11||out

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"Quando i demoni si stabilizzano all'interno di una persona ci vuole un fortissimo sentimento che li faccia smuovere un po', un sentimento provato dal possidente dei demoni talmente forte da far sbarellare tutto quello che, secondo la persona stessa, fino a quel momento era la sua realtà"

-Ma che stanno facendo?! No, no no no no!- Alice aumentò il tono di voce fino ad urlicchiare a vedere i due avvicinarsi pericolosamente alla porta d'uscita.
-Lui non può uscire!- esclamò Micheal, che premette dei pulsanti in ordine ed abbassò una leva che mise una sicura alla porta, chiudendoli dentro.

Amber e Lorenzo sentirono uno scatto della porta e quando la bionda provò ad aprirla notò che erano chiusi dentro. Alla ragazza mancò il respiro: era claustrofobica, fino a quel momento aveva avuto la certezza di poter uscire in qualsiasi momento, ma ora che erano chiusi cominciò a respirare irregolarmente. Provò più volte ad aprire la porta ma essa era bloccata. Tirò con tutte le sue forze, quasi fino ad incurvare la maniglia.

-Fateci uscire!- gridò lei in preda ad una crisi. Fu una voce metallizzata femminile a risponderle.
-Amber, Lorenzo non può uscire...- la voce di Ida suonava di più come una preghiera.
-Come sarebbe...- Amber si bloccò in quel momento e si rese conto che il ragazzo alle sue spalle aveva un passato parecchio macchiato.

Lei cominciò ad ansimare e a sudare freddo.
-Sono claustrofobica! Fateci uscire!- i suoi occhi si velarono nuovamente, il cuore il gola batteva furiosamente.
Questa volta la risposta non arrivò ed Amber riusciva solo a sentire il panico salire sempre di più mentre si mordeva il labbro inferiore con forza, portando alla sua bocca un liquido metallico, sangue che poi sgocciolò sul mento per posarsi davanti ai suoi piedi. La stanza era riempita dai suoi singhiozzi, quando una mano afferrò il suo polso con delicatezza.
Lei si girò e vide che Lorenzo si era inginocchiato di fronte a lei per arrivare alla sua stessa altezza e la stava abbracciando.

La stava stringendo a sé come se fosse la sua unica ancora di salvezza, i singhiozzi di Amber si attutivano, impregnati nel suo petto. Lei congiunse le mani dietro la nuca del moro, lasciandosi cullare dai suoi respiri regolari. Il calore della sua pelle si incontrava placidamente con il suo e dopo qualche secondo poggiò testa sulla sua spalla, cercando di fermare completamente i singhiozzi. Quando riprese a respirare normalmente il ragazzo la guardò e fece unire le due fronti, guardandola dritta dritta negli occhi blu mare. Grazie a dei fasci di luce il ragazzo poté intravedere chiaramente delle pagliuzze bianche che circondavano l'iride.

-Va meglio?- chiese lui ad un tratto, vedendo che la bionda aveva chiuso gli occhi.
-S-si- sussurrò lei con la voce rotta.

Sentì la porta aprirsi alle sue spalle e non tardò a girarsi e ad osservare due ufficiali in divisa che li fissavano.
-Uscite- fece uno dei due con voce profonda.
Amber prese per mano Lorenzo e si avviarono fuori dalla stanza, incontrando il gruppo di psicologi che stava parlottando in modo fitto.

I ragazzi si stanziarono davanti a loro, Amber era un passo avanti a Lorenzo.
-Allora- sospirò Micheal -che volete fare?- li guardò annoiato.
-In che senso?- prese a parlare la bionda, mezza incazzata per l'insolenza di non aprire la porta da parte dei tre.
-Nel senso- si intromise Alice con aria pacata, fulminando con lo sguardo Micheal, che intanto si era seduto su una sedia girevole a braccia conserte -che potete uscire dal riformatorio. Abbiamo parlato con il direttore e ci ha dato il permesso, solo che sarete in libertà vigilata- spiegò la ragazza dalle lunghe trecce castane, sorridendo.

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I due camminavano mano nella mano, silenziosamente, mantenendo lo stesso passo. In quel momento stavano attraversando un parco con una fontana al centro. Sulle panchine, tutt'intorno, c'erano delle coppiette sparse qua e là, intente a baciarsi o semplicemente a parlare. La bionda si portò dietro l'orecchio una ciocca ribelle e ruotò la testa, trovando un posto libero sul bordo della fontana. Condusse lì il moro, che camminava con lei, senza emettere fiato.
Si sedettero vicini ed Amber piegò una gamba in orizzontale per far sì di vedere Lorenzo di fronte a sé. Passarono i minuti prima che Amber si decidesse a parlare.

-Allora Lori...- il ragazzo alzò subito la testa, fissandola incuriosito.
-Come mi hai chiamato?- chiese lui. Amber lo ripeté con voce tremolante per paura di aver sbagliato a dargli un nomignolo.
-L-lori...- indietreggiò lei sul posto. Lui la fissò per un po'.
-Oh... Okay- fece con un'alzata di spalle.
-Non dovevo?-
-No è- emise un piccolo sospiro -che nessuno mi aveva mai chiamato così.-
-Ma è una storpiazione del nome "Lorenzo" molto comune, mi stupisco che non ti abbiano mai chiamato in questo modo- rifletté ad alta voce lei.
-Mi chiamavano in tutti i modi ma mai "lori"- ridacchiò lui, ritornando praticamente subito serio.
-E... ti chiamavano in un altro modo? Te lo ricordi?- cercò di scavare nella sua memoria.

Lui sembrò assumere un'espressione pensierosa, poi spalancò gli occhi ed Amber ebbe l'impressione che stesse sudando freddo -Ecco...- provò lui, ma gli occhi si ricominciavano a velare.
Il ragazzo sentì una mano strisciare lentamente sulla sua, andandosi ad intrecciare fra le sue dita affusolate.
-Lollo- buttò giù lui un groppo di saliva.
-Chi ti chiamava così?- insisté lei. Quindi il moro la fissò nei suoi occhi, cercando di spiegarle con il solo sguardo.

Quindi Amber capì tutto.

-Io ti chiamavo così. Ovvero, la persona che mi assomigliava e che era con te quando lui l'ha uccisa...- ragionò e lui annuì abbassando la testa. Allora la ragazza gli prese il mento fra le dita e lo obbligò a guardarla, per poi unire le loro labbra in un piccolo bacio. Un innocente, casto, rassicurante bacio a stampo. Il ragazzo si colorò di rosso e la ragazza sorrise vedendo la reazione del moro.

Gli prese le mani ed inspirò aria fresca, invogliando così anche Lorenzo a farlo e subito il suo addome si irradiò di aria pura e pulita. I polmoni finalmente si riempirono di aria che non fosse stantia e sul viso del ragazzo si disegnò un sorriso, un bellissimo e puro sorriso.

Demons  ||Lorenzo OstuniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora