Ho un ricordo molto sbiadito ma allo stesso tempo chiaro di quel periodo.
Mio padre che mi insegna a far volare un aquilone, con il vento a favore, io piccolo che corro per il foro italico, cercando di capire come farlo volare. con quel sole caldo che batte in trasparenza sull'aquilone. tutto sembrava perfetto, ma non mi sarei mai aspettato che quell'aquilone sarebbe stato invece la mia metafora di vita. Siamo a Palermo, precisamente d'avanti Ganci un posto dove si mangiano prodotti tipici di rosticceria palermitana, servono anche da bere oltre che a mangiare. Il cibo costava veramente poco, non ricordo bene quale ganci sia stato, ma ricordo benissimo mio padre correre verso la macchina in cui: io mia madre e mio padre dormivamo. Fu la prima volta che provai l'aranciata, bibita così comune ma per me così rara al tempo. Ricordo che quella macchina fu per noi riparo per anni, ci proteggeva dal freddo, dalla pioggia, un pò meno dal caldo, ma in qualche modo ci proteggeva. In quel periodo io e la mia famiglia capimmo quanto strana era la gente. Dormivamo dentro la macchina,e di sera, qualche pazzo ci spiava dai finestrini,e lo so perché papà quando succedeva per chissà quale motivo era sempre sveglio. Ogni volta che la gente spiava, papà li scacciava via, e io mi svegliavo di soppiatto. Ero molto piccolo, di preciso non so dirvi quanto, ma abbastanza grande per memorizzare quello che mi stava accadendo attorno. Ricordo che quando mio padre andava a fare benzina con me e mamma in macchina, Mi guardava dal finestrino, e mi faceva smorfie per farmi sorridere.
Di mattina papà tornava sempre con qualcosina per me, mi faceva mangiare, e mangiava pure mia mamma, Non so perché ma lui non mangiava mai. Mio padre faceva il parrucchiere e per noi era l'unica fonte di guadagno.
Di pomeriggio mangiavo pure qualcosina assieme a mamma, e papà non mangiava, di sera era difficile trovare qualcosa da mangiare, ma io mangiavo lo stesso sempre qualcosa, mamma alle volte mi dava anche metà del suo cibo per non farmi mancare niente. Ricordo anche che avevo paura dei fulmini e del buio, e quando arrivava l'inverno mia mamma mi abbracciava sempre, forte forte, così da non farmi sentire solo e impaurito. ricordo che mio padre non lavorava molto in quel periodo, di solito andava a casa delle clienti a fare i "domicili", e qualche volta mi ci portava anche a me. Cosa che noni dispiaceva, perché le clienti mi offrivano sempre qualcosa di buono da mangiare; Mio padre diceva sempre "non fare mai questo lavoro", in realtà non capivo il perché, anche perché poco tempo dopo, una cliente riesce a farci trovare una casa economica dove dormire. Ricordo di questo signore alto, giacca e cravatta, che ci mostrava quella che ai tempi fu il nostro rifugio. Bhe poteva sicuramente esserci di meglio, visto che ogni stanza che apriva era sommersa dagli scarafaggi, ma era comunque casa. Le cose non erano tanto meglio con il caldo e con il freddo, era come dormire in macchina, ma costava un pò di più. La fame si faceva sentire ogni giorno ancor di più. Papà tornava sempre la sera a casa, delle volte con belle notizie altre volte, invece no, ricordo che ad aggravare la situazione mamma e papà avevano litigi sempre più costanti, e sempre più brutti, ricordo papà che nervoso spingeva mamma con violenza e mamma gli urlava contro tirandogli qualsiasi cosa avesse a portata in quel momento. L'indomani era come se tutto questo non fosse successo. La notte papà scendeva sempre, e tornava con qualche mobile puzzolente e qualche vestito, diceva sempre "Ricordati che qualsiasi cosa per gli altri è immondizia, per noi invece è essenziale", ed era vero, perché avevamo letti gratis, mobili gratis, e anche scarpe e vestiti. Ammiravo mio padre perché era bello e forte, figuratevi era una montagna, alto, castano, in forma. Aveva sempre gli occhi tristi, erano di un verde chiaro, ma alle volte circondati da venature rosse, erano occhi spenti, ma quando quegli occhi mi guardavano si accendevano di colpo. Ricordo anche che papà era molto geloso di mamma, eh certo lo sarei stato anche io: Capelli lunghi scuri, occhi grandi e carnagione abbronzata, tutto accompagnato da un sorriso bianco e splendente, con una dentatura quasi perfetta. Bellezze che vedeva mio padre, vedevo io, ma lo vedevano anche gli altri. Forse è per questo che papà urlava così tanto contro mamma. Infatti ricordo che Papà mi raccontava sempre di un certo Vincenzo, Un uomo che a quanto pare, a detta di mio padre, Mamma incontrava di nascosto, lo chiamava "Il Rosso".
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Croce sul cuore...
Randomquesto libro parla della storia di un ragazzo e la sua famiglia, alle prese con una vita sempre più amara e violenta, che li porterà a un declino sempre più disastroso.