Percorro saltellando la via che collega il ristorante al centro città, ma appena giungo alla fine un'altra consapevolezza mi colpisce.
Ho lasciato il portafoglio in cucina!
"AAAA tutte a me devono capitare?" esclamo girandomi di scatto, dirottando la mia corsa verso il luogo da cui sono venuto.
Una sfiga dietro l'altra vedo.
Mi sta pure riprendendo a far male il polso, mannaggia.Il rumore delle mie scarpe rieccheggia forte tra le strade buie, rompendo quel silenzio sovrumano.
Non mi ero mai reso conto fosse così strano il paese a quest'ora.
Di solito incrocio sempre qualcuno mentre torno a casa, sento le voci dalle finestre, la musica dalle auto.Oggi invece niente, zero assoluto, e questa stranezza mi fa solo venire più voglia di correre.
Prima al ristorante, poi al negozio, poi a casa.
Sto per raggiungere l'incrocio su cui si erge il ristorante, ma all'ultimo scorgo delle figure nere davanti all'entrata e d'istinto mi blocco.
(Istinto = ho paurissima della gente inquietante e mi faccio tante pare mentali)
Mi nascondo dietro uno degli alberelli a fianco della strada e li guardo.
Sarò eccessivo, ma non ho per niente una bella sensazione.Sono 4 persone, tutte vestite di nero dalla testa ai piedi. Spessi cargo, t-shirt attillate e bretelle. In testa hanno tutti un cappello o una berretta nera.
"ladri" è la prima cosa che mi viene in mente, anche se sono vestiti molto bene per esserlo.Ma chi diamine va a rubare ad un ristorante?
Sopratutto a uno come questo: solo guardando l'insegna ingiallita e i vetri opachi si capisce che non abbiamo un centesimo.Una delle persone si gira e mi viene un colpo al cuore.
Tiene in mano un arma gigantesca, talmente grande che la deve impignare con due mani.
Sento un brivido percorrermi tutto, mentre mi immagino quell'arma puntata addosso.
Riesco a sentire il freddo del metallo, l'impugnatura rigida, il suo peso.
Conosco quell'arma come se la stessi tenendo io in mano, eppure sono la persona che ha più paura delle armi che io conosca.
Il ragazzo armato scruta l'aria attorno a sé.
Ha i capelli scuri, corti, il viso squadrato e gli occhi come due fessure.
Mi nascondo meglio dietro la pianta, mentre osservo anche gli altri.
Forse sarà utile saper dare un identikit alla polizia.Dopo qualche istante il ragazzo armato prende parola, ma non riesco a sentire cosa dica.
Dal labbiale capisco qualcosa tipo "Non vedo", ma non sono molto bravo in queste cose.
Un altro ragazzo si gira. Ha il volto sottile e i capelli biondissimi. Non sembra coreano.
Anche lui regge un arma e si guarda attorno.
Alza una mano, tenendo due dita per aria e ruotandole, e come mossi da un segnale invisibile, gli altri tre ragazzi si buttano a corse nel locale.
Entrano calciando la porta e li vedo muovere torce per tutta la sala da pranzo.
Sopra il battito accelerato del mio cuore, sento vetri rompersi, tavoli venir rovesciati a terra e porte sbattute.
Che genere di ladro fa tutto questo baccano?
E poi cosa stanno facendo?
Cercano qualcosa?Il ragazzo dai capelli biondi è rimasto fermo davanti all'ingresso, gli occhi rivolti verso l'esterno, ma fortunatamente non verso di me.
Immobile, con la mano puntata ancora verso il cielo.
Con un coraggio che non so da dove venga tiro fuori il telefono, lentamente, e gli scatto una foto.
Un rivolo di sudore cade dalla mia fronte mentre spero di non avere l'audio attivo, ma fortunatamente nessun clack si sente.
Tempo di rimettere in tasca il telefono e i tre sono usciti dal ristorante.
Uno di loro si avvicina al biondo e scuote la testa.
L'altro annuisce appena, poi china la testa da un lato e attiva una radiolina agganciata ad una delle duet bretelle.
Dice qualcosa e poi abbassa finalmente il braccio, prendendo a camminare spedito verso la via perpendicolare alla mia.Che culo che non è venuto di qui aiuto.
Mentre mi passano vicini, per svoltare poi a destra, sento uno di loro dire:
"Che strano, Park aveva giurato di averlo fatto entrare! Dove può essersi cacciato?"E io non riesco proprio a scrollarmi quella brutta sensazione di dosso.
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• ʙᴀᴄᴋ ᴅᴏᴏʀ • // Minsung
FanfictionJisung è un ragazzo normalissimo, con una vita normalissima e un lavoro normalissimo. Sarebbe proprio un peccato se tutta questa normalità venisse spazzata via in un istante, no? Una porta è stata aperta, un'altra realtà portata alla luce, una gran...