L'incidente

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Quando mi svegliai in ospedale vidi mia madre seduta sulla poltrona di fronte al mio letto, si teneva il volto fra le mani come per nascondere lacrime e rabbia.

Poi persone sconosciute mi assalirono con una sfilza di domande, erano 3 uomini eleganti che appuntavano ogni mio singolo movimento e parola, in uno di questi notai un distintivo. 

Poliziotti.

Passai ore a rispondere e ripetere  le stesse cose.

 Quando finalmente si fece buio e restai sola nella stanza ricordi sfocati continuavano a ripetersi nella mia testa. 

La puzza di alcol.

Papà al telefono. 

Poi un ricordo vivido e lucido. 

Stavamo per imboccare la via principale di casa, poi un improvviso bagliore attirò la mia attenzione. La nostra auto era in contromano e di fronte a noi una macchina tentò di farci segnale di spostarci con i fanali. Papà non mollò nemmeno per un attimo la presa del volante e tanto meno il telefono che teneva nell'altra mano, solo all'ultimo istante decise di riprendere il controllo della situazione e svoltò di colpo tutto il volante verso sinistra. Nello svoltare l' auto che avevamo di fronte si schiantò in pieno su di noi. Un gran rumore e urla tutto intorno a me, mi voltai e vidi mio padre con la testa insanguinata, poi guardai il mio corpo bloccato sotto i pezzi della nostra auto, sangue e poi il buio. 

I giorni seguenti li passai in un letto di ospedale, sentivo dolore ovunque, anche respirare mi provocava fitte insopportabili. 

Le mie migliori amiche venivano tutti i giorni a farmi visita, cercavano di distrarmi, di farmi ridere in ogni modo ma io  vedevo la loro preoccupazione aumentare  ogni volta  che si fermavano a parlare con mia madre. 

Lei invece era di poche parole, il suo sguardo restava spesso fisso su un punto del pavimento, sembrava evitare il contatto visivo. Non ne capivo il motivo fin quando pronunciai queste parole: "Dov'è papà?"  . Lei non mi rispose subito, sembrava quasi in cerca di parole adatte, poi finalmente si fece coraggio "Papà sta bene, ma per un bel po' non potrai vederlo, prima dobbiamo risolvere una questione da adulti." Odio il modo in cui mi tratta, come se fossi ancora un bambina che gioca con le bambole.  Restai in silenzio. 

In quell'esatto momento vidi entrare un dottore "Come ti senti Sasha?" 

" Non mi sento le gambe e fatico a muovermi" uscii dalla mia bocca senza nemmeno pensarci. 

Diede un occhiata alle mie gambe e con diversi esercizi cercò da parte mia degli stimoli che però non arrivarono. Pizzicotti, solletico, nulla, non sentivo nulla. 

Il dottore allontanandosi chiese a mia mamma di raggiungerlo, li osservavo gesticolare e sussurrare parole come fossero segreti, poi diede una pacca sulla spalla di mia madre come per consolarla. 

Lei in lacrime venne a sedersi di fianco a me, mi accarezzò i capelli per poi pronunciare le parole che mi avrebbero cambiato la vita per sempre. 

"Bambina mia, non so bene come dirtelo, i dottori hanno fatto di tutto e io ho chiamato specialisti da ogni dove. Purtroppo hai perso l'uso delle gambe." 

Il mondo mi crollò addosso. 






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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 20, 2023 ⏰

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