Immaturità

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Papà quindi mi parlava spesso di questo Rosso, Brutto come la fame, bianco in faccia, Rosso dai capelli, drogato e donnaiolo, Una figura che per assurdo anche se mai presente materialmente, era presente nei dubbi di mio padre verso mia madre, che lei sembrava negare. Ma non c'era tempo per pensare a questo; I giorni passavano e i problemi non diminuivano, Ma quando papà arrivava a casa subito svanivano, la sera quando tornava, papà raccontava sempre qualche storia di quando era più giovane, in particolare, la storia di quando era un soldato, racconta che faceva il cuoco alla mensa, che aveva tanti amici, e che ai tempi nascondeva i suoi capelli lunghi, dentro la Stupida, un cappello militare. E mi raccontava anche, di quanto in quel periodo gli mancava una certa Francesca: bionda, alta e bella, sembrava quasi americana. La amava alla follia, e lei e la sua famiglia amavano lui, Mi raccontava anche, che le scriveva ogni giorno, e lei ricambiava. Mi raccontava pure che all'esercito, ha dovuto imparare a essere lui il più forte, perché altrimenti calpestato dai suoi commilitoni, che venivano tutti da posti diversi: Napoli, Roma, Palermo e così via. E mi raccontava in particolare di una lite, diceva che all'inizio del servizio di leva, lui aveva molta paura di possibili aggressioni, camminava infatti assieme a un suo amico calabrese, bassino, scaltro, e rissoso. Un giorno mio padre e questo suo amico, vengono accerchiati da un branco di commilitoni male intenzionati. Al che l'amico di papà, che per comodità chiameremo il Calabrese, con fare minaccioso avanza verso uno del gruppo e dice "chi è il primo che le vuole prendere" Quel giorno mio padre ne prese così tante che i giorni a seguire il suo carattere cambiò, Diventò uno dei più violenti e aggressivi che potevano esserci li dentro. Mi raccontava, di come non ci vedesse più dalla rabbia, quando qualcuno lo spingeva o soltanto gli diceva una parola non tanto gradita. Ammetto che a quei tempi  avevo molta paura di papà, mai avrei sognato di farlo arrabbiare, anche se qualche volta ci riuscivo. Intanto i giorni passavano, passavano i mesi, e il lavoro di papà non fruttata guadagni;
Non so neanche come faceva a pagare la casa dove stavamo, la quale aveva sempre più problemi con gli insetti. Mangiavamo quello che riuscivamo a trovare, e la maggior parte, soltanto cose economiche. Mangiavamo cuocendo il cibo grazie ad un fornello piccolo piccolo, alimentato da una bomboletta. Fatto sta che un giorno, mia mamma e mio papà, mi danno una notizia spiazzante, la sera vengono da me e mi dicono:  "amore mio, presto avrai un fratellino/ sorellina"  che ai tempi fu per me un immenso piacere. Adesso pensandoci bene, fu in realtà  l'ennesima decisione poco ponderata e immatura presa dai miei genitori.

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