Capitolo 1

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"Un cambiamento radicale. Abbiamo tutti bisogno di ricominciare e penso che trasferirci sia la cosa migliore."

Sono state queste le testuali parole di mia madre quando ha finalmente deciso di metterci al corrente dell'imminente partenza. Cosa avvenuta circa cinque mesi fa. Ci riempì la testa con cose come "la qualità della vita è migliore lì" oppure "sarà un nuovo inizio" e roba varia, ma le uniche cose per me rilevanti erano: che aveva trovato lavoro come arredatrice di interni a Los Angeles e che ci saremmo trasferiti vicino casa di zia Kate.
A differenza di me, i miei fratelli ne erano entusiasti. Certo, avrei potuto "ribellarmi" e mostrare il mio disappunto su questa faccenda, ma a cosa sarebbe servito? Se mia madre era arrivata a fare una scelta del genere evidentemente ne aveva bisogno e non avendo potere decisionale, mi sono dovuta adattare fingendomi contenta.
In fin dei conti ho sempre finto con la mia famiglia... finto di essere una ragazza felice e spensierata che ama la vita e che ha voglia di vivere, ovviamente nessuno di loro ha mai avuto il sospetto che sia tutto una colossale, gigantesca bugia e siccome sono più le volte in cui litighiamo che quelle in cui andiamo d'accordo, non si sono mai preoccupati di farci caso.
Mio fratello Marcus ha ventidue anni, con lui vado più o meno d'accordo, ma più che altro perché non c'è quasi mai a casa e quando c'è non parliamo spesso. Mia sorella Sarah invece, ha ventisette anni, con lei posso dire di NON avere affatto un buon rapporto. Le uniche volte che non ci scanniamo sono quando dobbiamo lavorare a qualcosa che ci accomuna e anche in quel caso, evitare di litigare sembra un'impresa.
Per quanto strano possa sembrare, pur vivendo nella stessa casa da sempre ed essendo sangue dello stesso sangue, loro non sanno chi io sia.
Su mia madre le cose da dire sarebbero tante. Lei è la persona più forte che conosca, sempre pronta ad appoggiarci in tutto, ad ascoltarci, a starci vicino, a non farci pressioni, ha il peso del mondo sulle spalle e nonostante la miriade di problemi che ha dovuto affrontare si è sempre rialzata. Purtroppo per me, nonostante mia madre mi conosca meglio dei miei fratelli e sia una mamma fantastica, a volte, ho la sensazione che persino lei non riesca a vedermi per chi sono davvero. Ad essere sincera forse.. non lo so nemmeno io per certo... mi piacerebbe da morire poter essere come lei, ma la verità è che non le somiglio neanche lentamente.

"Stiamo parlando di Los Angeles. Ancora non ci credo. Chi è che non vorrebbe viverci?" afferma mia sorella con occhi sognanti prima di salire sull'aereo, facendomi riemergere dal vortice di flashback in cui ero caduta.

"Probabilmente solo una stupida come me."sono tentata di dire, ma come il mio solito preferisco rimanere in silenzio. Non che io abbia qualcosa in particolare contro Los Angeles e non che avessi molti amici nella città che sto per lasciare, ma semplicemente, una parte di me ha sempre odiato i cambiamenti. Per quanto belli possano essere, certe volte non riesco proprio ad accettarli.
Insomma il fatto è questo: dopo la morte di mio padre non avevo nessuno con cui parlare e con la mia famiglia non ne avrei mai parlato per paura di far riaffiorare ricordi dolorosi, l'unica soluzione era chiudermi ermeticamente nelle mie emozioni, cosa in cui ormai, sono diventata molto brava. Avevo otto anni quando è successo, ero solo una bambina e avevo il disperato bisogno di prendermela con qualcuno, non avendo nessuno a cui dare la colpa di tutto, me la presi con me stessa, finendo per odiarmi. Stavo annegando in un mare colmo di ricordi, dolore e angoscia, la mia ancora di salvezza fu la mia grande passione per la musica, senza quella probabilmente non sarei riuscita a restare a galla.
Sono passati otto anni... non giorni o mesi, ma anni. Otto lunghi dannati anni passati a lottare contro tutto, in particolare contro me stessa. Da un pò di tempo ero finita in una specie di limbo, lontana dallo stare bene, ma non troppo vicina a quel tunnel oscuro dal quale ero miracolosamente riuscita a scappare, ero in uno stato di strana e malinconica tranquillità, poi... venni a sapere del trasferimento. Succede sempre così: quando finalmente mi abituo a tutto e trovo una specie di equilibrio che mi consente di sopravvivere, ecco che accade qualcosa che mi stravolge completamente consentendo a quel circolo vizioso di ricominciare. E io mi ritrovo a dover ripartire da zero. Da sola. Di nuovo.

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