Chapter 1: Hope

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«Ally vieni, c'è tuo fratello!»

Quando i miei divorziarono, io e mio siamo stati divisi: io con mia madre in Italia e mio fratello Hoseok in Corea del Sud.

Sbuffo, ma nella mia testa fa capolino una vocina.
Ally non sei curiosa di sapere com'è adesso?
Lo ero. Molto.

«Arrivo» urlo dalla mia camera.
Percorro le scale a chiocciola ma inciampo.
«Oi, oi, oi... che male» dico mentre mi massaggio il fondoschiena idolenzito dal colpo.

«Ally, stai bene?» domanda mia madre.
Fa sempre domande stupide quando sta con altre persone, escludendo me. Ricordo quando mi domandò (ad alta voce) chi fosse il ragazzo che mi piaceva... e lui era presente.

Ma lui dov'è?
La vocina, come il serpente di Adamo ed Eva, mi tentava.

Mi precipito all'ingresso ma la porta è chiusa. Guardo dove di solito poggiamo le scarpe e noto che ci sono un paio di scarpe numero 41. Faccio dietrofront e mi dirigo in salone. Lì trovo mio fratello.

Hoseok. Un giovane uomo dai capelli tinti di rosso. Appena mi vede mi saluta con un sorriso smagliante.

«Ciao Alice»

Mi esamina. Mi do un occhiata anch'io: avevo un paio di cargo neri e un corp top dello stesso colore. Dal mio collo pende una catenina con un lucchetto e dalle mie orecchie pendono vari tipi di orecchini.

Lo guardo e lui guarda me.

«So il coreano, puoi parlare. O il gatto ti ha rubato la lingua?» sputo, alzando un sopracciglio.

«Alice! Non essere così distaccata.» mormora mia madre.
Era la verità: per 14 anni non si è fatto sentire, nessun messaggio, nessuna notizia su di lui o su nostro padre, e adesso si presenta qui dicendo "Ciao Alice" e nient'altro?

«Capisco bene cosa provi. Mi odi, ma sono qui perché non sono come papà. Io sono diverso: non ti lascerò sola, Alice» dice calmo Hoseok.

«Anche nostro padre diceva così... e guarda un pò» dico, alzando le spalle.
«Mi spiace. Vieni a Seoul con me, mi occuperò io di te» dice Hoseok.

Mi giro verso mia madre e la vedo sorridere, i suoi occhi luccicavano mentre guardava Hoseok.

Se guardasse anche te come guarda lui...

«D'accordo. E mamma?» domando.
«Io resterò qui, non preoccuparti» mi rassicura mia madre.
«Ti voglio bene mamma» l'abbraccio.
«Anch'io ti voglio bene» ricambia l'abbraccio ma poi mi allontana dicendomi «Sbrigati, vai a fare le valige!»

Corro in camera e prendo la mia valigia, dopodiché comincio a buttarci tutti i miei vestiti preferiti, trucchi, scarpe, beauty, ecc.

Quando scendo, Hoseok è al telefono. Parla un coreano fluente.
«Si, hyung... Per le 9pm siamo lì. Sì, ho già i biglietti di tutto: aereo, ho prenotato un taxi. Tutto.» E termina la chiamata.

«Con chi chiamarvi?» chiedo.
«Uhm... Poi ti spiego» risponde ridendo, poi si fa serio e chiede «Andiamo?»
«Vamos» rispondo in spagnolo, ridendo.

Arrivati a Seoul, prendiamo un taxi.
La destinazione è una casa superiperultrastragrande.

«Hoseok, è casa tua?»

«È anche casa dei miei amici» arriviamo alla porta, gira la chiave e poi il casino.






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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 10, 2023 ⏰

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