prologo

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Dante non riusciva a credere di trovarsi davvero li.
L'ultima cosa che si ricordava era di essersi addormentato, come tutte le sere, nel suo solito letto. Aveva chiuso gli occhi e, del resto non ne aveva memoria. All'inizio aveva pensato ad un sogno ma come poteva esserlo? Era tutto così vivido, sembrava troppo reale. Che fosse stato un attacco di sonnambulismo a portarlo in mezzo a quel bosco? Da che ne aveva memoria, non ne aveva mai sofferto, ma non avrebbe saputo spiegartelo in modo migliore.

Aveva camminato parecchio, ma gli sembrava solo di girare costantemente in tondo. Al buio, ormai, si stava quasi abituando, la cosa peggiore rimanevano i rumori che, di tanto in tanto, si udivano improvvisamente all'interno della selva. Questi ultimi, infatti, lo rendevano costantemente inquieto, prendeva a girarsi  da ogni lato possibile ogni qualvolta che sentiva anche solo un piccolo scricchiolio e non riprendeva a camminare fino a che non si fosse accertato che non ci fosse nulla nelle vicinanze. Dante non era mai stato un uomo pauroso ma, in questa situazione, chi non proverebbe almeno un po' di terrore? Non aveva mai visto una foresta così in tutta la sua vita, talmente fitta da non poter dire nemmeno se fosse notte o giorno. Era come se i rami, intersecandosi tra di loro, avessero creato un'enorme cupola tagliando fuori ogni spiraglio di cielo. Si sentiva oppresso, intrappolato in quell'oscurita creata da una natura che sembrava quasi paranormale. Ed era buffo vederla in questo modo perché, al contempo, era certo di non star sognando.

Un ruggito ruppe il silenzio improvvisamente. Era lontano, ma Dante riuscì a udirlo in modo ugualmente chiaro. L'uomo ebbe un sussulto. Si guardò in torno freneticamente, spaventato e atterrito da quell'atroce suono, che non sembrava provenire dalla bocca di un animale qualunque. Non aveva mai sentito un ringhio simile. Instintivamente prese a correre, il più velocemente possibile. Doveva trovare il modo di uscire da quel posto. Si era perso, questo è vero, ma se c'era entrato, voleva dire che c'era anche un'uscita.
Goffamente riuscì ad allontanarsi, i suoi abiti erano chiaramente troppo scomodo per correre, soprattutto in un luogo simile. Ma continuò, doveva continuare, se avesse passato lì altro tempo probabilmente ci sarebbe rimasto secco.

Finalmente uno spiraglio di luce. Gli alberi sembravano essersi aperti davanti a lui, lasciando trapelare la luce del giorno all'interno della selva. Il viso di Dante venne illuminato dal sole, dovette coprirsi gli occhi con una mano per non venire accecato. Avanzò con cautela verso quello spiraglio, facendosi strada tra gli ultimi rami rimasti e, finalmente, riuscì ad uscire da quell'incubo.
Davanti a lui si estendeva un'ampia radura  fiorita. Piena di margherite, papaveri e altre piante spontanee. Un clima completamente diverso da quello precedente. Dante non riuscì a trattenere un sorriso alla vista di quel panorama inaspettato. Sembrava essere un luogo sicuro, forse avrebbe potuto riposarsi lì per un po', dopo la corsa fatta, sedersi per un attimo avrebbe sicuramente aiutato.

Al centro della radura c'era una sorta di colle, parecchio strano trovarlo li ma Dante era troppo stanco per porsi tali domande. Si avvicinò ad esso e, sedendosi, appoggiò la schiena al suo pendio. Chiuse gli occhi, l'intensa luce solare gli provocava fastidio.

Ma quel piacevole momento, purtroppo, non durò poi così tanto. Il medesimo ringhio di poco prima riecheggiò nuovamente ma, questa volta, molto più vicino. A pochi metri da lui, tre bestie si stavano avvicinando con fare minaccioso. Tutto ciò sembrava sempre più ridicolo, cosa diavolo stava succedendo? Non aveva molto tempo per pensarci, o per cercare di capire perché un leone, un lupo e quella specie di ghepardo, si trovassero lì davanti a lui. Dante cercò di indietreggiare, aggirando il colle e raggiungendo il limitare della selva, trovandosi i tronchi degli alberi alle spalle. Sembrava non esserci via di fuga, le bestie continuavano ad avanzare. Dante chiuse gli occhi, se quella era la sua fine, non voleva guardare.

Una mano sbucò in mezzo agli alberi, prese Dante per il braccio e lo trascinò verso di sé con forza. Non oppose resistenza, probabilmente nemmeno era cosciente di cosa stesse accadendo. Per la paura, aveva rinunciato a ogni forma di difesa possibile. In un attimo venne ricatapultato all'interno del bosco. La mano che lo stringeva, subito dopo, lo lasciò. Nella penombra, Dante, non riuscì a distinguere i lineamenti di colui che si trovava davanti, ma poteva giurare che si trattasse di un uomo. Egli gli fece cenno di fare silenzio, portandosi un dito alla bocca. Dante ubbidì. Non sapeva chi fosse quello sconosciuto ma, forse, avrebbe potuto dargli le risposte che cercava.

<<Allontaniamoci da qui. Seguimi>>.
Sussurrò l'uomo. Lui lo seguì, cercando di fare meno rumore possibile. Ed entrambi si addentrarono nella selva.

Tuo Dante (Dante x Virgilio)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora