1 Mia e Damon

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''Finalmente hai finito di soffiarmi!'' Chiese Damon mentre si stiracchiava sul letto.

Visto che c'era, si fece anche un po'di unghie.

"Non è stata una bella accoglienza la tua, in fondo siamo fratelli, ormai".

''Dovevo farti capire chi comanda, devi rispettare le anzianità e soprattutto prendere coscienza di chi è la regina indiscussa della casa.'' Rispose Mia, mentre guardava da un mobile attaccato alla finestra, lo scorcio di una nota via bolognese, senza neanche degnarlo di uno sguardo.

Damon è un gatto di quattro mesi, completamente nero, Mia invece è più grande: ha quasi un anno e mezzo, ha il manto bianco e grigio e fino a quel preciso momento era stata l' unica regina incontrastata della casa.

La gatta tornò con la mente a un mese prima, quando notò l'umano grande e quella giovane, uscir di casa con un'aria euforica, portandosi dietro quell'affare che avevano usato per portarla in un posto orribile, dove un tizio con un camice verde, l'aveva punta. Quella gabbietta non prometteva mai niente di buono, sapeva che, quando compariva,  c'erano guai in vista.

Subito pensò che volessero metterla di nuovo lì, ed era pronta a lottare, ma invece se ne andarono al volo e uscendo sbatterono la porta.

Ma non ci fece molto caso, si sa i gatti non fanno congetture, come fanno sempre gli umani, così ritornò a dormire godendosi la pace e il silenzio.

Li sentì tornare nel bel mezzo di un lungo pisolino. Fu svegliata dalle loro grida : ''Mia, c'è una sorpresa!" Lei pensava a qualche confezione di croccantini, un tiragraffi, delle scatole di cartone, invece quei due stupidi umani dissero con entusiasmo, ''Un nuovo fratellino!!'' E dentro quell'aggeggio vide uno scricciolo nero che non faceva altro che frignare. Si certo proprio una bella sorpresa! Era un altro gatto, piccolo e insulso. Stava immobile, guardandosi intorno un po' intimorito.

Non le piaceva granchè l'idea di un intruso per casa, pertanto, visto che le pareva della sua razza, pensò di fargli capire subito da che parte tirava il vento e chi comandava. Si avvicinò all'esserino e cominciò a soffiargli contro, come se non ci fosse un domani.

Lui rimase fermo e si rincantucciò come una lumachina. Che gusto c'era allora?

Le ci volle un po' a capire che era innocuo, del resto a Mia non piaceva per niente l'idea di dividere coccole e territorio, così senza un vero perché. Solo dopo qualche giorno, quando Mia si rese conto che il nuovo arrivato aveva capito l'antifona, smise di essere ostile e lo accettò come membro della casa, in fondo le faceva compagnia e aveva qualcuno con cui parlare. Sempre ammesso che, così piccolo, sapesse già parlare! Già, quello che non sanno gli umani e che i gatti, quando sono da soli, parlano tra di loro, forse qualcuno sospettava, ma loro erano furbi e non si facevano mai scoprire.

Del resto lo fanno tutti gli animali e poi, nel vedere arrivare gli umani smettono di colpo e quanto si divertono a sentirli gongolare quando si rivolgono a loro con quelle frasi ridicole! Ma tant'è che è da sempre così, un patto tacito tra animali, una piccola beffa alle spalle degli uomini.

Nel frattempo Mia, dal davanzale della finestra, balzò sul letto e cominciò a leccare Damon.

''Vedi che ora mi vuoi bene?'' Disse Damon compiaciuto.

''Sono cose che fanno i gatti di solito, stupido, è il nostro istinto, come anche graffiare, mordere, tu non fai niente di tutto questo, sei sicuro di essere un gatto?''

''Certo che lo sono, ma sono ancora un cucciolo e devo prima imparare cosa è buono e cosa no, fin dove posso arrivare e cosa non è bene fare. E poi vorrei fare qualcosa di divertente, gli umani non ci fanno uscire, c'è tutto un mondo là fuori.''

"Devi capirli" rispose Mia intenerita ''Gli umani hanno paura che ci succeda qualcosa. ci sono troppe macchine, verremmo investiti dopo dieci secondi, dammi retta, meglio stare al sicuro e al caldo e non dover combattere per mangiare ogni giorno, questa casa non è in campagna dove siamo nati.''

Damon capì, ed entrambi tornarono con la mente al loro periodo all'aria aperta, con i fratelli e soprattutto con la madre, che a un certo punto smise di essere presente, e com'è consuetudine non gli dava più attenzioni.

Avevano entrambi dei ricordi fumosi, la pancia e il latte della mamma, altri frugoletti come loro, una cuccia calda e tante voci, si stava così bene, poi di colpo rammentarono di essere stati presi improvvisamente un giorno da mani umane e portati in quella casa.

Damon ancora non sapeva che quelle mani probabilmente gli avevano salvato la vita, lei invece ne era consapevole e non solo perché era più grande. Cominciava a capire come gira il mondo e quanto sia difficile la vita per un gatto.

Mia smise di leccarlo, le aveva già fatto capire ciò che doveva, così si adagiò sul letto per fare un pisolino, ma il suo coinquilino aveva altre idee per la testa.

''Mi spieghi perchè a volte sparisci?'' Chiese Damon, ''Ti cerco dappertutto, ma non ti trovo, a volte lo fai anche quando gli umani sono in casa, si disperano e mi chiedono dove sei finita.

Poi tutto a un tratto ricompari dal nulla.''

Ecco, lo sapeva, avrebbe dovuto spiegargli daccapo la vita dei gatti, i misteri e i segreti, era ancora piccolo e poi era un maschietto e questo rendeva le cose ancora più difficili. ''Ma che sparisco! Mi nascondo negli armadi, niente di misterioso, lo puoi fare anche tu.''

Non esiste una scuola per gatti, altrimenti Damon avrebbe dovuto andarci subito, ma ahimè quel compito toccava a lei.

''Mmhh non mi convinci del tutto!!''

''Pensala come vuoi, intanto fammi il piacere di non far cadere tutti i soprammobili di casa, mi dai fastidio e poi non è bello nei confronti degli umani.''

''Ma mi annoio!''

"Insomma, hai capito o no che un gatto la vita se la deve inventare giorno per giorno? Cercati qualcosa da fare, distruggi un divano, mangiucchiati una ciabatta, saltella sul tiragraffi, fai dondolare il cordone delle tende, fai quel che vuoi, ma non mi scocciare!"

''Va beh, arrangiati, ma ora fammi dormire''.

Mia si acciambellò e Damon, dopo averla osservata un po', si rassegnò a miagolare intorno al frigo, sperando in un po' di cibo. Ma in casa non c'era nessuno e imparò presto che dipendeva da loro quasi in tutto e per tutto. Si mise allora a guardar fuori e a sognare di correre sull'albero del giardino, immaginando scoiattolini da rincorrere.

Si sa che i gatti non fanno fantasie, ma le vivono e non c'è molta differenza tra sognare e vivere.

Mia Damon e i DodocactusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora