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C'era una volta...

Tutte le più grandi storie iniziano con c'era una volta.

La storia che vi stiamo per raccontare, non c'era una volta, c'è ancora adesso e ci sarà, forse, per sempre così come, da sempre, c'è stata.

***

2007

«Non voglio esporli al rischio, mamma.»

«Potrei controllarli io, caro! Cosa ci sta a fare, altrimenti, la tua vecchia mamma?»

«No, mamma. Ho deciso. Lancerò il Dominus Trinus.»

«Vuoi lasciarli senza poteri fino al compimento dei sedici anni?»

«Sì. Se non sapranno, non saranno in pericolo.»

Sotto lo sguardo poco convinto di sua madre Virginia, Dante pronunciò l'incantesimo che, di fatto, avrebbe bloccato i poteri dei suoi due figli, Simone e Jacopo, gemelli, fino al 30 marzo 2023, giorno del loro sedicesimo compleanno.

Dante, quarant'anni e insegnante di professione, aveva ereditato da sua madre – che a sua volta aveva ereditato dalla madre, in un loop genealogico infinito – sin dalla tenera età, la possibilità di prevedere il futuro, opportunità che avrebbe dovuto sfruttare per impedire ad eventi spiacevoli di avvenire, e la capacità di preparare pozioni e pronunciare incantesimi.

Non sempre era stato facile, soprattutto da ragazzo, gestire queste sue capacità, a maggior ragione quando le premonizioni riguardavano qualcuno di, a lui, caro.

Fu proprio una visione del futuro ad avvertirlo dell'imminente morte di suo padre.

Visione che, tuttavia, non gli permise di impedirne la dipartita.

Ed uno dei motivi per i quali non voleva per i figli questa vita, almeno fin quando non ne fossero consapevoli, era proprio questo.

Istinto di protezione.

Salvaguardia.

Concedergli di vivere un'infanzia felice, lontana da demoni e creature malvagie.

Concedersi una flebile speranza di tenerli al riparo dai mali del mondo.

E del loro mondo.

***

Con lo scorrere del tempo, i due gemelli crebbero.

E più il tempo scorreva, più Dante non riusciva a trascorrere più di una manciata di ore al giorno con i figli.

Era un ottimo mago, ma un pessimo padre.

Era un pessimo padre che non era in grado nemmeno di dare una spiegazione ai figli sul perché di così tanta assenza nella loro vita. 

Dal canto loro, Simone e Jacopo vivevano una vita normale, quella che conducevano anche i loro compagni di classe e i loro amici.

Ma i nostri amici hanno una mamma e un papà che li vanno a prendere a scuola, pensava, di tanto in tanto, Simone, quando vedeva le mamme e i papà dei loro compagni riaccogliere con gioia i figli. 

Cosa che, invece, a loro non accadeva, ché mentre la madre viveva lontano da Roma per lavoro, il padre era occupato a fare chissà cosa e loro erano costantemente affidati alle cure della nonna.

La vita di Jacopo e Simone, prima bambini e poi ragazzi, trascorse così, tra una mancanza e un bisogno d'affetto, tra un sorriso di compassione di chi ne percepiva la sofferenza e uno di scherno da parte di chi era solito apostrofarli come orfani.

Dolcetto o angelo bianco? Entrambi!Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora