LA LADRA DEL TEMPO - Prima Parte

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«Ci sono quasi.»

Elara si sentì solleticare le dita della mano mentre si tendeva in punta di piedi. Un movimento alle sue spalle le fece perdere la concentrazione. La piuma di quel maledetto cappellino era quasi in mano sua. Per tutti gli ingranaggi, in che situazione assurda si era andata a cacciare!

«Ehi, Mr. White» sussurrò, «controlla che

Con la coda dell'occhio cercò di capire se qualcuno la stesse osservando. Non si fidava di quell'ammasso di latta che gli era stato appioppato come famiglio.

La lepre meccanica si sollevò sulle zampe posteriori e drizzò le lunghe orecchie ronzanti. «Nessun nemico all'orizzonte, capitano!»

«Abbassa quella tua dannatissima voce, altrimenti ti sbullono.»

Il braccio le formicolava in modo insopportabile e sentì l'equilibrio che cominciava a vacillare e. Si accucciò sotto un tavolo vuoto del Cafè Da Vegas e diede uno sguardo al suo crono-accumulatore da polso. La lancetta si muoveva completando le sue rotazioni nel quadrante a ingranaggi: aveva ancora tempo a disposizione, ma avrebbe dovuto cambiare strategia, o rischiava di sprecare tutta quella carica cronomantica.

La vecchia e corpulenta proprietaria del cappellino era seduta davanti a lei e le dava la schiena. Non si era accorta di nulla. Elara sospirò. Aveva le mani sudate e la frangetta le infastidiva gli occhi. Si passò le mani sulla faccia per concentrarsi. Trenta secondi potevano bastare, doveva solo sporgersi un po' più di prima.

«Ci riprovo; tu guardami le spalle.» Osservò il musetto di lamiera e ingranaggi, aspettando una risposta di assenso.

«Per tutti i diavoli, certo! Ti copro le spalle io, bucaniere.»

Elara si portò due dita sulle palpebre, massaggiandole. Proprio a lei doveva capitare un automa che si credeva un pirata?

«La vuoi smettere con questo linguaggio marinaresco? Dovrò ricordarmi di farti dare un'occhiata.»

Respirò a fondo. Ora non c'era tempo per questo: doveva sfruttare i secondi che le rimanevano.

La gabbia cronomantica in cui aveva intrappolato la signora del cappellino oscillò. Meglio spicciarsi! Si rialzò e si mise al suo fianco, in una posizione più favorevole allo scopo.

La signora era ancora intenta a girare lo zucchero nella tazza di tè. Se qualcuno si fosse accorto di lei o fosse venuto a parlarle l'avrebbe vista muoversi così lentamente da sembrare innaturale. Se, invece, la signora avesse alzato gli occhi in quel momento dal tè, avrebbe visto il mondo schizzare talmente veloce da farle venire il vomito. Elara sorrise. Sarebbe stato divertente godersi quella scena.

«Presa!» Bulloni, ce l'aveva fatta! Aveva in mano la piuma. La gabbia temporale oscillò per l'ultima volta e sparì. «Merda!» L'aveva gridato?

«Ma che succede? Bambina cosa ci fai qui?» La dama le puntò dritto il suo dito guantato e la sua espressione cambiò da sorpresa a inorridita «E perché hai la mia preziosissima piuma di panfio?»

Per tutti i dannatissimi ingranaggi. Con tutti i capellini che sventagliavano le loro penne, doveva capitarle proprio una piuma di panfio? Non aveva neanche idea di cosa fosse un panfio, ma quel preziosissima non era per niente incoraggiante.

«Ehm signora, scusi ma... mi serve!» si affrettò a dire, sentendosi avvampare dalla vergogna. Si voltò verso il famiglio. «Mr. White, andiamo!»

La signora scattò in piedi, spostando il tavolino col suo ventre prominente. «Al ladro! Al ladro!»

Gli sguardi dei passanti nella piazza si voltarono verso di loro. Bene, ora aveva tutta l'attenzione su di sé. Proprio quello che voleva evitare. Avrebbe sicuramente attirato anche gli Altri.

Infilò la piuma nella grossa tasca del cappotto e cominciò a correre, tallonata dal piccolo automa. Puntò dritta verso il primo vicolo che si allontanava dalla piazza della città. «Mr. White, controlla se ci sono altri cronomanti nei paraggi.»

Con la coda dell'occhio, vide due conestabili rivolgere lo sguardo nella loro direzione. Bè, di quelli non gli importava molto, li poteva seminare con facilità usando su di sé una sferzata di accelerazione temporale. Erano gli Altri a preoccuparla.

«Mastro Elara, due cronomanti si stanno avvicinando a velocità sospetta da babordo.»

«Stupido coniglio! Cosa significa babordo?!»

«Non sono un coniglio, ma una lepre. Una lepre!»

«Va bene, stupida lepre! Dove si trovano ora?»

Il famiglio spiccò l'ennesimo balzo e si bloccò. «Proprio qui davanti.»

«Cosa?» Per tutti i bulloni! Quasi inciampò nel frenarsi. Davanti a loro una volpe meccanica ringhiava perdendo olio dalle fauci. Due rubini scintillavano minacciosi al posto degli occhi.

«Ehi ragazzina, ferma!» ordinò una voce in lontananza, dietro di loro.

I due conestabili li avevano raggiunti. Lancette rotte, ci mancavano solo loro! Non aveva proprio tempo per quelli. Era il momento di usare quella sferzata.

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