Effetti marijuana.

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Gli effetti indotti dall'uso di marijuana sono svariati, hanno differente intensità a seconda del soggetto, dalle circostanze psicofisiche in cui la si assume, dalla contemporanea assunzione di alcool o altre sostanze psicoattive, dall'assuefazione del consumatore e dalla quantità di principio attivo (THC) assunta e della composizione chimica della specie presa in esame, ad esempio le specie con alti valori di CBD e moderati o bassi livelli di THC hanno effetti localizzati principalmente sul fisico, apportando analgesia e rilassamento, caratteristiche che la rendono preferibile rispetto ad altre per uso terapeutico; i principali effetti possibili sono:
analgesia
eccessiva sonnolenza diurna
⚫euforia
⚫rilassamento muscolare
⚫diminuzione della pressione ⚫intraoculare ed endooculare
⚫attenuazione della reattività fisica e mentale
⚫temporaneo abbassamento o innalzamento della pressione del sangue
⚫amplificazione dei sensi
⚫aumento del battito cardiaco
aumento dell'appetito(comunemente detta "fame chimica").
Se assunta in ingenti quantità può provocare stati d'ansia, possibile sviluppo di patologie mentali.
Mentre per alti contenuti di THC e bassi di CBD gli effetti sono più "cerebrali" e in casi particolari anche psichedelici. Consumatori abituali riferiscono che in alcuni soggetti questi effetti tendono a scomparire o attenuarsi, probabilmente per via dell'instaurarsi di un certo grado di tolleranza specifica.
Non è ancora chiaro se fumare marijuana aumenti o diminuisca il rischio di cancro. Inoltre, l'uso di tali sostanze può provocare effetti quali:
disorientamento e forte opacità cognitiva,
apatia,
euforia,
maggiore sensibilità ai colori, ⚫sonnolenza.

I vari effetti, possono essere condizionati in maniera influente anche da due fattori psicologici: il set (lo stato d'animo di chi consuma) e il setting (la compagnia con cui si trova ed il luogo dove si trova il consumatore).

A lungo termine

La maggior parte delle sperimentazioni condotte su topi da laboratorio è stata intrapresa somministrando esclusivamente THC veicolato in soluzione diluente, per lo più non nella sua versione naturale ma nella sua variante sintetica, escludendo la somministrazione in contemporanea degli altri cannabinoidi presenti naturalmente nel fiore di cannabis che viene comunemente fumato. Come diversi studi scientifici dimostrano, i cannabinoidi hanno la capacità di interagire tra di loro una volta assunti nel corpo umano.
L'esempio più comune è dato dal principio attivo CBD, non psicoattivo, che ha la proprietà di annullare gli effetti negativi del THC su respirazione, battito cardiaco, pressione sanguigna; molto importante per pazienti che soffrono di problematiche cardio-vascolari o cardio-respiratorie. Le varietà di cannabis per uso terapeutico possono arrivare a contenere una percentuale di CBD anche del 14%, ma questo dipende molto dal tipo di malattia con cui si ha a che fare, infatti, il Bedrocan, noto farmaco importato dall'Olanda, ha una percentuale di CBD solo dell'1% circa, praticamente inesistenti.

Buona lettura tossici ;) ❤
E ricordiamo che la marijuana serve anche per aiutare persone con patologie che il CBD può alleviare!

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