona perfettamente riposata, i suoi capelli ricci erano legati in uno chignon perfetto con delle ciocche ribelli che ricadevano in diversi punti, era così lei, non usciva mai di casa senza che si trovasse bene.
<<Lo sai che devi partire presto>> mi ricordò Aida che subito mi abbracciò. Ero in ritardo quella mattina, non che me ne importasse molto, alla fine qualche minuto di ritardo con tutta quella confusione, non era di certo la fine del mondo. Alzai le spalle.
<<Salvatore sta parlando con Stefano>> disse Aida afferrandomi per un polso pronta a farmi strada tra tutte quelle persone. Di nuovo trovai dei vecchi amici che avevo conosciuto nel nostro stesso corridoio e mi fermai a salutarli molto velocemente. <<Ha già conosciuto tutti>> aggiunse Eleonora dopo aver ripreso la nostra camminata per arrivare al gruppo della nostra classe. Sembravano rilassate, da quando prendevano in simpatia qualcuno alla prima conoscenza? Solitamente dovevo essere io la persona che cercava di mettere buona parola sulla maggior parte delle persone.
<<È il ricciolino>> mi mormorò Eleonora alla mia destra nell'orecchio. La nostra classe si era raggruppata in un angolo proprio affianco al muretto e riuscii a vedere Stefano parlare con un ragazzo riccio di spalle, delle larghe spalle, non era tanto alto. Quella sagoma mi ricordò qualcosa, ma quante possibilità potevano esserci?
<<Ciao Bea!>> disse Stefano non appena mi vide, mi si avvicinò e ci salutammo con due baci sulla guancia, come facevamo quasi ogni giorno. Feci qualche altro paso avanti e il ragazzo nuovo si voltò ed in quel momento capii che i miei dubbi erano più che fondati. Mi guardò dritta negli occhi e parve riconoscermi, un sorriso malizioso misto al divertimento fece capolinea sul suo volto.
<<Tu>>

La paura dell'istanteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora