that sweet monotony where everything is known and loved because it is known

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"We could never have loved the earth so well if we had had no childhood in it, if it were not the earth where the same flowers come up again every spring that we used to gather with our tiny fingers as we sat lisping to ourselves on the grass, the same hips and haws on the autumn hedgerows, the same redbreasts that we used to call 'God's birds' because they did no harm to the precious crops.
What novelty is worth that sweet monotony where everything is known and loved because it is known?"

- George Elliot



***

Le sue gambe sono ancora troppo corte per anche solo provare a stargli dietro, ma Simone lo rincorre comunque, mentre scivolano entrambi sull'erbetta incolta degli acri a fare d'abbraccio al casolare, mentre gli irrigatori ridono con loro a impregnarne i tessuti coloratissimi e bambineschi d'acqua biancastra, farne fango ai passi, e cadute alle corse.

Non sono amici da molto, Manuel e Simone, eppure quest'ultimo l'ha inglobato con una fretta inferma, desiderio infetto, nella sua esistenza, che ad ogni pomeriggio, allora, fra la merenda e le sette di sera, Manuel è li con lui, ad accarezzarne gli stessi prati, raccoglierne gli stessi fiori, ridere delle stesse nuvole.

Si sono conosciuti per caso, nella svogliata gentilezza di un secondo, che Manuel prima l'ha aiutato, a vederlo tanto in difficoltà a raggiungerne il lavabo, a svitare la manopola del rubinetto, nel bagno dei maschietti della scuola, poi, forse per quell'istinto che è abitudine di chi conosce il sapore dell'amicizia gli ha chiesto di giocare a carte con lui e "se hai doppioni me li regali" ha poi insistito, che Simone s'è sorpreso, che per una cosa così, nel fervido e fabbrile sogno d'avere un amico, lui di se avrebbe ceduto ogni cosa.

"Sei altruista" gli ha detto suo padre una volta, quando a penna alla destra, e gommino alla sinistra, s'era affaticato con tanta concentrazione a completare una scheda ben rilegata al quadernetto d'italiano, dove nella sua scrittura scomposta e sgangherata, con le vocali più grandi delle consonanti e le ultime lettere un po' più storte si leggeva: descriviti con tre aggettivi, ed allora "io come sono, papà?"

Glielo ripete ogni pomeriggio, da quando con quel sorriso sdentato e le guance troppo gonfie gli ha detto "mi sono fatto un amichetto!", mentre cerca con pazienza di staccarlo dal davanzale che s'affaccia al giardino, a guardare di una triste serenità, Manuel andare via.

"Come sei altruista, amore di papà" gli sussurra allora, accarezzandone i capelli ancora bagnati, il viso, ancora sporco di risate, mentre Simone sventola la manina alla vetrata, quando Manuel finalmente, prima di entrare in macchina con sua madre, si gira a sorridergli.

"Va a giocare a calcio con gli amichetti suoi"

"Lo so"

"Lui è il migliore amico mio" continua a quella confessa cantilena, come fosse il rigurgito perfetto di quanto sussurrato in precedenza.

Dante ride, che lo consola la consapevolezza che Manuel è nelle loro vite, di quella sua colorita prepotenza, da così poco, e Simone ha così tanto tempo, così tanta strada e così tanti amici ancora innanzi a se che quello sgangherato, sdentato ragazzino, non sarà che un magro, vitale ricordo.

"So anche questo"

Gli tira la giacca, lo costringe ad abbassarsi ai suoi occhi enormi e ricolmi di quella vita in potenza che non vede loro di guardar scorrere, e gli mormora nell'orecchio, come fosse il più grave dei segreti "Io a calcio non ci so giocare, per questo non vado pure io"

"E ti fa stare male, questa cosa?" glielo chiede con la mano sul piccolo cuore nascosto dal cotone della magliettina, che lo sa che Simone non le può ancora capire tutte quelle spregevoli emozioni a soggiogarlo, e tenta allora di guidarlo. Qui, sembra dire, ti fa male qui?

Loved because it is knownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora