Dirty drug

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«Mph, un campeggio scolastico. Non riesco a immaginare nulla di peggio».

«Come sei drammatico». Louis lo rimprovera senza staccare le dita dai suoi ricci. «Alla fine è come un camposcuola».

«Facile per te, sono tutti tuoi amici. Per me i campiscuola sono stati un inferno».

«Ma quest'anno è diverso». Sono seduti sul muretto del parcheggio abbandonato, quello che porta il nome di muretto degli innamorati, perché è tradizione che una coppia dopo un mese scriva lì le proprie iniziali. Le loro, ovviamente, non mancano all'appello, e Harry ha insistito a scriverle con un pennarello rosso per distinguerle dalla massa di lettere nere.

Anche se il continuo della frase è così scontato da non dover nemmeno essere pronunciato, Harry insiste nel sentirselo dire. «E perché è diverso?» chiede con un sorriso da bambino, inclinando la testa all'indietro verso il tocco delle sue dita.

«Perché hai me».

Arrossisce immediatamente, spremendo insieme le labbra come a contenere l'emozione. Si appoggia meglio al suo petto guidandogli le mani per appoggiarsele sulla pancia.

«Il mio topolino arrossisce?». Louis lo solletica volentieri, sapendo che è segretamente quello che Harry vuole. «Arrossisce anche dopo un mese che gli ripeto che è il ragazzo più carino del mondo?».

«Sì» fa come a difendersi, piccoli risolino gli sfuggono dalle labbra quando Louis non smette di fargli il solletico. Riesce poi a divincolarsi per mettersi seduto a gambe incrociate, faccia a faccia. Osserva il suo ciuffo castano e il calore della sua carnagione. «Mia mamma dice che avrò un enorme scatto di crescita, perciò abituati al pensiero di diventare più basso di me».

Lo sente sbuffare con tono saccente. «Non credo proprio che succederà, topolino».

Harry si cruccia, e purtroppo sa di non essere intimidatorio quando succede. Una volta Louis gli ha detto che gli sarebbe piaciuto segarsi sulla sua espressione arrabbiata, e da allora pensa di dover cambiare strategia. «Succederà eccome invece, sei solo tu che non vuoi accettarlo. Hai già diciottanni mentre io ne ho solo sedici, ho molto più tempo di te per crescere».

«I miei centimetri sono tutti dove devono stare».

Questo gli fa socchiudere la bocca e gli manda in tilt il cervello, interrompendo la produzione di risposte.

«E dove ti piacciono».

«Louis!». Gli tappa la bocca anche se gli fa piacere sentire quelle cose, solo perché l'imbarazzo se lo mangia vivo e vuole che Louis lo coccoli. Infatti se lo porta sulle ginocchia e lo strizza, ripetendogli quanto carino lo trovi.

Quando finalmente si calma lo tiene premuto contro il suo petto e lo bacia a labbra aperte succhiandogli la lingua con uno schiocco. «Perché sei preoccupato per il campeggio?» domanda asciugandogli il labbro.

«Perché ci sarà un sacco di gente che non conosco e... non lo so, è stupido». Louis incrocia le sopracciglia ma non dice altro, fissandolo intensamente per convincerlo a continuare. «È una stupidaggine, ma ora che stiamo insieme ho l'attenzione della scuola addosso e non voglio ricoprirmi di merda, o far vergognare te».

Louis sgrana gli occhi appena sente quelle parole. «Pensi davvero che possa vergognarmi di te?». Gli afferra le guanciotte per guardarlo bene negli occhi. «Non devi dimostrare niente a nessuno, topolino. Pensi che mi importi di ciò che dice l'intera scuola? Se la possono tenere, la loro invidia. Perché io sono fidanzato con il più bel ragazzo del mondo, e quando mai ho avuto bisogno del parere degli altri?».
Conclude con un bacio ben piazzato sulle sue labbra a cuore, percependo il disagio lasciare il corpo del ricciolo.

Silver Tongues | Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora