Sono una persona pudica.
Preferisco i coperchi o le profondità, ai giocattoli da tavola pop up.
Al nido fremevo per giocare alla talpa, un soffice manto erboso artificiale era costellato da buche che facevano di tanto in tanto spazio ad un talpide che emergeva dalle profondità sotterrane pronto a schivare le martellate di qualche bambino obeso che mi rubava la scena durante l'ora di ricreazione.
Ad oggi realizzo che la vita non è tanto diversa.
Al sorgere del sole ci rinchiudiamo nelle nostre profondità, tra i cartongessi di quattro pareti, all'alba, scoglionati si salta fuori dal mondo di Morfeo, i nostri corpi stremati varcano l'uscio del portone, si fa a sportellate nel traffico e si sbuca in altre quattro anguste pareti, giusto un filo più popolate. Il bambino obeso dell'asilo rimane nel tempo obeso, ma questo giro con una cravatta e un fare altezzoso e tu rimani un talpide, sì, quel talpide che cerca di schivare i guai che li procura quel bimbo ciccione.
La vita consiste proprio in questo saltare fuori e poi nascondersi, andare su e andare giù, toccare le vette del cielo e poi sprofondare sottoterra, il più delle volte in questo scendere e salire ne esci con la testa crepata, proprio come quella talpa da gioco da tavolo pop-up.
Il gioco della talpa ci insegna che ci sono due forze in gioco; la prima è quella centrifuga, si tratta di una spinta che in maniera propulsoria ci viene istillata fin dalla nascita. Chi più chi meno, fin da piccoli, la famiglia, la scuola e il prete insegnano che dobbiamo emergere, quella talpa fiera deve farsi forza e uscire per mostrare a tutti il suo petto. Poi subentra quella centripeta, quella ci spinge più in giù, fa abbassare la cresta al gallo, ci ricorda che siamo fragili, caduchi e irrisori. Per fortuna che interviene poi l' oblio, senza di esso saremmo inermi e immobili, a tratti stecchiti sul pavimento. Se ad ogni volo ad alta quota segue un decollo, se ad ogni spinta verso l'alto segue un moto parabolico verso il basso, allora perché provare di continuo a volare se quello che ci aspetta è un ritorno a terra senza garanzia di non farsi male. In ogni caso se mi state seguendo converrete che alla base vi è dell'ingenuità e un pizzico di smemoratezza. Nessun bambino salterebbe dal fosso se si ricordasse quanto fa male il ginocchio sbucciato, nessuno si getterebbe in una relazione se pensasse alle fratture al cuore subite. Se l'evoluzione è definita come una spinta che ci porta avanti, ci si omette spesso di rimarcare che in ogni slancio, in ogni sbalzo e passo in avanti vi è uno smemorato, chi si proietta in avanti lo fa a partire della terra bruciata che lascia alle sue spalle.
Se mi faccio una tac, ho un magnete nello stomaco, le forze che mi attraversano mi percuotono da testa a piedi per poi collassare all' interno. Non esce nulla, è una cassaforte ben sigillata, che stia male o bene, che il mio bimbo interiore sia annaffiato da acido folico o acqua di scolo, rimane tutto ben confinato dentro al suo perimetro. Nessun cenno, nessuna smorfia.
Signori! ho un problema, non espello, introietto e basta. Proprio così, questo non è solo un problema degli stitici ma anche dei nevrotici.
Non capisco mai come la prendano gli altri. Il centripista, colui che è arrovellato su di sé, il vero narciso, l'amante dell'io e delle sue volubilità, delle volte suscita fascino e curiosità, direte che figata, se non fosse per il fatto che il più delle volte passi per quello snob - ma guarda quello come se la sente - o ancora peggio per quello che non ha niente da dire. Questa aura di fono che ti circonda diventa una cortina fumogena che ti fa scomparire agli occhi dei più. Sei sterile, un ramoscello secco, un rinoceronte senza il corno, non servi, e se non sei utilizzabile in questo mondo allora qualcuno ti getterà.
Ma io che ci posso fare se sono così, cioè, se nasci tondo non muori quadrato, se sei un tipo introverso non potrai mica fare il presentatore del Chiambretti Night o il trascinatore dei popoli degli schermi digitali alla Kim Kardashian . Questa cosa che mi sento da dire fin da quando non avevo un pelo sul culo - cambia, sii diverso, change yourself, sii la versione migliore di te stesso - tutte cazzate signori. Occhio, non fraintendetemi, tutti cambiamo, siamo in divenire. Ma la matrice, quella non si scalfisce; il nucleo caldo, il nostro temperamento, quella roba lì ce la trasciniamo sin da quando siamo nel grembo, quella rimane.
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IL CENTRIPISTA
Non-FictionSiamo come i panda per il WWF. Abitiamo i suburbi e le campagne, se ci vedi non ci noti, se ci noti non sai fino in fondo cosa vedi.