capitolo due

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capitolo due

Per Jasmine, l’ultimo giorno di scuola, è un incubo.
E’ vero, sono solo quattro ore, ma quattro ore in cui ci sarà casino, quattro ore in cui dovrà sopportare i suoi compagni che si salutano senza degnarla di uno sguardo, e soprattutto, quattro ore quattro ore in cui dovrà salutarlo.
Non per sempre, certo,ma per tre lunghi mesi.
Quindi ha deciso di chiudersi in sé stessa, perché farebbe troppo male salutarlo col cuore aperto, troppo fragile ancora per reggere quel colpo.
Ha la testa appoggiata sulle braccia incrociate sul banco e gli occhi lucidi, quando lui entra in classe.
I suoi occhi, prima di chiudersi per trattenere le lacrime, si fermano a guardarlo, scansionarlo centimetro per centimetro.
Non vuole salutarlo.
Certo, avrà sempre la sua musica per averlo vicino a sé, ma non sarà la stessa cosa senza la sua presenza fisica.
A quel pensiero, non può far altro che lasciar scivolare una lacrima sulla sua guancia.
“Stay Here” é la sua canzone preferita.
Sì, in assoluto, non solo perché l’ha composta il professor Miller.
Il professore che, nel frattempo, si è messo a parlare con Daniel, il pagliaccio della classe.
E’ quasi gelosa, non di Daniel,ma di come sia tranquillo a parlare con lui.
Della sua scioltezza, del suo modo di fare così disinibito rispetto al suo.
Si sente insicura quando c’è lui.
Si può mostrare menefreghista quanto vuole, ma stare con lui la fa tornare piccola e indifesa.
Per quel giorno speciale, si è vestita e truccata bene.
Ora che il colpo è andato a buon fine, comprarsi qualche vestito ed un eyeliner decente, è semplice.
Vorrebbe solo che lui la notasse, anche solo come una studentessa un po’ speciale.
Miller, dalla sua parte, ovviamente l’ha notata e la considera speciale, ma non può di certo dirglielo.
Non vuole perdere il posto, non vuole perdere sua moglie e non vuole perdere Jasmine.
E sa che facendo quello che gli dice il suo lato impulsivo, perderebbe tutto.
Gli basta vederla, in fondo, rimproverarla, lodarla, guardarla.
Gli basta tutto quello che a Jasmine, evidentemente, non  basta.
La prima volta che accade, è in una strana situazione.
Jasmine, dopo un mese di fatiche, era riuscita a convincere sua madre a portarla  ad un suo concerto.
E così, ora si trova a fine concerto, a chiacchierare amabilmente con lui.
Il sangue che le scorre nelle vene è carico di adrenalina, e in questo momento vorrebbe solo una sigaretta per rilassarsi.
E lui sembra leggerla nel pensiero, perché se ne accende una e gliela passa, accendendone una poi anche per sé.
Lei accetta mormorando un << Grazie >> appena soffiato, perchè l’unica cosa che ha in testa, è che quella sigaretta è stata tra le sue labbra prima.
La prima volta che accade, Jasmine è sconvolta.
Perché non pensava potesse accadere davvero.
E invece, è assurdo agli occhi di entrambi come siano rimasti a parlare per ore ed ore prima di decidere di andare a casa.
Avevano parlato soprattutto di Jasmine, del periodo prima della comunità, del periodo in comunità, soprattutto.
Si erano conosciuti nel periodo in cui Jasmine era ancora in quel posto, come lo chiamava lei, ad ottobre, ma prima che la ragazza sviluppasse un interesse per l’uomo, c’era stata una lunga fase in cui, piangendo anche nelle sue ore, rimpiangeva tutto quello che c’era stato con Oliver.
Poi, e questo glielo aveva detto chiaro e tondo, aveva cominciato ad affezionarsi ai suoi piccoli gesti, alla sua musica, alla sua passione per la matematica, che riusciva a trasmettere.
Lui si era limitato ad ascoltare, non sapendo bene come reagire.
Poi, a casa di lei, sua madre ancora in giro per la città, si erano sistemati sulla terrazza con due bottiglie di birra appoggiate sul tavolino, e due sigarette accese.
Jasmine, nella sua permanenza in comunità, aveva imparato che mischiare cannabis e psicofarmaci non era una buona, altrimenti, ne avrebbe volentieri fumata una.
<< Beh, se devo dirgliela tutta, prof, credo di essermi innamorata di lei quando ci ha proposto di andare a guardare le stelle >>
Esordisce Jasmine, con la massima tranquillità, una tranquillità che spossa l'uomo, che non sa cosa risponderle.
Vorrebbe dirle che lui ha l'ha proposto alla classe solo per stare ancora un po' di tempo con lei, vorrebbe dirle che lui si è innamorato di lei quando l'ha vista in centro a passeggiare con quella che immagina esser stata una sua educatrice.
Ricorda benissimo quel momento.
Jasmine stava camminando per il centro, una sigaretta tra le dita, gonna nera e felpa turchese, calze a rete e scaldamuscoli lilla, aveva indicato una libreria e aveva cominciato a saltare, pregando di entrare.
E lui, che invece stava passeggiando con sua moglie aveva fatto finta di non vederla, perché se fosse andato da lei non avrebbe resistito, non sarebbe riuscito a mantenere per sé la verità.
Ma se prima aveva dubbi, in quel momento ne era stato certo: era innamorato di quella ragazzina.
Aveva quasi la metà dei suoi anni, era una sua studentessa, ma non poteva farci nulla.
Infondo, al cuore non si comanda, no?
L'ultimo giorno di scuola era stato faticoso.
Guardarla soffrire, parlare con i suoi compagni di cose futili e salutarli.
Quella era stata la cosa più faticosa: salutarli.
Sapere che per tre lunghi mesi non avrebbe più visto quei bellissimi occhi verdi che lo sfidavano di continuo.
Poi erano finiti nel letto della rossa, ma non come si può comunemente pensare.
Quando aveva rinfrescato, si erano seduti sul letto, il posacenere tra loro, si tengono la mano.
Un gesto semplice e completamente privo di malizia, ma che fa stare sull'attenti entrambi, come se di colpo dovesse scoppiare una bomba.
Ma la bomba non scoppia, e loro si tengono per mano fin quando non si fa troppo tardi.
A rompere il silenzio è lui: << Forse è meglio che vada >> Dice l'uomo, accarezzandole il dorso della mano col pollice.
<< Oh- sì, certo >> Risponde la ragazzina, alzandosi.
Lui, prima di alzarsi a sua volta, la ammira un secondo con la maglietta troppo larga della sua band ed i pantaloncini corti, che sono davvero tanto corti.
L'accompagna alla porta, e quello che si scambiano, è un bacio talmente veloce ed inaspettato per quanto desiderato da entrambi, che quasi non se ne capacitano.
E Jasmine, non chiude occhio nemmeno un secondo quella notte, non ci crede, e continua a toccarsi le labbra, cercando di capacitarsene.













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