is that really you??

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<ellie?>

mi infastidiva quella voce, soprattutto quando pronunciava il mio nome.
la rabbia ribolliva in me ogni volta, facendomi girare lo stomaco e scaldare le tempie.
non era da me però.
di solito sono gentile ed educata il più possibile con persone con cui non ho confidenza, ma lei mi aveva fatto arrivare all'estremo.

<cosa c'è?!!>

urlai, seccata dalla brusca interruzione.

<c'è morgan al telefono>
<morgan? e chi cazzo è morgan?!>
<non lo so, dice di conoscerti>
<dille che sbaglia, perché io non conosco nessuno con quel nome>
<dice di essere una tua vecchia amica, e che è urgente>
<lili, basta ti prego>

lili non era il suo vero nome, ma era un'abbreviativo che io usavo e che a lei non dispiaceva.

<scusa>
<dille che non sono disponibile al momento>
<va bene>
<e chiudi bene la porta quando esci>

tornai a passarmi il mio costoso illuminante ai bordi interni degli occhi, sfumandolo per far si che non fosse troppo accentuato.
il pensiero di questa morgan e la curiosità mi stavano uccidendo, e mentre la mia testa cercava di scavare tra i ricordi per capire se conoscessi effettivamente qualcuno con quel nome, bussarono di nuovo, infastidendomi ancora di più.

<madonna>

questa volta appoggiai il pennello, e mi diressi io stessa alla porta, spalancandola e facenso sobbalzare la donna mingherlina della servitù che si celava dietro essa.

<cosa c'è adesso??!>
<è di nuovo morgan, e mi ha chiesto di riferirle un messaggio>

sbuffai, cercando di mantenermi calma il più possibile, anche se la mia pazienza era già andata a farsi benedire.

<sentiamo, cosa vuole?>

lili si schiarì la voce prima di ritornare a guardarmi dal basso, dato gli alti tacchi che indossavo.
anche se ero più alta di lei persino con delle ballerine addosso.

<831>

otto, tre, uno.

mi pietrificai a quelle parole, o meglio, a quei numeri.
aggrottai la fronte, mentre ancora il mio sguardo era fisso sugli scuri occhi a mandorla della ragazza davanti a me.

mi tirai su leggermente il vestito, per assicurarmi di non pestarlo, e senza neanche accentuare una parola, mi diressi al telefono.

<pronto? chi è??>
<come chi è? non dirmi che ti sei già dimenticata di me>

quella voce familiare mi strappò un sorriso, mentre le mie spalle si rilassavano e le mie ginocchia si piegavano leggermente in avanti.

<megan, da quanto tempo>
<lo so, mi sei mancata>

mi sedetti sulla prima sedia che trovai, stando però attenta a non stropicciare il costoso vestito.

<anche tu, e non sai quanto>
<come mai non mi hai risposto subito?>
<una ragazzina della servitù aveva sbagliato il tuo nome>
<tranquilla, capita spesso anche a me>

sghignazzai leggermente, mentre le mie dita sistemavano le pieghe che si erano formate sul grembo del vestito.

<beh, immagino che tu non mi abbia chiamata per due chiacchere al telefono>
<come mi conosci bene. dove sei?>
<Tokyo>
<come mai così lontana?>
<mi hanno chiamata per una grande sfilata, qualcosa di importante, insomma>
<e quanto rimani?>
<finché non mi stanco, o non mi chiamano per andare da qualche altra parte>
<beh allora, ti consiglierei di prendere il primo volo per New York, e correre qui da me per la serata della tua vita>
<quando?>
<domani, e non vedo l'ora di presentarti qualcuno>
<ma cosa sarà?>
<ti spiegherò meglio quando arriverai>
<ve bene, sentirò il mio menager>
<fammi sapere, ci tengo>
<certo>
<mi scusi>

831//tom kaulitzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora