Quattro occhi sono meglio di due

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Incappucciata, avvolta in un lungo mantello grigio, di polvere e d'ombre della sera, la pellegrina tira la fune della campanella a lato della porta in legno tarlato.

Un uomo minuto apre e la lascia entrare nell'abitazione cadente e spoglia. La fiamma d'un lume anima la stanza d'inattese danze.

Nessuno fiata. Lui fa un cenno col capo e aleggia altrove. Lei lo segue verso un tavolo basso, nell'angolino. Con la mano ad artiglio, dentro un largo vassoio in terracotta scheggiata, l'oracolo cieco smuove sabbia, pietrisco, qualche ossicino.

- Tu sei figlia dello Scorpione... E, segui il filo rosso delle tue passioni! - respira con affanno.

Lei attende, certa che non le rivelerà niente di utile.

- Cieca... Tu sei cieca! - rimbrotta lui – Abbandona il passato... Lascia che l'acqua scorra... Fuggi il tuo riflesso... Attenta agli occhi di lava!

La divinazione s'interrompe con un gemito prolungato.

Lei posa una moneta sul tavolo e abbandona la casupola.

Dopo mesi, la pellegrina giunge a destinazione. Nessun vento contrario l'ha arrestata.

Arriva a una gola erbosa attraversata da un fiumiciattolo allegro, chiusa tra due alte pareti di rocce sedimentarie, spennellate da sfumature di rosso.

S'avvicina all'acqua. Dapprima, abbassa le palpebre, pensierosa. A occhi chiusi, si china e porta l'acqua alle labbra, con le mani a coppa.

- Stupida! - si rimprovera. Guarda il viso riflesso nell'acqua cristallina.

E' giovane, abbronzato, con due carboni scuri incastonati e capelli morbidi ad incorniciarlo. E' bello ma limato dal vento e da una smorfia caparbia. Siede a terra.

- Se i calcoli sono esatti, – borbotta – appena il sole toccherà quel pinnacolo a ovest, apparirà l'ingresso in questo punto, innanzi a me.

Armata di pazienza, riposa e aspetta.

Il sole cala e ombre scarlatte s'allungano, invadenti. Compare un ampio varco. Imbocca il passaggio senza esitare. La luce è poca ma il percorso è agevole. Stenta a crederci.

- Tuttavia, non è sempre visibile... – prova a spiegarsi l'insperata fortuna.

Graffiti preistorici la seguono. Scene di uomini dinanzi a una bestia alata mentre porgono i loro occhi in dono.

Persevera nell'esplorazione piuttosto favorevole. Arriva a una nicchia scavata nella parete fredda.

Lì, una piccola statua in pietra. E' uno pterodattilo ritto, dalle ali spiegate. Al posto della cresta e sino alla punta della coda, una fila di corna. Rubini grezzi sono occhi sull'intero corpo.

L'afferra, rapace e senza pensare. Qualcosa la punge in profondità. Cola del sangue. Null'altro. La ricerca è conclusa.

- Avevo ragione! Erano superstizioni...

Guadagna l'uscita. Il buio l'accompagna, la rende sicura. Fugge lontano.

Dorme, in una stanza provvidenziale. La finestra si spalanca. Un tuono s'accavalla al lampo. Non è sveglia ma già lotta.

La bestia vive. Raspa sul petto. Furore, negli occhi di lava, colmi d'una cupidigia nota. Vede il proprio riflesso mentre le cava il cuore.

Strida acute coprono ogni altro suono. Lei svapora, condensandosi in un rubino. Un altro occhio.

Nella notte, lo pterodattilo distende le ali e vola via. Seguendo una scia di sangue, sino alla dimora nascosta dal sole.

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#HalloweenVault6, #HV6, @WattpadBrividoIT

Pelle d'oca e di volatili variDove le storie prendono vita. Scoprilo ora