Ore di sonno: 6
Stanchezza percepita: 100
Era venerdì, l'ultimo giorno di lavoro di quella lunga settimana e non vedeva l'ora che volgesse al termine; magari, se possibile, senza troppi sbattimenti. Si immerse nel traffico mattutino e alle sette in punto varcò la soglia dell'ospedale. In programma aveva un po' di dimissioni da firmare e qualche ora in sala operatoria per semplici procedure di routine. Erano circa le undici quando si concesse una pausa per prendere una boccata d'aria fresca. Il cortiletto interno era più frequentato del solito, la maggior parte erano i studenti universitari che coglievano ogni occasione per ripassare gli appunti in vista degli esami o semplicemente per oziare. Quella mattina non aveva voglia di essere il solito dottor Karlsson, quello severo e un po' rompi palle, voleva solo che la giornata filasse liscia come l'olio. Si accomodò su una panchina in marmo, l'aria primaverile quella mattina era particolarmente piacevole.
"Hai visto che curve la biondina..."
"Ovvio! Non mi è mai piaciuto così tanto lavare una paziente come stamattina"
"Si ma stai attento a non soffermarti troppo, se ti beccano sei fuori" risero.
Andrea si guardò intorno alla ricerca della fonte della 'simpatica' conversazione, finché non scorse i due infermieri assegnati alla ragazza del giorno prima parlottare e darsi spintarelle, non troppo lontano da lui. Incapace di ignorare quanto stava sentendo, si avvicinò furtivamente ai due. Questi pseudo uomini si stavano scambiando opinioni sulla fisicità della ragazza e condividevano fantasie sessuali su di lei. Istintivamente serrò i pugni. Aveva ascoltato fin troppo. Si fece notare con un colpo di tosse, i ragazzi impallidirono.
"Direi che sei stato beccato" il volto di Andrea era una maschera d'ira e il tono di voce tagliente come una katana, trasudava autorità e sdegno da tutti i pori. Gli rinfacciò la gravità del loro comportamento lasciando che gli altri potessero ascoltare.
"Dottor Karlsson è stata una leggerezza, non faremmo mai niente di male" cercò di difendersi lo stralunato, deglutendo a fatica.
Andrea si avvicinò ancora di più e gli ringhiò: "voglio sperare per voi che non abbiate fatto niente di troppo. Più tardi farò controllare le telecamere" li squadrò entrambi negli occhi in cerca di sfida. Se solo avessero osato. Ribolliva di rabbia. Una collega si avvicinò.
"Tutto bene qui?" fece curiosa, ignara della gravità della situazione.
"Carla, per favore, lasciaci soli. Devo risolvere una questione con questi due" il suo tono non lasciava presagire nulla di buono.
"Va bene, dopo passa in ortopedia"
"Certo"
La sua attenzione tornò sugli infermieri rimasti impietriti. Doveva procedere con un provvedimento adeguato a proteggere l'integrità dei pazienti e l'immagine dell'ospedale. Senza esitare li condusse nel suo ufficio e come prima cosa li sollevò dall'incarico di assistere Maria, sottolineando la loro totale inadeguatezza a svolgere un mestiere così delicato.
"La fiducia e la sicurezza dei pazienti, soprattutto se incoscienti, sono fondamentali, e non tollero alcun comportamento che metta a rischio la loro dignità" li osservò con aria severa "qualcosa da dire?" non ricevette risposte.
"Bene, deduco che siete d'accordo, o perlomeno avete la decenza di tacere. Potete andare a casa. In giornata il primario vi farà sapere sul vostro futuro qui dentro"
I due spalancarono la bocca ma non ebbero il coraggio di emettere fiato.
Una volta fuori dai giochi fece chiamare Marina nel suo studio. Nel frattempo che la donna arrivasse, mandò un'email dettagliata per spiegare al suo superiore l'accaduto, certo di un provvedimento con i fiocchi. Non riusciva a stare fermo, appallottolò tutta la carta a portata di mano sulla sua scrivania. Arrivata l'infermiera, si prese il tempo per spiegarle la situazione. Marina se possibile, era più sconvolta di lui e si offrì lei stessa di seguire la ragazza.
Quel pomeriggio un cartello apparse nella sala relax del personale
L'OSPEDALE DEVE ESSERE UN POSTO SICURO E RISPETTOSO PER TUTTI I PAZIENTI CHE VI GIUNGONO IN CERCA DI CURA. TENETEVI STRETTA LA VOSTRA ETICA
Si era fatto primo pomeriggio e per il secondo giorno consecutivo aveva saltato il pranzo. Niente di nuovo. Decise di recarsi da Maria per accertarsi che fosse tutto in ordine. Si fermò un attimo davanti la porta, raccogliendo i pensieri prima di entrare. La luce soffusa della stanza creava un'atmosfera calma e tranquilla. La giovane ragazza respirava ritmicamente, i capelli biondi erano sparsi sul cuscino, la pelle chiara e delicata era segnata da vari tagli dovuti alla caduta. Il suo viso era rilassato in un sonno profondo. Andrea si avvicinò lentamente al suo letto, quasi come non volesse disturbare la pace che avvolgeva la stanza. I suoi occhi si posarono di nuovo sulla ragazza che sembrava ancora più fragile mentre riposava. Quello che doveva essere un attimo di osservazione si trasformò in una vera e propria contemplazione. Cavolo, quella ragazza era davvero bella. Andrea si passò una mano trai capelli neri, erano più scompigliati che mai. Quelle ultime 24 ore erano state talmente frenetiche e piene di eventi che si era dimenticato perfino di respirare. Ora finalmente aveva ripreso a farlo e cercò di assorbire un po' di calma dall'ambiente. Il suo sguardo si posò su ogni dettaglio, dai lineamenti del viso alle curve del corpo celato sotto il lenzuolo. Una versione moderna e un po' malridotta della bella addormentata.
Una vibrazione del cellulare nella tasca del camice lo fece sobbalzare. Si dedicò quindi nel leggere le procedure mediche effettuate in sua assenza dalla cartella clinica. Tutto stabile. Si allontanò dal letto e con il sorriso le mormorò un 'andrà tutto bene' prima di lasciare la stanza.
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Quello che successe "dopo"
RomanceCom'era il detto..."chiusa una porta si apre un portone"!? Maria si era immaginata tante volte il suo 'dopo' ma di certo non si aspettava di finire in ospedale. E' pur vero che se non fosse andata in quel modo, non avrebbe mai conosciuto il bel dott...