*17 years ago*
Grecia, antica dimora dei Kleomenidi.
-È una bambina. Dovete darla via.-
Lo schiocco di un pugno sbattuto contro il muro lacerò l'aria.
Due uomini si fronteggiavano, un anziano dalla barba bianca lunga e curata, ed un uomo più giovane, alto, forte,dai capelli scuri come l'ebano e gli occhi chiari come il cielo.-Ma padre, è mia figlia!-
Il vecchio batté il suo bastone per terra. Sembrava indispettito dall'opposizione del ragazzo.
-Si, tua e di quella maledetta schiava irrispettosa. Devi disfartene, preservare la purezza della nostra stirpe.- ringhiò con un'occhiata di fuoco.
-Non posso gettarla dalla Rupe. Non ce la farei.- piagnucolò ancora il giovane sedendosi su uno dei talami con la testa fra le mani.
Il vecchio si sedette accanto a lui e posò la mano sulla sua spalla in un gesto comprensivo.
-Siamo una delle famiglie più illustri di Sparta. Non possiamo far si che la nascita di una figlia illegittima ci screditi.
Portala sulla cima del Taigeto e lasciala sotto le due quercie, la dea Era,protettrice delle donne,si occuperà sicuramente di lei.-Il ragazzo sollevo la testa e si morse il labbro fino a farlo sanguinare.
Non poteva opporsi al volere di suo padre e degli dei.
Qualcuno picchiò sommessamente sulle grandi porte di legno.-Avanti..-borbottò il ragazzo.
-Padrone Aristarchos, Antinea desidera mostrarvi...la piccola.- balbettò un'ancella.
Si dimenticò di salutare prima sua padre, ma il ragazzo sapeva che era appena arrivata e non ci diede molto peso.
Aristarchos annuì e si sollevò procedendo a grandi falcate verso l'ingresso con il cuore che minacciava di scoppiargli nel petto.
Una donna di incantevole bellezza fece capolino timidamente stringendo fagotto fatto di stracci tra le braccia.
Aveva la veste bianca e dorata sudicia di sangue, i capelli biondi in disordine, le mani tremanti e il volto stanco per le fatiche del parto, ma ad Aristarchos parve più bella che mai.
La strinse in un abbraccio stando attento a non schiacciare il piccolo tesoro attaccato al seno materno e la forte, dolce e combattiva Antinea scoppiò in un pianto sommesso.-La abbandonerete, vero?- gemette. Aristarchos sfiorò le labbra della sua amata e con le dita raccolse le sue lacrime.
Antinea si scostò rispettosamente e sollevò la bambina mostrandola al padre.-Ha i vostri occhi, signore.- sussurrò la schiava.
-È bellissima.- disse l'uomo a sua volta.
Aristarchos non poteva rimandare l'inevitabile, chiamò uno schiavo per far preparare il mantello e i sandali da indossare mentre Antinea scoppiava in un pianto ancor più disperato.
Gli tolse la bambina dalle braccia prima che crollasse a terra in ginocchio, consumata dal dolore.
Persino il vecchio ebbe compassione di lei e accorse in suo aiuto per aiutarla a rialzarsi, cosa che mai un padrone avrebbe fatto con una schiava.
Aristarchos indossò il mantello e si allacciò i sandali pronto per andare.
Ma prima di varcare le porte con la piccola tra le braccia di avvicinò ad Antinea e la baciò.-È forte come la sua mamma. La proteggerò da lontano, te lo prometto.- sussurrò contro le sue labbra.
Strinse la bambina tra le braccia e uscì fuori nel gelo della notte.-------------------------------------
Il temporale infuriava squassando l'austera rigidità della foresta e delle colline circostanti.
Sembrava che le nuvole fossero gonfie di lacrime.
Si sentiva solo il rumore dei tuoni e lo scrosciare della pioggia.
Tutto era immerso nell'oscurità.
Qualcuno arrancava tra i massi e le sterpi, un uomo, coperto da un lungo e sontuoso mantello, con un misero fagotto tra le braccia.
Rischiava di cadere ad ogni passo, ma con straordinaria forza si rimetteva su, aprendosi un varco tra le piante a colpi di spada.
La pioggia batteva incessante.
Arrivò quasi sulla cima del Monte e si fermò alla vista di due enormi alberi intrecciati in uno stranissimo abbraccio.
Respirava a fatica e la corazza decorata gli opprimeva il petto.
Con amorevole delicatezza sollevò con entrambe le mani il fagotto e lo scoprì: due splendidi occhi azzurri lo scrutarono curiosi e un sorriso sdentato accolse il viso dell'uomo.
Le gocce d'acqua bagnavano la sua pelle lattea ed i suoi radi e appena accennati capelli biondi come il grano, ma alla piccola non sembrava importare.
Agitò i suoi minuscoli pugni nell'aria ed emise un gridolino di stizza, l'uomo la stava posando tra le radici di quei due alberi al riparo dall'acqua, ma sulla terra umida.
Si accovacciò per infilare al collo una collanina in oro con un medaglione che recava inciso il suo nome.
Ηελενα.
Ηelena.
Una lacrima silenziosa scivolò sul volto duro dell'uomo mentre poggiava le labbra sulla fronte della piccola per l'ultima volta.-Sii coraggiosa, figlia mia.-
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Okay, era da tanto che volevo farla e finalmente ci sono riuscita!
Eccomi con una nuova storia con un'ambientazione diversa da quelle che ho fatto fin ora, molto particolare se devo dir la verità!
Spero vi piaccia, fatemi sapere se il prologo vi ha incuriosito!
Commentate pliz.Tris_Quattro.
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Δούλους|| Schiava. ||ATTUALMENTE IN PAUSA
Historical FictionGrecia, IV secolo a.C Helena è una giovane ragazza, abbandonata nel bosco appena nata, cresciuta sola in mezzo ai lupi. Vive sulle pendici di un monte selvaggio, tra i suoi alberi e affiancata dal suo adorato Gunnar, un lupo dal pelo nero come la no...