Arrivo in classe con il fiatone, poggio le mani sulle ginocchia respirando faticosamente e tra un sospiro e l'altro dico semplicemente
- mi... scusa.... prof.. non .. capiterà... mai...più...lo prometto.. - mi sento morire, sono tutta rossa e sto respirando in quel modo davanti a tutti che mi guardano con una faccia strana, mezza stupita e mezzadivertita.
Mi sto vergognando da morire.
Sembra che io abbia corso una maratona quando invece avevo solamente accelerato il passo per l'ultimo metro e per le scale. Non sono una ragazza molto sportiva e in questo momento si può notare.
La professoressa Stewart mi guarda storta e mi dice
- non ti voglio in classe, ti avevo avvisata. -
- per favore, non capiterà.. più - la supplico unendo le mani. Diavolo non potevo arrendermi, non poteva cacciarmi fuori.
- no. - mi risponde secca e intanto sento una lieve ristata per questo mi giro infuriata e trovo Wilkinson ridere mentre si dondola sulla sedia con i piedi sul banco.
"Idiota" penso tra me e me.
Ma il mio pensiero torna subito sulla professoressa e sul guaio in cui mi sarei cacciata se fossi stata rimandata a casa e se quella donna avesse osato parlare con i miei genitori.
Forse avrei dovuto accettare qul passaggio, so.o stata solo una srupida che.non ha pensato alle conseguenze, un giro in moto non satebbe stata mica la fine del mondo. È tutta colpa di Eva che si mette sempre in mezzo ma ovviamente lei non si trova mai in queste situazioni, lei e sempre in orario.
- per favore professoressa, la supplico, le prometto che non capiterà più, il fatto è che mentre mi dirigevo verso l'istituto ho trovato un traffico anormale - inizio a borbottare lentamente per dare tempo al cervello di elaborare più dettagli possibili e credibili per quella enorme cazzata che stavo raccontando.
- signorina, non inventi storie - mi interrompe la professoressa Stewart alzando una mano per farmi stare zitta.
- nono davvero, c'era un incidente e io non c'entro con queste cose, possono capitare e sono inaspettate, ma se non mi crede può anche andare a controllare.. - le dico abbassando lo sguardo, sperando con tutta me stessa che non vada a controllare, è tutta una scusa ma forse in questo modo posso riuscire a scamparla.
Dopo qualche secondo di silenzio sentì un
- va bene si accomi pure, ma questa è davvero l'ultima volta. - tirai un sospiro di sollievo e con un sorriso a trentadue denti mi accomodai.
Cavoli questa volta ci ero riuscita ma la prossima volta non credo potrò scamparla nuovamente liscia.
- guardi che non è finita qui - mi dice la prof - avviserò le bidelle che starai qui dopo scuola ad aiutarle, almeno rifletterai su ciò che hai fatto e non ti preoccupare, avviserò io personalmente tua madre, dalla segreteria. - mi dice con un sorriso compiaciuto.
"Brutta stronza che non sei altro" penso mordendomi la lingua per non farmi scappare nulla.
Intanto sentivo le risate di Wilkinson farsi sempre più forti e sempre più forte era l'impegno che ci metteva per trattenersi.
La professoressa Stewart continuò la sua spiegazione senza degnarmi nemmeno di uno sguardo, almeno avrei potuto dormire in santa pace.
Sono sdraiata a pensare a come avrei passato quel noioso pomeriggio quando un'urlo della signora Stewart rimbobma nella classse e mi fa letteralmente sobbalzare.
- signorino Wilkinson, o la smette oppure le giuro che non finirà bene. - si alza improvvisamente spostando rumorosamente la sedia.
Poche volte l'ho vista davvero arrabbiata, è una donna silenziosa e tranquilla ma quando si arrabbia diventa una belva.
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Chloé
RandomLei Chloé Dupont, adolescente, si troverà a dover superare molti ostacoli. Scuola, amici, famiglia, amore, sbagli, gelosia, divertimento e follia. Lui Austin Wilkinson.