Martos di Onantuga osservò i Soli Gemelli sprofondare con lentezza in mezzo al fumo ed alla nebbia che nascondevano le montagne, poi sospirò, desiderando di poter ammirare un vero tramonto.
(Il Principe Rapito, Paul Edwin Zimmer)
nb: la storia può p...
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"Ex nihilo, nihil"
« nome : mikhail (yuri) » (Михаи́л, mi - kha - il )
È la forma russa dell'inglese Michael e dell'italiano Michele. Ha origini ebraiche e deriva dal grido di battaglia, מִיכָאֵל Mikha'el, dell'arcangelo Michele, alla guida delle schiere degli angeli fedeli a Dio, contro Lucifero e i suoi angeli ribelli. È composto dai termini mi ("chi"), kha ("come") ed El ("Dio"), che formano la frase "Chi [è] come Dio?", domanda retorica, in quanto la risposta è "nessuno". Lo stesso Mikhail trova il proprio nome assurdamente noioso in qualsiasi lingua esso sia tradotto, essendo infatti molto comune sia in Russia che in America. Avrebbe preferito di gran lunga un nome più originale, per distinguersi dagli altri, per spiccare un po' di più. Fu il padre di Mikhail, Lukyan, a scegliere questo nome in onore di Mikhail Gorbacëv, politico sovietico della seconda metà degli anni 80: egli fu protagonista di una catena di eventi e riforme che portarono al crollo dell'URSS e alla riunificazione della frammentata Germania. Fu quindi grazie a lui, alla sua perestrojka e alla sua glasnost, che si arrivò finalmente alla tanto desiderata fine della Guerra Fredda. A Gorbacëv fu addirittura dato il premio Nobel per la Pace nel 1990. Queste informazioni, e molte altre, Mikhail le conosce ormai a memoria. Lukyan, appassionato di storia sovietica e della Guerra Fredda, è uno studioso, la cui tesi su Gorbačëv ha riscattato così tanto successo che ne è derivato un altrettanto apprezzato libro sulla figura del politico. Mikhail, comunque, non condivide la grande passione del padre nei confronti di Gorbačëv e, anzi, considera il suo idealismo un mucchio di spazzatura. Se solo le decine di colti letterati russi, con cui soleva intrattenersi ogni weekend per ore a parlare di pace e del loro personale progetto di riforme che avrebbe mirato a sconvolgere completamente il governo come aveva fatto il loro idolo alla fine degli anni 80, sapessero dove il figlio del prestigioso Lukyan Litvinov fosse... Mikhail, comunque, ha imparato a ignorare il fanatismo da cui è venuto fuori il suo nome. Poche persone, comunque, sanno quale sia il suo nome, dato che egli - non avendo conoscenze particolarmente amichevoli o relazioni - ha occasione di presentarsi solo in campo lavorativo, dove egli è e sarà sempre solo "Litvinov". Ancora meno persone sanno che Mikhail ha un secondo nome, Yuri, preso dal nonno, Yuri Litvinov: questo nome è presente solo sulla carta d'identità e sul passaporto ed egli non si disturba neanche a citarlo nei contratti di lavoro o nei documenti da firmare.
Litvinov è un cognome russo, abbastanza famoso per essere quello del rivoluzionario russo Maksim Litvinov, noto soprattutto per il ruolo di ambasciatore sovietico e i numerosi patti di non-aggressione e trattati di pace stipulati grazie al suo contributo, come il Protocollo Litvinov. Mikhail, comunque, preferisce pensare di avere lo stesso cognome di Ruslan Litvinov, un calciatore russo dello Spartak, e non dell'ennesimo politico sovietico. Litvinov è il cognome del padre di Mikhail e la Litvinov è sempre una famiglia di ricchi rivoluzionari, idealisti convinti che la rivoluzione sia l'unica soluzione ai problemi politici e sociali. In particolare, il bisnonno di Mikhail partecipò alla rivoluzione russa del 1917, nella quale, per quattro anni, i rivoluzionari si impegnarono a spodestare il regime zarista, e la nonna invece si è impegnata per anni nella lotta contro l'accentramento politico. Mikhail non ha certamente ereditato la passione dei Litvinov per la politica e le riforme: non ha mai avuto nessun interesse per queste cose e, quando esprimeva la propria noia alle parole infuocate di fanatismo di suo padre, Mikhail si subiva sempre le sue sfuriate. Anarchico, così lo chiamava spesso Lukyan. Ciò non scalfiva più di tanto l'orgoglio del ragazzo, chevedeva sempre le parole del padre come vuote e insensate. La tradizione rivoluzionaria sarebbe stata probabilmente portata avanti da sua sorella e da suo fratello e questo gli era sempre andato più che bene.