"E' una cazzata!" esclamò Dafne, inciampando in un grosso sasso.
"Cosa?" chiese la voce al telefono.
"Sono nel bel mezzo di un bosco eppure non sto sorridendo."
Forse la natura non la stava facendo sorridere, ma la risata della sua ragazza al telefono si.
"Non è magia Dafne. Passeggiare in un bosco non ti rende improvvisamente euforica e non fa scomparire i pensieri che ti assillano, ma di sicuro è meglio che starsene in casa a cercare offerte di lavoro tutto il giorno!"
Diana aveva ragione. Da quando il suo contratto di lavoro era terminato, nemmeno un mese prima, il suo umore era perennemente altalenante.
"Sarei più felice se tu fossi qui con me, a passeggiare tra queste dannate piante."
"Mi dispiace aver avuto una trasferta di lavoro proprio in questo periodo, ma tornerò presto e ti prometto che verrò con te a fare quelle stupide passeggiate!"
"Tu lo sai che io ti-"
"Dafne non ti sento più!"
La ragazza guardò lo schermo del cellulare.
"Diana, non ho più segnale, ti chiamo più tardi!" esclamò, prima di interrompere la telefonata, sperando che la sua ragazza avesse sentito quello che aveva appena detto.
Sospirando mise il cellulare in tasca e continuò a camminare finché trovò un posto in cui riposarsi, vicino a un fiumiciattolo.
Forse essere lì non l'avrebbe aiutata a scrollarsi di dosso la tristezza e frustrazione dell'essere disoccupata, ma il silenzio che la circondava, rotto solamente dall'ipnotico rumore dell'acqua che scorreva ai suoi piedi, la stava rilassando.
"Tutto sommato non è così ma-"
Il suo pensare ad alta voce venne interrotto dal rumore di rami spezzati, come se qualcuno stesse camminando verso di lei.
Dafne si guardò intorno, ma non vide nessuno.
ll rumore le sembrava sempre più vicino.
"Ciao!" esclamò, sperando che chiunque stesse passeggiando in quella zona, le rispondesse.
Non solo nessuno la salutò, ma il rumore di foglie e rami spezzati, era sempre più forte, come se chiunque lo stesse causando stesse camminando, a passo veloce, proprio verso di lei.
"C'è qualcuno?" chiese, alzandosi dal grande sasso sul quale si era seduta.
Ancora nessuna risposta.
"Sei in un bosco, ci sono animali, è normale sentire rumori! Inoltre è un sentiero molto frequentato" si disse.
Un brivido le percorse il corpo. Se la sua ragazza fosse stata lì con lei, Dafne se ne sarebbe sicuramente uscita con una battuta come "I miei sensi di ragno sono in allerta", Diana avrebbe riso e l'avrebbe calmata dicendole che come sempre stava esagerando.
Eppure Dafne sentiva che qualcosa non andava, era come se il suo istinto la stesse avvisando che presto sarebbe successo qualcosa e la ragazza era certa che quel "qualcosa" la stava osservando.
"Non è divertente!" esclamò, continuando a guardare tra gli alberi. Una parte di lei avrebbe voluto vedere la persona, o l'animale, che la stava spaventando, per essere sicura di non stare impazzendo, ma, non appena il rumore di qualcuno che si avvicinava risuonò a pochi passi da lei, una voce nella sua testa le urlò di scappare.
Così cominciò a correre.
Dafne non osava voltarsi per vedere se chiunque la stesse inseguendo avesse cambiato idea o fosse sempre più vicino, tutto quello che riusciva a sentire era il battito del proprio cuore nelle orecchie. Continuò a correre e non poté trattenere un sorriso quando vide a pochissimi metri l'inizio del sentiero, la fine del bosco.
E fu proprio in quel momento, quando ormai pensava di avercela fatta, che qualcuno la colpì così violentemente da farla cadere.
Chiunque l'avesse seguita non era solo. Nonostante il terrore la paralizzasse a terra e non la facesse pensare lucidamente, Dafne era sicura di sentire diverse voci.
Finalmente gli aggressori entrarono nel suo campo visivo e Dafne, per la prima volta nella sua vita, realizzò che si poteva svenire per la paura.
Quando riaprì gli occhi tutto intorno a lei era sfocato, le sembrava di trovarsi dentro una delle tante foto che faceva, Diana la prendeva sempre in giro per le sue scarse doti da fotografa.
La testa le faceva male, come se qualcuno l'avesse colpita e probabilmente era così, essendo la sua mano, che aveva usato per massaggiarsi la botta, bagnata e, nonostante la vista annebbiata, Dafne era sicura che fosse sangue.
"Ok Dafne, fai un bel respiro. Eri nel bosco a fare una passeggiata e sei caduta, sbattendo la testa" pensò.
Ma non appena alzò lo sguardo e cominciò a mettere a fuoco diverse persone, impegnate a fissarla, Dafne si ricordò cosa era appena successo. Non era caduta, qualcuno l'aveva inseguita lungo il sentiero per poi colpirla.
Quel qualcuno era ora lì davanti a lei.
Nel suo campo visivo c'erano tre figure, ma poteva percepirne altre dietro di lei. Erano delle persone molto alte, vestite con quelli che sembravano quasi degli stracci che lasciavano scoperta gran parte dei loro corpi.
A primo impatto sembravano esattamente delle persone, anche se vestite in modo eccentrico, ma osservandoli meglio si rese conto che, per quanto fosse impossibile, i suoi aggressori non potevano essere umani e per poco non svenne nuovamente.
Le dita delle mani erano affusolate e terminavano con quelle che non erano semplicemente delle unghie molto lunghe, ma degli artigli, sottili e affilati. I volti, inespressivi, erano circondati da capelli così chiari da sembrare fili d' argento e Dafne era sicura che le foglie e i rami tra le ciocche non fossero delle decorazioni ma uscissero dal cuoio capelluto.
Ciò che la fece rabbrividire però furono gli occhi e la bocca. I primi erano neri, come se la pupilla occupasse l'intero spazio, ed erano circondati da lunghe ciglia bianche come la neve, sotto questi e un piccolo naso, vi erano delle labbra dal colore quasi violaceo che nascondevano una dentatura che sembrava essere fatta solo da canini da quanto i denti erano appuntiti.
Dafne si ricordò di un documentario che aveva visto il quale spiegava come gli esseri viventi, in base alla loro dieta, hanno una certa forma di denti, se questi sono affilati, servono per tagliare cibi come la carne.
Qualsiasi cosa fossero quelle creature davanti a lei, la ragazza era sicura di due cose: non erano umane ed erano predatori.
E lei era la preda.
Facendola sussultare una delle creature parlò. Dafne era sicura di non aver mai sentito quell'idioma così pieno di suoni simili allo schioccare della lingua contro il palato.
Realizzò che la creatura non stava parlando ai suoi compagni ma direttamente a lei quando si accorse che la stava fissando dritta negli occhi. Dafne abbassò subito lo sguardo, tremando.
La creatura parlò nuovamente ma questa volta la ragazza capì ogni parola che diceva.
"Vieni con noi umana."
In una situazione del genere una persona intelligente avrebbe fatto due cose: si sarebbe messa a urlare, sperando che qualcuno la potesse sentire, o avrebbe obbedito, in silenzio, ai suoi aggressori.
Dafne, mossa dalla curiosità, e forse da un pizzico di stupidità, optò per una terza opzione.
"Cosa siete?" chiese, con voce tremante.
Una delle creature si mosse verso di lei, inginocchiandosi in modo tale che i loro sguardi potessero incrociarsi quasi alla stessa altezza. Era così vicina che Dafne poteva sentire il profumo che emanava, le ricordava il muschio.
"La tua specie ci chiama fate."
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Prigioniera
Short StoryDafne non avrebbe mai pensato che una semplice passeggiata nel bosco si sarebbe trasformata in un incubo. Mentre corre tra gli alberi, inseguita da qualcuno, o qualcosa, le sembra di stare sognando, di trovarsi in un brutto sogno popolato da stran...