CAPITOLO 11 🤍

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"Solo nell'oscurità puoi vedere le stelle 💫💙

Arrivati alla villa di Nic, l'unica cosa che volevo fare era stare sola e pensare. Si, lo so che non dovevo pensare a nulla, so che dovevo stare due settimane senza preoccupazioni, ma dentro mi portavo un peso troppo pesante, ho provato per molto tempo a reprimerlo, ma ora sto lentamente perdendo le forze e la capacità di nasconderlo.

Aiutai Niccolò a scaricare le valigie e poi mi "rifugiai" nella terrazza ad ammirare il paesaggio.
L'Umbria è davvero una della più belle regioni d'Italia, starei ore a fissare le colline verdi, i campi di mille colori, le case in pietra e le loro piscine, che, non per vantarmi, ma in confronto a quella nostra sono delle vasche da bagno per poveri.

Avevo solo bisogno di urlare e liberarmi di tutti i mostri che mi stavano uccidendo lentamente.

Provai a respirare in modo regolare, ma dal mio naso e dalla mia bocca uscivano solo singhiozzi strozzati.

Qualche minuto dopo mi raggiunse Niccolò ed io provai a nascondere le lacrime.

"Amore, sei qui. Ehi, che succede?" Il suo tono era tra i più dolci che io abbia mai sentito.

"Io devo sempre rovinare ogni cosa, sono un disastro" Ripresi a piangere, stavolta senza respiro.

"Ma che dici" Si avvicinò a me e mi abbracciò "cosa hai rovinato?"

"Tu hai fatto tutto per me. E io sono ora qui a piangere"

Lui avvicinò il suo viso al mio: "È per prima?" Mi chiese.

"Si" Non riuscivo a calmarmi.

"Tu non puoi nemmeno capire quanto mi dispiace, quanto vorrei aiutarti... sono inutile"

Avevo tredici anni, vivevo in una famiglia felice e numerosa, in buono stato economico e tutto il resto.
Come ogni adolescente non vivevo un rapporto meraviglioso con mia madre, ma il fatto era che l'adolescenza non c'entrava proprio niente. Lei era l'unica persona che avevo e le raccontavo ogni cosa. Me ne sono pentita troppo tardi. Ho scoperto che non potevo fidarmi e ho iniziato ad isolarmi dal mondo.

Ho sempre odiato quella donna, e no. Non era l'età. Era tutto. Era lei.
Aveva tradito più volte la mia fiducia, mettendomi in imbarazzo, ma non c'era solo questo.

Mio padre si ammalò. Un tumore maligno che gli portò piano, piano via il respiro.
Amavo troppo papà. Era l'unica cosa bella che avevo. E la vita mi aveva portato via anche quella.

Mia madre cominciò a trattarmi male e a trascurarmi. Spesso si dimenticava di me.
Ma ero quasi sicura che non fosse per mio padre.

All'età di quindici anni ero scappata di casa durante una notte ed ero andata a casa di mia zia con cui sono rimasta per molto tempo.

"Tu mi hai salvata letteralmente, perché cazzo dici che sei inutile?"
Adesso anche lui aveva gli occhi lucidi.

"Ti amo Rachele. Ti amo veramente troppo. Sei la persona più forte che conosca, hai superato cose che la maggior parte delle tue coetanee non potrebbero nemmeno immaginare. Sorridi, per favore"

Lo guardai, e un attimo dopo mi tuffai letteralmente nelle sue braccia.

"Ti amo. Ti amo Niccolò"

Lo baciai.

Lo baciai come se non lo facessi da anni, come se avessi bisogno solo di lui.

Quel pomeriggio decidemmo di restare a casa a riposarci.

Era così bello non dover preoccuparsi di nulla, tra la braccia di Nic e immersa nel suo profumo.

Verso le 20 Niccolò mi convinse ad alzarmi per mangiare qualcosa, sempre con la sua delicatezza:

Se la vita è nostra non ci ostacola niente Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora