Cari amici lettori, prima di riprendere la narrazione sulla grande figura mitologica che è Luca D* S****, sento il bisogno di fare un po' di contesto sulle vicende che sto raccontando, in maniera tale da fare maggiore chiarezza sugli eventi trattati. Innanzitutto, il sottoscritto non è il protagonista della storia precedentemente raccontata, in quanto si è limitato unicamente a riportare la testimonianza di un suo conoscente. In secondo luogo, la storia che vado a narrare mi è stata trasmessa dalla mia ragazza, che vive a Isernia (IS). Dovete sapere che la sua migliore amica sostiene che io sia un criminale, ma non uno semplice, uno di terz'ordine, di brigata o di poco conto. Lei sostiene, con la convinzione più assoluta, ma nella totale mancanza di prove, che io sia un boss della mafia. Il fatto che io abbia origini meridionali non migliora questa sua percezione di me. La suddetta fanciulla ha ben deciso di rendere questa idea pubblica a diversi suoi concittadini. Ora, avendo Isernia (IS) una popolazione molto ridotta, un'informazione come questa può facilmente viaggiare di bocca in bocca, fino a spargersi a macchia d'olio, raggiungendo qualsiasi testa pensante presente nella suddetta città (quindi circa 7 persone). Come ultimo punto, vorrei sottolineare che la mia cara ragazza ha deciso di raccontarmi questa storia subito dopo aver chiavato. Con queste fantastiche premesse, possiamo passare alla storia di oggi.
Era un sabato sera, e nella suddetta metropoli, più precisamente, nel suo Centro Storico™, si stavano svolgendo i festeggiamenti per la nota Notte Bianca Isernina. Il popolo era in fermento, c'erano musica, colori e alcool. I pretesti giusti per una serata col botto. Per l'occasione, tutti gli abitanti dei paesini vicini si erano riversati nel capoluogo di provincia, raddoppiando le persone presenti a Isernia (da 20 a 40). Inutile dire che, con questa imponente mole di persone, la festa non poteva che scatenarsi. Naturalmente, la notizia della grande festa arrivò anche alle orecchie piene di cocaina degli abitanti di Pescolanciano (IS). Loro sapevano, lui sapeva, che ci sarebbero state delle ragazze (forse 5) a questo importante evento. Raggruppati tutti i cinquantini che avevano a disposizione, fatte le quote per la coca da comprare, e infilate le TN, Luca e i suoi "fra" erano pronti a partire. Spingendo i motorini a velocità folle, circa 30 chilometri all'ora, su tornanti scomodi da fare anche a piedi, si misero in marcia.
La festa era entrata nel vivo. Il Bar Centrale era gremito di gente. La mia ragazza era lì, a ballare con delle amiche. Ad un certo punto, nella calca generale, viene urtata da qualcuno alle sue spalle. Capelli con permanente, TN ai piedi, coca nel naso, cacca nelle mutande, e tre bottiglie di spumante tra le braccia. Era proprio lui, il nostro eroe, che nella foga di portare il beveraggio ai suoi bro assetati, aveva sbadatamente dato una spallata alla mia ragazza. Luca però, non abituato al contatto con un essere femminile, si era parecchio innervosito a seguito di questo "increscioso incidente", come lo definirà in seguito. Ignorando il fatto che fosse tutta colpa della sua sbadatezza, si gira in direzione della colpita per tentare la "Tecnica dei mille pugni a martello in testa", tipica della zona di Pescolanciano, che il nostro amico è abituato ad usare, sulle donne sue compaesane, fin dalla più tenera età. Voltatosi, riconosce però che la persona che aveva colpito era la ragazza di un noto boss della mafia, capace di terribili atrocità contro chi gli avesse toccato l'amata. In una frazione di secondo, tutta la superbia e la rabbia accumulata fino ad allora si riversarono nelle sue mutande, in uno dei suoi ben noti "momenti pupù", per fare posto al panico più totale. Giratosi nuovamente in direzione dei suoi fratelli, si mise a correre per raggiungerli, ma i pantaloni tirati giù fin quasi al ginocchio, e incrostati dalla sua pesante incontinenza, fecero in modo di fargli perdere l'equilibrio, causando la schianto in terra di una delle tre bottiglie che aveva in mano.
Seguono attimi molto tesi. Da una parte il gestore del bar, che pretende da Luca la pulizia del pavimento. Da un'altra, i brother, che avevano pagato per quella bottiglia di spumante di sottomarca, e che non potevano passare sopra ai 24 centesimi che avevano versato. Da un'altra ancora, gli straripanti pantaloni di Luca, che avevano iniziato a riempirsi eccessivamente e a versare il loro contenuto in terra. Per calmare gli animi, il nostro eroe raccoglie scopa e paletta, e inizia la pulizia dovuta, in mezzo allo sguardo attonito dei suoi amici, le quali convinzioni erano state stravolte violentemente, in quanto erano tutti convinti che scopa e paletta fossero utensili per sacchi-da-botte ["donne" in Pescolancianese, ndr.], e che, qualora un uomo avesse dovuto toccare questi strumenti, si sarebbe incenerito all'istante, come insegna un'antica leggenda, tramandata di generazione in generazione, nel loro piccolo paese di provenienza.
Terminata la pulizia, e raggiunti i suoi, procede a scusarsi con loro. Nel rispetto della lunga tradizione pescolancianese, il rituale della storia coi fra ha inizio. Fanno brutto ad una signora che passa lì a caso, e si fanno scattare una foto. Inserirò qui sotto la foto in questione.
Ho dovuto censurare i volti, ma quello al centro è Luca, e quelli ai lati sono i suoi due compari. Come potete ben notare, le bottiglie di spumante sono due (che se vuoi la mia, tre bottiglie di spumante per tre persone sono esagerate, e questi devono pure guidare al ritorno). Sia Luca che il fratello a destra hanno entrambe le mani occupate, mentre il terzo, rimasto sprovvisto della sua dose di alcool, si mette in posa poggiando una mano sulla spalla al nostro protagonista. Chi ha già letto la prima storia sa che, un'azione di questo tipo, non può passare inosservata da un tipo come Luca. La signora restituisce il telefono al nostro eroe, che subito dopo consegna la quota per la cocaina al ragazzo di destra, e gli ordina di andare a comprare la roba, obbligandolo ad allontanarsi. Sguardo attonito, il terzo ragazzo si accorge che qualcosa non va. Attorno al suo polso vi è la mano di Luca, che sta schiumando. Non può più aspettare.
La mia ragazza sostiene poi di averli visti allontanare, entrambi rischiando di scivolare ad ogni passo sulla scia di smerdo che Luca si lasciava dietro, in direzione di un vicolo poco lontano. Mi ha raccontato infine che, quella notte, la musica fu sovrastata da forti grida, cose tipo "BROOOOOOOOO", "FRAAAAAAAAAA" o "COMPAREMAAAA". Nessuno sa che cosa sia successo. Un netturbino, che passava di lì alle prime luci dell'alba, ha raccontato di aver visto tre ragazzi allontanarsi in motorino. Uno aveva quantità indegne di cocaina nel naso, il secondo pareva svuotato della propria anima, e il terzo aveva la bocca particolarmente screpolata, schizzi bianchi sulla maglietta, i pantaloni calati sulle ginocchia, e le mutande strapiene di merda.
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Una storia d'amore a Isernia, Centro Storico™
FanficOgni tanto ho paura quando mi invento queste cose pesantemente gay (sono omofo🅱️o)