Bacio meglio di come cucino, te lo assicuro

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Gli uccellini volavano pacificamente nel cielo, attraverso le nuvole, seguendo la corrente calda del vento che semplificava loro la rotta. A New York tutto era tranquillo. Beh, più o meno.

-Annabeth ho bisogno di te qui, subito!- con quel grido di aiuto che proveniva da un modesto appartamento nei pressi della periferia, Percy Jackson intimava alla sua ragazza di attraversare mezza città perché si trovava nei guai.
Per un semidio adolescente, dislessico e iperattivo, essere nei guai era all'ordine del giorno. Insomma, una cosa normalissima, sopratutto per lui. La novità stava nel fatto che avesse chiesto, pardon gridato, aiuto alla sua ragazza usando un messaggio-Iride, lui che era un fiero figlio di Poseidone, lo stesso semidio che aveva sconfitto Crono e Gea senza battere ciglio.
Insomma, cosa doveva pensare Annabeth valutando la situazione? Ovviamente smise di fare quel che stava facendo per correre a casa del suo ragazzo, trafelata e con i capelli ancora bagnati dopo la doccia. Grazie agli Dei, il messaggio-Iride era apparso quando ormai indossava l'accappatoio, anche se, facendo bene i conti, il ragazzo aveva già visto tutto il possibile.
Quando, poi, si trovò davanti un Percy con un buffo cappello bianco da cuoco e un grembiule con la scritta "Bacio molto meglio di come cucino" non poté fare a meno di sbattere la porta d'entrata infuriata. Non era la prima volta che lui la chiamava con urgenza per cose piuttosto futili, come il gatto fuggito o degli esercizi di matematica piuttosto... bollenti.*
-Allora, qual'è l'urgente problema per cui ti serve il mio imminente aiuto, come se io non avessi altro da fare?- sbuffò infastidita, togliendosi la giacca e attaccandola all'appendi-abiti.
Percy agitò il lungo mestolo di legno che aveva in mano, spargendo farina sul pavimento.
-Questa sera mia mamma ha organizzato una cena con una coppia di suoi amici, una specie di cenetta romantica a quattro con Paul, e mi ha ordinato di preparare il dessert mentre lei andava a fare la spesa!- disse in completo, ma tipico, panico da maschio in cucina.
-E perché mai ti avrebbe obbligato a preparare il dessert? Che hai combinato questa volta per far infuriare quella povera donna?- domandò Annabeth incrociando le braccia al petto. Conosceva bene i suoi polli lei.
Il ragazzo spalancò gli occhi verdi, facendo quella faccia da cucciolo che molte volte aveva fatto cedere Annabeth contro la sua stessa volontà.
-Io? Non ho fatto assolutamente niente! Perché deve essere sempre colpa mia?-
La ragazza alzò un sopracciglio, scettica.
-Percy...-
Lui sbuffò, sconfitto. Era stato abbastanza facile.
-E va bene. Forse, e dico forse, ho accidentalmente messo in lavatrice il vestito bianco che aveva intenzione di indossare stasera con il mio maglione blu, quello che mi piace tanto, ricordi?- disse, cercando di distogliere l'attenzione dall'argomento centrale.
Annabeth scosse il capo, esasperata per poi dirigersi in cucina, rimboccarsi le maniche e indossare un grembiule.
-Forza, Testa d'Alghe, diamoci da fare.-
Il ragazzo sorrise radioso, posando un piccolo bacio sulla guancia di Annabeth.
La specialità della figlia di Atena non era certo l'arte culinaria, questo lo sapevano tutti, ma seguendo passo a passo le istruzioni scritte sul libro di cucina posato sul tavolo, i due ragazzi riuscirono a preparare qualcosa di commestibile.
Un po' di farina qui, qualche uovo là, l'impasto nella teglia, e poi tutto nel forno.
Annabeth stava passando uno straccio sul tavolo per pulirlo dagli ultimi residui di materia, quando un braccio posato sul suo fianco le fece alzare il volto, sorpresa.
Percy l'aveva afferrata da dietro, stringendola in un abbraccio caldo e confortevole. La fece voltare, in modo che fossero faccia a faccia, corpo a corpo, occhi negli occhi.
Si era tolto il cappello così che i capelli potessero spargersi, ribelli, d'ovunque. Appoggiò la fronte su quella della ragazza e sorrise.
-Ti piace il mio grembiule? Sai, dice la verità. Sono molto più bravo a baciare che a cucinare.- un sopracciglio alzato. -Se vuoi posso darti una dimostrazione pratica.-
Annabeth poggiò una mano sul petto del ragazzo, nel tentativo di bloccarlo.
-Percy tra poco arriverà tua madre. Non è il caso che ci trovi intenti a...-
-Allenarci?- sorrise malizioso lui. Percy sapeva benissimo che non sarebbe mai ceduta se fosse andato avanti in quel modo così, all'improvviso, si fece serio e allungò una mano, portandola al viso della sua ragazza che lo guardò perplessa.
-Hai un po' di farina qui. Lascia che te la tolga.- sussurrò Percy, sfiorando la guancia della ragazza lentamente. E, con altrettanta lentezza, avvicinò il viso al suo, incontrando quelle labbra morbide e calde.
Dapprima il bacio fu lento, dolce e timido, come due adolescenti alle prime armi, ma quando lui schiuse appena le labbra, invitandola tacitamente ad un tocco più adulto, il bacio si fece famelico, affamato e sprovvisto di pudore. Sprizzavano passione da tutti i pori.
Annabeth circondò il suo collo con le braccia, per avvicinarlo più a sé, mentre lui le stringeva la vita in una stretta possessiva. La ragazza si appoggiò al bancone della cucina, sospinta da Percy che la fece adagiare sul ripiano seguendo il ritmo del bacio che, ormai, aveva raggiunto un livello di passione non adatto ai minorenni.
-Oh, santo, cielo. Giuro che non ho visto nulla.- urlò una voce.
I ragazzi si separarono all'istante, seppur a malincuore, per voltare entrambi la testa verso la porta della cucina, dove una Sally rossa in viso sostava sulla soglia. La donna aveva una mano sugli occhi, mentre con l'altra stringeva una busta della spesa ricolma al petto.
Annabeth spinse velocemente il proprio ragazzo, così che potesse tornare con i piedi per terra e darsi un contegno, almeno, dignitoso.
-Mamma!- sbuffò Percy mettendo il broncio come un bambino a cui era stato rubato il suo gioco preferito proprio mentre si stava divertendo. -Potevi anche bussare sai!-
Sally appoggiò la spesa sul bancone della cucina, evitando di guardare nella direzione dei due ragazzi. Annabeth ringraziò tutti gli Dei di sua conoscenza per quel momento di intimità che la madre di Percy le stava concedendo. Non sapeva se fosse meglio prendersi a sprangate oppure farsi uccidere dal primo mostro che avrebbe incontrato. Fatto sta che più rossa di quel che era non poteva diventare.
Si sentì afferrare la mano da una più calda, che la trascinò con sé verso la porta della cucina.
-Io e Annabeth andiamo in camera mia. La torta è nel forno.- disse Percy prima di uscire. -Se hai bisogno di qualcosa ricordati di bussare!- aggiunse serio.
La ragazza non disse nulla, limitandosi a seguirlo lungo il corridoio buio.
Stavano per entrare in camera quando un tonfo seguito dalla comparsa di Sally in corridoio li fece bloccare sulla soglia.
La donna li guardò trafelata e, prima di parlare, alzò una mano.
-Aspettate un attimo. Devo chiedervi una cosa importante, poi vi lascerò in pace, promesso.- disse.
Percy sospirò spazientito, già con la mente proiettata sul suo nuovo materasso morbido e comodo.*
-Che c'è?-
-Ehm... beh... avete i preservativi, vero?-
Annabeth si maledì mentalmente. Avrebbe fatto meglio ad uccidersi prima, in cucina.




*riferimenti all'altra storia "Ripetizoni... bollenti".

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Per chi se lo stesse chiedendo, questa OS è stata studiata per essere appunto una OS (one-shot), il che significa che non ha un continuato. Grazie per aver letto ^^

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