-Mamma cosa sono?
Repressi un sussulto quando le piccole dita paffute di mio figlio mi sfiorarono l'interno dell'avambraccio dove piccole cicatrici argentate si arrampicavano e intrecciavano sulla tenera carne pallida.
-Non sono niente tesoro, non ti preoccupare.
Gli risposi sorridendo, cercando di nascondere il cipiglio causato da quella domanda inaspettata.
- La mamma torna subito, tu continua pure a giocare.
Mi alzai lisciandomi la gonna e mi diressi verso il bagno sentendomi perforare la schiena dai curiosi occhi blu di mio figlio.
Appena la porta si chiuse alle mie spalle con un sonoro ' click ' mi accasciai su di essa sospirando.
Sentivo le membra pesanti e intorpidite come se fossi immersa in un lago ghiacciato e i vestiti, imbevuti d'acqua, mi trascinassero giù, sempre più giù.
Con un colpo di reni mi staccai dalla superficie liscia della porta e mi diressi verso il lavandino, mi appogiai al marmo freddo che a contatto dei miei palmi sudati sembrò raffreddarsi e indurirsi ancora di più.
Strizzai le palpebre per reprimere i coniati che mi attorcigliavano le budella, feci dei respiri profondi e cominciai a contare all'indietro da cento, come facevo a quel tempo....Mi irrigidi di scatto e scossi violentemente il capo per scacciare i ricordi che premevano e scalciavano dal fondo della mia mente per riaffiorare.Non ora. Non ora.
Non volevo ricordare, non potevo ricordare, non ora che riuscita a dimenticare, non ora che avevo una vita.
Mi sciacquai il viso e l'acqua gelida mi riportò per un momento a dove mi trovavo, nel bagno di casa mia, bianco e immacolato come la stanza dove mi risvegliai qualche anno fa.
Osservai il mio riflesso nello specchio: il volto pallido, le ombre scure sotto gli occhi, i capelli umidi laddove il sudore li aveva fatti appicicare alla pelle e tutto accadde in un istante.
I ricordi come un onda si abbatterono e infransero la fragile barriera che avevo eretto per sopprimerli, sotto i miei piedi si aprì una voragine buia, come una bocca sdentata mi inghiottì e mi riportò in quella cella fredda dalle pareti scrostate e ammuffite.
Tutto si fece più vivido.
Mi colpì le narici il familiare odore dolciastro di marcio, sentì i peli rizzarsi sulle mie braccia e poi le mani, mani che mi spingevano, mi schiacciavano al suolo, la morsa delle cinghie sui miei polsi e le mie caviglie, il cuoio che penetrava nella carne ad ogni mio movimento, gli aghi che mi perforavano la pelle, il sangue che sgorgava rosso e vivo dai tagli; vidi il luccichio metallico di una lama e un sapore di rame mi invase la bocca.É per una buona causa -dicevano- lo facciamo per aiutare il prossimo, quelli come voi dovrebbero essere orgogliosi dell'aiuto che danno alla scienza.
Quelle frasi mi si insuinarono nel cervello assuefacendomi i sensi, facendomi credere fossero veritiere, ma poi la mia voce più forte e chiara delle altre si librò ripetendo quella frase che era stato il mio mantra in quel periodo di dolore e sconforto :
"Se io ce l'ho fatta, è stato perché ho combattuto e sono andata avanti, mi sono ribellata a qualcosa che era errato".
Riaprì gli occhi con ancora quelle parole che mi risuonavano nelle orecchie e sorrisi, sorrisi perché io ero stata più forte, perché i demoni del mio passato non potevano più farmi del male.
Sorrisi perché io avevo vinto.
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CK-Concorso
De Todo-Mamma che cosa sono? Repressi un sussulto quando le piccole dita paffute di mio figlio mi sfiorarono l'interno dell'avambraccio dove piccole cicatrici argentate si arrampicavano e intrecciavano sulla tenera carne. -Non sono niente tesoro, non ti pr...