A mezza notte e un quarto, il sonno continuava ad ignorare Diaspro, costringendola a rigirarsi ripetutamente nel letto. Sentiva l'aria pesante e il caldo le si era attaccato addosso, rendendo la situazione ancora più insostenibile. Le sembrava di stare letteralmente bollendo, come se qualcuno, dentro di lei, alimentasse costantemente un fuoco. E lei bruciava, bruciava, bruciava fino all'ultimo centimetro. Quando si rese conto che ogni tentativo di dormire sarebbe stato vano, gettò le coperte da un lato mettendosi, poi, a sedere. Con una mano sollevò i capelli, liberando la nuca dal loro peso, mentre con l'altra cercava di rinfrescarsi, sventolandosela davanti al collo. Ogni tentativo, però, sembrava essere vano. A quel punto Diaspro prese anche in considerazione l'idea di farsi una doccia gelata, ma poi si limitò semplicemente ad alzarsi e avvicinarsi alla finestra. Dopo averla spalancata, si appoggiò al davanzale e prese ad osservare l'oscurità farsi largo in ogni angolo più remoto.
Diaspro adorava la fresca brezza che riempiva le notti in quel periodo. Si beò per qualche minuto della sensazione che essa le dava sulla pelle, riuscendo finalmente a placare l'incendio dentro di lei. Poi rimase lì... rimase lì per un tempo indefinito, ammirando le stelle, che riempivano il cielo notturno. Per lei erano qualcosa di assolutamente affascinante ed irresistibile. Da piccola era stata convinta del fatto che quello fosse il destino di ogni essere umano: quando la luce si spegneva sulla terra, si riaccendeva nel cielo... con il tempo, ovviamente, aveva smesso di crederci e di sperarci.
Per anni aveva osservato le stelle, tentando di contarle. Le osservava una ad una, sceglieva la più bella e ci parlava. Per anni aveva osservato le stelle, perché sperava di poter trovare, nascosta tra di loro, una persona speciale. Per anni aveva osservato le stelle, perché sperava che là, ad illuminare la coltre notturna, ci fosse la sua mamma.
Il cuore di Diaspro saltò un battito. Era un po', ormai, che non pensava a lei. Aveva parlato alla stella più bella ogni sera, per la maggior parte della sua vita, fino al giorno in cui, dopo essersi affacciata alla finestra, non l'aveva più trovata.
Di sua madre, Diaspro non sapeva quasi nulla. Aveva provato svariate volte a chiedere informazioni a suo padre, ma l'uomo era sempre stato molto evasivo. Ogni volta sfoggiava un'espressione disinteressata, ma, con il tempo, Diaspro aveva imparato a riconoscere il dolore celato negli occhi di John. Un dolore profondo che, probabilmente, lei non sarebbe mai stata in grado di comprendere. Così Diaspro smise di chiedere e, come aveva smesso di chiedere, smise anche di cercarla fra le stelle, chiudendo in una parte remota della sua mente l'idea che si era fatta di lei.
La ragazza scosse la testa, cercando di allontanare quel pensiero che le aveva toccato il cuore, prima sfiorandolo leggermente e, poi, stringendolo in una presa spaventosamente potente.
A risvegliarla dal quell'attimo, fu un suono. No, non un suono. Un verso. Un verso che poche volte Diaspro era riuscita a sentire. La curiosità fece capolino nel suo cuore, che cominciò a batterle velocemente nel petto, mentre lei si sentiva tremendamente attratta. Il desiderio di uscire e la consapevolezza di non poterlo fare, fecero una lotta dentro di lei. Ma quando, dopo essersi guardata intorno, non scorse anima viva, non potè fare a meno di prendere la sua decisione. Fanculo, pensò, prima di scavalcare il davanzale ed uscire.
Il contatto dei piedi nudi con l'erba umida le provocò un brivido, così come il contatto con la brezza notturna, che le sfiorava ld braccia e le gambe spoglie. L'aria era pungente e Diaspro indossava solo una leggera camicia da notte, che le arrivava appena sopra il ginocchio. Nonostante questo, però, la sensazione di calore che era solita provare, non l'abbandonò neanche in quel momento. Avanzò lentamente, con le gambe che le tremavano e il cuore che batteva all'impazzata, consapevole del fatto che lei non avrebbe dovuto trovarsi lì. La sua curiosità, però, viaggiava troppo veloce per essere fermata. Era davvero ciò che pensava?
STAI LEGGENDO
DIASPRO
FantasySeptaria, un mondo diviso fra Gemme ed esseri umani. Un mondo che nasconde molto più di ciò che la protagonista, inizialmente, riesce a vedere. Un mondo che da una parte non le appartiene, ma dall'altra è completamente ai suoi piedi.