10 Agosto 1988. Stella ha 7 anni.-Sai che giorno è oggi, Stella?-
-Il dieci Agosto, mamma-
-Bravissima! E sai cosa ricorre ogni anno in questo giorno?-
-Cosa?-
-San Lorenzo-
-Cos'è?-
-È una bellissima giornata in cui, la sera, si possono ammirare molte più stelle di quante se ne possano vedere durante il resto dell'anno-
-Davvero? Ma è bellissimo!-
In quel preciso istante Lana abbaiò, come per assentire le mie parole.
Io e la mamma scoppiammo a ridere.
-Non preoccuparti, Lana, stasera anche tu verrai con noi al Campo-
Lana si buttò sul pavimento, facendomi capire che voleva essere coccolata.
Mi accucciai vicino a lei e cominciai ad accarezzarla.***
Quella sera io, la mamma e Lana andammo al Campo assieme per vedere le stelle il giorno di San Lorenzo.
Avevo solo sette anni, per cui non ricordavo i giorni di San Lorenzo degli anni precedenti, forse perché ero troppo piccola, forse perché mamma non me ne aveva mai parlato, o forse perché il mio cervello non considerava quel giorno importante. Il mio cervello considerava ogni giorno passato al Campo (ovvero millequattrocentosessanta giorni) un giorno importante. Perché contavo i giorni? Perché era una cosa che avevo iniziato a fare sin da piccola. Avevo tre anni [e incredibilmente, nonostante il tempo passato, ricordo l'accaduto perfettamente] e mio padre stava per partire per lavoro. Non sarebbe stato fuori casa per molto, solo una settimana o due, ma a me l'idea di stare lontana da lui faceva tristezza e paura. La sera in cui partì, allora, la mamma mi disse che mi avrebbe portato in un posto speciale. Ricordo come fosse ieri l'effetto che mi diede l'erba bagnata del Campo sulla pelle la prima volta. I brividi. Avevo rabbrividito accanto alla mamma, e lei se ne era accorta. Mi aveva abbracciata per scaldarmi, pensando che avessi freddo, ma non era così. I brividi non me li aveva provocati il freddo, ma lo stupore. Il fascino di quel cielo stellato mi aveva incantato a tal punto da farmi rabbrividire.
Quando il papà tornò dal suo viaggio, non lo portammo mai al Campo con noi.
-Cos'hai, Stella?-
-Niente, mamma. Sono solo un po' pensierosa-
-E a cosa pensi?-
-Al cielo, alle stelle. E alla bellezza di tutto questo-
-Già, è molto più affascinante del solito, stasera-
Annuii nel buio.
-E tu? A cosa pensi?-
-A papà-
Taqui per qualche secondo prima di domandare, senza distogliere lo sguardo dalle stelle:
-Ti capita spesso?-
-Cosa?-
-Ti capita spesso di pensare a papà, senza motivo?-
-Beh, sì-
-Ed è normale?-
-Certo che è normale, tesoro. È normalissimo pensare a chi si ama senza motivo-
-Capiterà anche a me, quando mi innamorerò?-
-Di sicuro-
Passarono altri attimi di silenzio.
-Mamma?-
-Dimmi amore-
-E se mi innamorassi di quello sbagliato?-
-In che senso, Stella?-
-Intendo... se sbagliassi ad innamorarmi. Se mi innamorassi di qualcuno che non è quello giusto. Come farei a capirlo?-
-Lo capiresti e basta-
-Quindi potrebbe succedere? Potrei sbagliare ad innamorarmi?-
-Stella, l'amore non si comanda. Succede e basta. E se non è quello giusto, il tuo cuore se ne renderà conto. Potrebbe essere difficile lasciarlo andare, ma ci riuscirai-
Strinsi mamma in un abbraccio.
-Ti voglio bene, mamma-
-Ti voglio bene anch'io-
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Stella - non ho paura del buio
KurzgeschichtenQuesta storia racconta l'importanza di essere forti nei momenti più difficili, di sapersi fare luce da soli nei momenti di buio con la Stella che è dentro ognuno di noi. Stella è una bambina che ha ancora molto da imparare sulla vita. Ogni sera sua...