La quiete del vento, gli uccellini che cinguettano, le veneziane che proiettano l'ombra della luce sulla coperta. Tutto era calmo e tranquillo. Perfetto per dormir..
- Edo svegliati che sono già le otto!- urlò una voce. E addio alla quiete.
" Mia madre" pensai , assonnato.
- Arriverai tardi a scuola! Di nuovo!-
-Ma se è sabato! - gridai sbadigliando. Una pausa dal corridoio .
- Davvero?!- mia madre sembrava veramente stupita.
-Sii - urlai esasperato. Un'altra pausa meditabonda
- Va beh, allora torna a letto- la casa tornò silenziosa. Mi rigirai nel letto, pensando a quanto mia madre fosse cambiata. Nelle ultime settimane era spesso stressata e stanca, ma soprattutto svampita. Non era la prima volta che mi svegliava di sabato. Solo il giorno prima, mentre andavo a scuola, mi aveva bloccato, chiedendomi stupita dove andassi a quell'ora del mattino. E non era solo questo. Sempre più spesso si confondeva, mischiava il sale con lo zucchero in cucina, era irritabile, affermava cose assurde. Ero sempre più preoccupato per lei, ma a volte l'unica soluzione era allontanarsi. Guardai l'orologio e vidi che erano le otto e un quarto.
A quel punto qualsiasi essere umano si sarebbe rimesso a dormire. Chiunque tranne me. Cosi mi passai una mano sul viso, infilandomi nel bagno, deciso a svegliarmi. L'acqua gelida sul viso, ebbe il potere di strapparmi completamente al sonno. Mi vestii raccattando i primi stracci che mi capitarono a tiro. Andai in cucina, arruffandomi i capelli castano chiaro, e ricordando che dovevo tagliarli, e presi al volo un biscotto. Avrei fatto colazione più tardi. Presi le chiavi, deciso a fare un giro. Stavo per uscire quando sentii una vocina.
-Posso uscire con te? - chiese mia sorella, ancora in pigiama
-Ok ma fai silenzio. E vestiti!- sbottai. Mia sorella corse in camera. Aveva sette anni, ma era sottile come un uccellino che ancora deve imparare a spiccare il volo. Aveva sottili capelli castani, e penetranti occhi verdi. Mamma l'aveva avuta dopo esserci trasferiti, e teneva molto a lei. Aveva una salute precaria, e poi era una bambina intrepida, a dispetto del candido nome Lily (che vuol dire giglio). Ero abbastanza sicuro che se avessi detto di no, lei mi avrebbe seguito comunque.
Così, qualche minuto dopo varcammo la porta. Eravamo a metà della prima rampa, quando una voce ci fermò
-Dove andate?- era troppo bello per essere vero!
-Andrea!- accolsi il mio vicino, e migliore amico con voce sollevata: non ero l'unico deficiente sveglio alle otto del mattino! Andrea era affianco la porta di casa sua, in calzini. Probabilmente era uscito perché aveva sentito le nostre voci. Gli occhi azzurri ci fissavano indagatori, mentre si passava una mano nei capelli neri. Andrea era, ed è tutt'ora, il mio migliore amico da quando avevamo cambiato casa. È il contrario di me, ovvero un campione di pallanuoto, in costante allenamento, al contrario del sottoscritto. Gli spiegai brevemente la situazione, mentre mia sorella raccontava la sua versione. Grazie al cielo, Andrea si offrì di accompagnarci a fare quel benedetto giro. decidemmo di scendere nel parco, la nostra destinazione preferita. Come vide la distesa di rada erba, mia sorella s'illuminò, e corse avanti. Solitamente non uscivamo insieme, e mia madre era molto apprensiva. Il vecchio parco era pieno di calcinacci, roba appuntita, e ferri arrugginiti. Ma era anche il luogo dove io, Andrea, e gli altri della banda ci incontravamo. Era il nostro luogo speciale.
-Santissimo cielo!- esclamammo io e Andrew: sapevamo bene cosa sarebbe successo, se mia sorella si fosse fatta male. La rincorremmo velocemente, e la riacchiappai esattamente all'entrata del parco. Il mio migliore amico, esausto, posò una mano sul vecchio muro di cemento per riposarsi. Ricordo con precisione, che quello fu il momento. Il momento in cui la mia vita cambiò. La terra sembrò risvegliarsi da un sonno profondo ed antico, il vento soffiò più impetuoso. Rapidamente una crepa si disegnò sulla parete di mattoni, esattamente dove Andrea aveva posato la mano due secondi prima.
- Andrea scappa!- urlai con tutto il fiato che avevo in gola. Il mio amico non se lo fece ripetere, e saltò via, proprio nel momento in cui il muro, quel muro che per tanti anni ci era sembrato solido, si spalancasse in due, come una porta. Gli ultimi calcinacci precipitarono a terra, mentre noi ci sporgevamo nella galleria. Era una galleria scura, della quale non si intravedeva la fine
-Wow, Andrew, quanta pallanuoto stai facendo di questi tempi?- domandai, scrutando il fondo della galleria. Lui mi fulminò con un'occhiataccia, e persino in quel frangente, scoppiò a ridere -Ma piantala!- esclamò, dandomi una spintarella
-Entriamo!- urlò mia sorella, correndo dentro. Io e Andrea ci guardammo, prima di entrare anche noi due, gridando a Lily di fermarsi. Percorremmo il tunnel a passo svelto. Volevamo tornare indietro il prima possibile. Andrea questa volta fu più rapido, e acchiappò per la seconda volta mia sorella. Ma proprio quando stavamo per voltarci, intravedemmo una luce. Sapevamo di dover tornare indietro, ma c'era qualcosa in quella luce, qualcosa che spingeva ogni singola fibra del mio corpo ad andare avanti: dovevo sapere cos'era. Lentamente, la luce si ingrandì. Dopo circa cento metri, arrivammo davanti ad una parete, dove scoprimmo cosa produceva la luce: un enorme cristallo selvatico. Era grande quanto una mia mano. Attorno ad esso, si trovavano delle strane creature, sembravano sette serpenti alati, disposti in cerchio. Ai bordi del dipinto rettangolare, si trovavano, partendo dall'angolo in basso a sinistra: una fiamma rosso rubino, una foglia color smeraldo vivo, una roccia esagonale, ed infine una sottile goccia azzurrina.
-Wow- dissi senza fiato. Andrea annuì. Non potevamo che constatare la bellezza di quel posto incontaminato.
-Guardate!- sussurrò Lily, indicando la goccia d'acqua. Effettivamente, aveva iniziato a brillare. Lentamente una linea la congiunse alla fiamma, e poi alla foglia, e alla roccia, fino a creare i bordi di quello che sembrava un disegno prestabilito. Poi, i serpenti alati sembrarono prendere vita. Ad uno ad uno si illuminarono dei sette colori dell'arcobaleno. E le loro luci si fusero. E infine il prisma si illuminò. Solo allora, ci accorgemmo delle crepe sempre più numerose nel terreno. Dopo un istante, la terra si sgretolò sotto i nostri piedi. Urlai, e urlarono anche Andrea e Lily. L'ultima cosa che vidi prima di cadere, fu il prisma, illuminato da un arcobaleno. Poi fu il buio.
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Cronache del Primo mondo
FantasyImmaginate tre un ragazzo, la sua sorellina, e il suo migliore amico, catapultati in una dimensione parallela. Una dimensione nascosta al mondo reale, dove le creature mitologiche si sono rifugiate per trovare pace. Un mondo popolato da umani... E D...