IL VIAGGIO.3

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"Ecco, ci siamo quasi. Ancora un po' di strada e ritroverai tua madre e la tua casa"

Gli parli senza scendere dalla moto, appoggiata al manubrio della stessa, stanca morta dopo quattro giorni di moto e di strade sconnesse e di deviazioni lunghe e scomode, ma necessarie per evitare un paio di locali dove non volevi farti vedere e un posto di blocco dell'esercito o dei mercenari o di chi cazzo sa quello che erano. Nei locali avresti dovuto spiegare perché l'ultima volta che c'eri stata era poi sparita così precipitosamente (e magari saldare anche qualche conto arretrato che avevi dimenticato) e ai posti di blocco spiegare chi era la ragazzina che avevi con te e da dove veniva quella moto di cui casualmente non avevi documenti o altro.

Insomma, i due giorni di viaggio che avevi preventivato erano diventati quasi quattro e quindi manchi da quella casa da ormai una decina di giorni considerando il tempo che avevi impiegato prima per ritrovare le tracce del furgone e poi per pianificare il recupero di Anna.

Ora però siete lì e finalmente state per tornare a destinazione. Anna sembra sorpresa, come se fino a quel punto avesse pensato che te fino a quel momento avevi scherzato e che non sarebbe mai più tornata a casa. Te invece hai una sorta di tarlo nella mente, un pensiero che ti ripete le parole dell'uomo che dicevano che lui non aveva rapito Anna, ma che era stata la madre a consegnargliela per qualche suo scopo o motivo.

Beh, andiamo. Pochi minuti e sarete arrivate e allora finalmente capirai chi è che mentiva e chi è che diceva la verità.. E capirai anche se hai fatto l'ennesima sciocchezza della tua vita o meno.

Pochi minuti.. E quando arrivi davanti alla casa realizzi subito che deve essere successo qualcosa. Ci sono diverse persone in giro e sono tutte indaffarate e le finestre della casa sono spalancate e si respira un aria di operosità e di lavoro.. Peccato che la madre di Anna non si vede da nessuna parte e che li intorno invece sono tutti orientali. Tutti piccoli frenetici orientali che non parlano una parola della vostra lingua e che vi fissano con espressioni che variano tra il sorpreso e lo sconcertato.

Stai per perdere la calma e per un attimo hai anche sfiorato il calcio del revolver che tieni in tasca per costringere qualcuno ad occuparsi di voi e del vostro arrivo, ma è proprio in quel momento che arriva un uomo (sempre orientale) ben vestito e dall'aspetto autoritario che vi si avvicina e che per fortuna parla la vostra lingua.

Beh, a quanto dice la madre di Anna gli ha venduto casa e terreno un paio di giorni dopo la tua partenza per recuperare Anna e, subito dopo, si è unita a un gruppo di persone che stava scendendo verso sud, verso il mare, verso una vita se non migliore almeno diversa.

Sei esterefatta. E ora che cazzo fai? Anna sta girando a vuoto per il cortile mentre te ascolti l'uomo che, di fronte alla tua espressione sgomenta, decide di invitarti dentro e di offrirti almeno un caffè.

Era chiaro che la madre di Anna non poteva continuare a gestire da sola quella casa e quel terreno. Le mancava la forza, il tempo e la manodopera per gestire quei campi e quei boschi ed infatti si vedeva ad occhio nudo come la boscaglia si era avvicinata alla casa e come quei campi un tempo coltivati a cereali stavano diventando di nuovo una sorta di brughiera ricca solo di cespugli e arbusti.

Certo, ci sta andarsene da lì, forse lo avresti fatto anche te al suo posto.. Ma Anna? Perché non ha aspettato qualche giorno? Perché non ha almeno lasciato detto dove era diretta e se il gruppo a cui si era aggregata aveva un itinerario preciso da seguire?

Eri tornata alla moto e li c'era Anna ad aspettarti. Per un attimo avevi pensato di poterla lasciare lì con questi nuovi compagni, ma il suo sguardo ti diceva chiaramente che lei non voleva restare lì e che ora eri te che doveva occuparsi di lei.

Eravate salite in moto e li avevi avuto un ultima esitazione prima di accendere il motore. Ti eri soffermata a guardare quelle montagne e dentro di te avevi pensato che forse era l'ultima volta che le potevi contemplare nella loro interezza. Forse eri te che volevi fermarti li, forse eri te ad essere stufa di questa vita randagia a cercare espedienti per andare avanti e ad affrontare avventure per sopravvivere.

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