Capitolo 1

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Grecia, Monte del Taigeto.

-Heleeenaaaa! Dovresti svegliarti per amor di Zeus!- urlò qualcuno.

Helena si rigirò sull'albero premendo la testa contro il guanciale di foglie.
Non le andava di alzarsi così presto e non le andava di cacciare.

-Gunnar ti prego, pensaci tu!- sbraitò di nuovo la voce.
Un attimo dopo un lupo dal pelo nero comparve da dietro un cespuglio di edera e velocemente saltò prendendo in bocca il sandalo della giovane.
Tirò un po' troppo ed Helena, con un urlo di spavento, si ritrovò per terra.

-Ahia! Stupido lupo!- ringhiò massaggiandosi il fondoschiena.
Gunnar guaì e le leccò una mano che lei ritrasse, offesa per il brusco e scomodo risveglio.
La donna che aveva urlato la guardava con severità.
Helena puntò gli occhi su di lei.
La conosceva bene: era una sarta che realizzava pepli per la propria signora, una nobile di origine Spartana, che l'aveva presa in custodia.
Era una strana signora, abbastanza in carne sebbene il più delle volte non mangiasse quasi nulla, dal volto rotondo e la pelle mulatta. Aveva dei lunghissimi capelli neri e piccoli occhi nocciola.

-Buongiorno signora Euristea,- borbottò la giovane lisciandosi i lunghi capelli biondi.
Con il passare degli anni era diventata sempre più bella, così bella che Euristea aveva pensato fosse figlia di Afrodite:
Era alta, slanciata, con la pelle lattea e il portamento fiero.
Aveva una cascata di capelli biondissimi e setosi, due grandi occhi azzurri affilati e magnetici e le labbra carnose incastonate in un piccolo e grazioso viso.
Era di sicuro la ragazza di 17 anni più bella che la sarta avesse mai visto.
Per questo provava un po' di gelosia.
Sollevò un'anfora di terracotta e gliela mise tra le mani.

-Và al villaggio qui giù e riempila alla fonte. Gea ne ha bisogno.- ordinò.
Gea era una delle sue figlie biologiche e stava per partorire.
Helena annuì.

-Andiamo, Gunnar.- disse, ma la donna la bloccò.

-Non portarlo con te. La gente si spaventerebbe e lo ucciderebbero.-

Helena accarezzò il pelo del suo più fedele amico e questo capì immediatamente. Chinò la testa e si andò a nascondere nel cespuglio.
Helena sorrise e si incamminò lungo il sentiero sterrato stando attenta a ciò che metteva sotto i piedi.
Nella caduta la sua veste di lino si era strappata creando una specie di spacco sulla coscia.
Helena non se ne vergognava, era una ragazza spensierata, che viveva tra la natura e le stupide formalità la nauseavano.
Continuò a camminare per un bel pezzo, ammirando la rigogliosa vegetazione e le dorate spighe di grano.
Era estate, il caldo afoso la faceva sudare con la conseguenza che il peplo si attaccava alla pelle lasciando vedere più del dovuto.
Era ormai arrivata al pozzo quando sentì un fortissimo rumore.
Dei cavalli stavano venendo in quella direzione. Svelta, si diresse verso i margini del sentiero per farli passare.
Era una selvaggia, ma educata.
Ne comparvero tre, tre bellissimi animali montati da opliti.
Helena guardò le loro armature, non sembravano spartane quindi erano stranieri.
Si fermarono qualche metro più avanti, ma fecero voltare i cavalli e la guardarono.
Qualcosa sulle loro facce faceva paura ad Helena.

-Guarda un po' cosa abbiamo qui.- ridacchiò un soldato smontando da cavallo, subito imitato dagli altri due.
D'istinto Helena indietreggiò.

-Chi è il tuo padrone?- chiede sprezzante.
Helena non battè ciglio.

-Non ho un padrone.- ribattè stringendo l'anfora tra le mani.
L'uomo sollevò un sopracciglio.

-Eppure sei vestita come una schiava. Non sei di sicuro una nobile.-

Ad ogni parola faceva un passo in più verso di lei mentre gli altri la accerchiavano.
Ormai era così vicino da poterla toccare.
Cosa che infatti fece, prese una ciocca di capelli e la sollevò portandosela al naso.
Lei si ritrasse, spaventata e l'anfora cadde a terra.

Δούλους|| Schiava. ||ATTUALMENTE IN PAUSADove le storie prendono vita. Scoprilo ora