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Eravamo tutti in sala comune seduti a pochi centimetri di distanza l'uno dall’altro, però nessuno osava parlare.

Si era creata una certa tensione probabilmente per colpa di Kyle che era da trenta minuti che tirava madonne contro i muri cercando di non incrociare il mio sguardo per non ammazzarmi.

non capivo perché facesse tutte queste tragedie, si insomma sembrava un bimbo minchia ma non gli stavano neanche troppo male alla fine.

"Porca puttana Kyle potresti smetterla sto cercando di leggere in caso non lo avessi notato" disse Matteo mostrando il suo bellissimo libro erotico che aveva ovviamente preso in prestito nella biblioteca della scuola.

"No io non sto calmo brutto stronzo del cazzo insomma guardami sembro un coglione che è appena stato rigurgitato da un clown succhia cazzi"

Mi scappò una leggera risata che per fortuna Kyle non sentì visto che era troppo occupato a bestemmiare in faccia all'uomo invisibile.

"A quanto pare tu e il clown avete qualcosa in comune"

e boom la bomba scoppiò ed era ormai tardi per cercare un riparo.

"Che cazzo hai detto?" domando Kyle avvicinandosi a Tom.

"Ho detto che sei un succhia caz...." non fece in tempo a finire la frase che gli arrivò un pugno sul naso talmente forte da farlo cadere giù dal divano.

merda Tom perché non riesci mai a tenere chiusa quella bocca del cazzo.

Bryan e Dylan si precipitarono subito verso Kyle tenendolo uno da un braccio e uno dall’altro per farlo stare fermo.

io e Matteo invece ci avvicinammo da Tom per controllare che stesse bene.

"Porca merda fratellino penso proprio che ti rimarrà il naso storto per tutta la vita" lo informò guardandogli il naso tutto insanguinato.

gli toccai leggermente il naso per controllare che le ossa fossero tutte a posto ma Tom mi spostò in fretta la mano facendo un leggero gemito di dolore.

"Dobbiamo portarlo subito in infermeria temo che si sia rotto." Dissi cercando di farlo alzare in piedi aspettando che Matteo mi aiutasse.

guardai di fianco a me ma non c'era più.

Sentì un botto dietro di me e mi girai velocemente allarmata.

"Si può sapere che cazzo ti ha detto la testa brutto stronzo" urlò Matteo in faccia a Kyle dopo averlo sbattuto contro il muro.

non osammo neanche avvicinarsi un conto era un Kyle incazzato ma un Matteo incazzato neanche un missile sarebbe riuscito a fermarlo a meno che Kyle non chiedesse scusa era finito.

mi aspettai di sentire la stupida voce di Kyle dire un altra stronzata contro Matteo e poi un suono che assomigliava molto a quello di un pugno e poi un altro ancora ancora e ancora finché dei sei respiri che c'erano in questa stanza ne sarebbero rimasti soltanto cinque.

invece no, non sentì nulla di tutto questo sentì solo una profonda e sonora risata uscire dalla bocca del biondo ormai rosso.

spalancai gli occhi talmente tanto che sembrava quasi mi sarebbero potuti uscire dalle orbite da un momento all’altro.

Bryan inizio a indietreggiare lontano dalle due bombe a orologeria che sarebbero scoppiate tra pochi secondi.

Dylan invece rimase lì fermo immobile come una statua sembrava quasi non si potesse muovere.

"Che vuoi fare Matteo uccidermi?" Lo provocò continuando a ridere.

" Sai forse dovresti dato che so il segreto che cerchi di nascondere."

ma di che stava parlando quale segreto?

Matteo abbasso di scatto il pugno che stava per sferrargli sulla faccia.

" non so di cosa stai parlando" disse con voce tremante sembrava quasi spaventato.

Kyle scoppiò in una risata ancora più rumorosa.

" pensavi veramente di essere solo in quel corridoio ieri, sentiamo un po' quante altre cose tieni nascoste a tutti noi, a tuo fratello" continuò Kyle calcando le ultime tre parole.

Matteo non gli rispose, prese la giacca che aveva lasciato sul divano e corse via fuori dalla sala comune verso l’inferno seguito a ruota dal fratello che urlava in vano il suo nome.

"Ma di che cazzo stai parlando?" Chiese Bryan quando riuscì a trovare la forza di parlare.

"Chiedilo al tuo dolce amichetto a cui sei così tanto legato. " se ne andò anche Kyle ma non verso l’inferno ma verso il purgatorio non poteva rischiare di incontrare il demone che aveva appena sputtanato.

non riuscivo a muovermi, non riuscivo a parlare, non riuscivo a urlare, non riuscivo a respirare.

dove mi trovavo?
cosa era appena successo?

non ero più inginocchiata per terra nelle piastrelle troppo fredde di una stupida scuola che ci stava piano piano consumando.

Ero come in un universo parallelo potevo vedere dall’alto di un cielo oscuro e infinito le luci di tutte le case, di tutte le città, di tutto il mondo che si spegnevano lasciando spazio a un mostro di cui non sapevano il nome.

avrei voluto urlare a tutti il suo nome dirgli di scappare il più lontano possibile dal mondo perché nessun posto al di sotto dell’infinito era più sicuro.

così lo feci lo urlai, urlai il suo nome ma nessuno riusciva a sentirmi o forse nessuno voleva sentirmi.

il suo nome era verità ma non era una semplice verità.

era una verità che fa male.

qualcosa mi stava bagnando, guardai in alto era la pioggia, sapevo cosa stava facendo voleva purificare il mondo.

oh cara pioggia perché non capisci che per spegnere un'intera terra in fiamme non basta della semplice acqua.

servono dei sacrifici e Matteo era appena diventato uno di loro.

cominciai a sentire una voce in lontananza ma non riuscivo a distinguere le parole.

era come un suono ovattato che rimbombava nella mia testa come la musica troppo alta della discoteca o le urla troppo forti di un padre che diceva di volere soltanto il meglio per la sua famiglia.

sbattei le palpebre dopo secondi che si stavano trasformando in ore, giorni e anni fino a creare un loop infinito che si poteva identificare come morte.

"Jessi, andiamo Jessi svegliati ti prego."
vedevo tutto sfocato ma riuscii a distinguere due sagome che erano chine sopra di me dandomi leggeri schiaffi in faccia cercando di farmi svegliare.
non mi trovavo più in quel posto oscuro di prima.

ero tornata a scuola?

"porca puttana Jessica Lehin devi svegliarti."

sentì una lacrima cadere lenta sulla mia guancia ma non era la mia.

nessuno mi aveva più chiamato con il mio nome intero da quando mia madre era morta, chi poteva essere così stupido da condannare la sua intera vita per me.

sei tu mamma?

non te ne andare ti prego, voglio venire con te. portami a casa mamma voglio tornare ad essere felice.

prendi la mia mano e insegnami a volare ti prometto che imparerò in fretta, voglio solo stare di nuovo insieme a te.

un urlo violento mi fece svegliare del tutto. ma non era un urlo era un pianto disperato.

Dylan aveva la testa appoggiata al mio petto bagnandomi la divisa con le sue lacrime.

Bryan era dietro di lui cercando di staccarlo dal mio corpo un tempo inerme.

"vedo che non hai imparato nulla, non si piange su un cadavere" la mia voce era molto sottile faticavo ancora a parlare ma lui mi sentì lo stesso.

alzò la testa e mi guardò con gli occhi rossi di pianto. gli feci un leggero sorriso, mi guardava come se non fossi reale. aveva la bocca mezza aperta cercando di formulare qualche frase.

"o mio dio Jess" Bryan sposto Dylan facendosi spazio per venire ad abbracciarmi.

il suo corpo era caldo, mi dava conforto. era come una stufa in un giorno d'inverno o una giacca che ti riparava dalla candida neve di un giorno perfetto.

"cazzo certo che sei proprio una stronza, non farlo mai più capito" disse cercando di sembrare arrabbiato.

peccato solo che i suoi occhi lo ingannavano, gli occhi ingannano sempre tutti sono come una pistola puntata contro il tuo cuore pronta esalare il suo primo e ultimo colpo da un momento all’altro.

iniziai ad alzarmi mettendomi seduta per terra per poter vedere Dylan.
i suoi occhi erano spenti, le sue labbra tremavano e aveva i capelli più scombinati del solito. mi guardava senza parlare.

aveva paura glielo si leggeva in faccia era spaventato a morte.

"Dyl.." dissi in un susurro sentendo una goccia di pioggia scendermi dall’occhio fino ad impossessarsi della mia guancia.

strano non stava piovendo.
"che cosa avrei fatto se fossi morta, come sarei riuscito a superare tutto questo?" mi urlò addosso con tutta la rabbia che aveva in corpo.

"mi spieghi cosa cazzo avrei fatto"
"questo non ha importanza perché io non sono morta, sono proprio qui" gli dissi cercando di farlo calmare.

non lo avevo mai visto così arrabbiato soprattutto non con me.

allora è questo l'effetto che fa la morte sulle persone che ami.

le uccide.

"non è colpa mia Dylan, ho avuto un calo di pressione e sono svenuta."
"allora perché hai chiesto a tua madre ti portarti con lei?"

la sua voce era spezzata, riuscì a sentire il mio cuore rompersi più velocemente del previsto.

mi girai verso Bryan cercando di incontrare il suo sguardo ma lui girò la testa per evitare di guardarmi negli occhi.

non sapevo più che dire, avevano sentito tutto.

"allora, non dici più niente?" chiese Dylan tra le lacrime sembravano essere infinite.

non sapevo che dire. come potevo spiegare al ragazzo che mi aveva salvato la vita che avrei preferito scegliesse qualcun’altro da prendere sotto la sua ala

"come che cazzo ti sei permessa di farmi una cosa del genere?" ora era in piedi davanti a me incombendo sulla mia minuta figura.

"mi dispiace" un singolo sussurro bastò a farmi perdere la persona più importante della mia vita.

"mi dispiace un cazzo" queste sono state le ultime parole che ho sentito uscire dalla sua bocca prima che uscisse anche lui da quella maledetta stanza.
sentì qualcuno avvolgermi le spalle con le braccia.

"vieni qui" disse Bryan stringendomi sempre più forte.

posai la testa sul suo petto lasciandomi trasportare in un pianto disperato.
perché non riuscivo a fare nulla di giusto. Dylan non si meritava tutto questo, nessuno se lo merita.

"perché non mi odi anche tu?" chiesi alzando leggermente la testa guardando il ragazzo che mi teneva tra le braccia.

"perché io sono esattamente come te, solo che io avuto una persona che mi ha aiutato a superare tutto questo." fece una breve pausa.

"tu"

immediatamente mi torno in mente il ricordo di qualche giorno prima sulla torre del castello.

era vero, lo avevo salvato senza neanche saperlo.

"ed io voglio essere la persona che ha salvato te" mi guardava sorridendo facendomi innamorare di un mondo che non era il mio.

ricambiai il sorriso abbandonandomi nuovamente tra le sue braccia.

avrei tanto voluto vivere per sempre in quel mondo fatto di fiori colorati e uccellini, purtroppo però il destino aveva in serbo qualcos’altro per me.

me lo aveva fatto vedere Matteo dentro i suoi occhi.


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