Capitolo 44

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Nicolas
Osservo il cielo pieno di stelle e mi sento in pace con me stesso. La terrazza affaccia sul mare e mi convinco sempre di più che ho fatto benissimo a tenere questa piccola villetta. Apparteneva ai miei genitori, è stata una delle poche cose che mi hanno lasciato prima di morire in quel terribile incidente d'auto e non credo che riuscirò mai a venderla, anche se dovessi averne estremamente bisogno. Qui è tutto perfetto e non c'è cosa più bella di una lunga vacanza meritata. Questi mesi mi aiuteranno a non pensare e potrò ritornare a vivere la mia vita in maniera normale e tranquilla. Mi alzo dalla sdraio e vado in cucina per prendere la seconda birra, dopodiché ritorno a sedermi e a rilassarmi.

Dopo circa dieci minuti, la mia pace viene interrotta da un gruppo di ragazzi che fanno casino in spiaggia. Stanno accendendo un fuoco e facendo baldoria con della musica. Mi alzo dalla sdraio e vado verso la ringhiera per guardare meglio. Non riesco a vedere granché, è buio. Non si sono accorti che qui ci abitano delle persone? Avrebbero dovuto spostarsi più in fondo, dove la spiaggia è deserta. Cerco di fare un sonnellino, ma non c'è modo, il frastuono è troppo, sembra quasi averli dentro casa. Scendo in spiaggia, per chiedergli gentilmente se possono spostarsi più in là. Raggiungo uno di loro e lo chiamo.

«Ehi, ragazzino.» Si volta di scatto e resto di sasso. «Michael Taylor?»

Allora ci dev'essere anche Rose. Non è detto che sia così e pure se fosse non cambierebbe assolutamente nulla.

«Professore, che ci fai qui?» chiede Michael.

«Ci vivo.»

«Davvero?»

«Sei con i tuoi amici?» gli chiedo, sperando in un sì.

«Sì.» Fortunatamente sono solo loro. «Ci sono anche le ragazze, sono andate a pendere qualcosa al bar. Oh, eccole che arrivano.» le indica.

Alzo lo sguardo e vedo arrivare Rose e Mary, accompagnate da altre alunne della mia classe. Questo sì che è un guaio.

«Nicolas? Che ci fai qui?» mi domanda, incredula.

«Ciao.» la saluto con un mezzo sorriso. «Ci passo le vacanze ogni anno.»

«Che coincidenza, anche noi veniamo sempre qui al mare.»

«Strano che non ti abbia mai vista.»

«Già... strano.»

«Ti unisci a noi, professore?» mi chiede Michael.

«No, grazie, sono troppo grande per i falò.» rispondo con un mezzo sorriso.

«Se cambi idea, siamo qui.»

Gli sorrido e poi ritorno a fissare Rose, intenta a stendere un telo sulla sabbia. È la prima volta che la vedo in costume da bagno e nonostante la scarsa illuminazione, posso notare le sue forme sinuose. Meglio tornate dentro, non posso rischiare di dire qualcosa di sbagliato. Ritorno a casa, dritto in camera e sul letto. Infilo un paio di tappi nelle orecchie e cerco di dormire, ma non ci riesco e così prendo il libro sul comodino.

Rose
Se avessi saputo che ci fosse stato Nicolas, sarei rimasta a casa. Perché la vita mi rende sempre le cose così difficili?

«Ehi, sorella, basta pensare e vieni a ballare!» Michael interrompe i miei pensieri e mi porge le mani per aiutarmi ad alzarmi.

Le afferro e mi lascio sollevare e trascinare vicino al fuoco, dove tutti ballano intorno. Mi versa un bicchiere di vodka e lo scolo subito, come se bevessi da una vita. Lui resta a fissarmi incredulo.

«Un altro!» gli ordino.

«Rose, vacci piano.» interviene Mary, sghignazzando.

«Tu sei già fuori, quindi basta così.» aggiunge Michael, riferendosi alla sua ragazza, mentre mi versa un altro bicchiere di vodka.

Amore tra i banchi di scuolaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora