Uno

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La storia può essere letta anche senza aver visto la serie in questione.
Si trattano temi abbastanza delicati come disturbi alimentari, cancro, cardiopatie: se pensate possano toccarvi in particolar modo, vi consiglio di non leggere, anche se non si tratta di niente di troppo pesante.
A chi decide di leggere,
buona lettura e grazie 💌

* * *


C'era una volta... il mondo.

E dentro il mondo, il mare; con poche onde e molti uccelli che volavano verso casa.
Un mare limpido, trasparente.

Alla fine del mare, c'era un tratto di costa con torri incantate, immerso nel verde degli ulivi.

E laggiù, oltre gli ulivi c'era... un ospedale.

Un ospedale... diverso, da tutti gli altri; con un campo da basket sul tetto ed il profumo lontano del mare; pieno di vita, di storie da raccontare.

Proprio... come nelle favole.

In questo ospedale vivo io, sono quello che dorme. Beh in realtà, dormo da 8 mesi;
mi chiamo Giulio.

Qua dentro mi sento spesso solo, perché ho pochi amici... veramente, uno solo: si chiama Simone.

È il veterano dell'ospedale, un tipo veramente forte.

È altissimo, ha i capelli ricci e neri ed un tatuaggio fighissimo sul braccio sinistro: qualcosa come E=mc^2; non so cosa significhi, credo sia un omaggio al Mc Donald.

Gli unici giovani qui siamo noi due, e spesso ne risentiamo. Lui soprattutto, dato che è sveglio, al contrario mio.

Però oggi, in un cortile di una scuola, a pochi chilometri da qui, sta succedendo qualcosa di speciale. Una cosa capace di cambiare la mia vita, quella di Simone e quella di tanti altri.

Ma soprattutto quella di Simone.

* * *

Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, Roma.
Ora

«Oh testa de cazzo, era fallo!»
«Manuel,  i termini»
«Scusi prof ma 'n è colpa mia se sto deficiente nun sa manco calcià una palla!»
«Come mi hai chiamato?»

Testa contro testa, Manuel e Mimmo sono in procinto di scatenare l'ennesima rissa nel campetto scolastico, stavolta col pretesto del calcio che in realtà vuole mascherare il fatto che i due non si sopportino da quando Mimmo è arrivato in 4^B.

«Hai sentito benissimo come t'ho chiamato» lo spinge ulteriormente con la propria testa, ma poi qualcosa lo paralizza.

È un dolore istantaneo quello che si propaga nel petto di Manuel, si porta una mano su esso e geme di dolore inclinando il proprio busto in avanti.

«Manuel, tutto bene?»
Non riceve risposta la professoressa, le sue parole risuonano vuote nella testa del ragazzo in cui ora il silenzio regna sovrano, mentre si accascia al suolo e sente i corpi preoccupati dei suoi compagni farsi più vicini a lui.

È un attimo quello in cui tutto diventa nero.

* * *

«Aò ma è davvero necessario tutto questo? Non ho niente! Nun me so' rotto 'na gamba, ho solo perso i sensi»
Si lamenta Manuel, mentre l'infermiere Ulisse spinge la sedia a rotelle su cui lo costringe a stare seduto - da dove ha anche cercato di alzarsi, ma senza risultato - e lo porta verso quella che sarà la sua nuova camera in uno dei tanti ospedali di Roma.

We found love in a hopeless placeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora