Capitolo 5

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Louis era fermo al semaforo, stava tornando a casa da lavoro ed era distrutto. Tra la ricerca e i pazienti non si era fermato un secondo, e una volta arrivato a casa non sarebbe di certo andata meglio, con Harry le cose non erano migliorate, il ragazzo lo allontanava sempre e non capiva perché. Sapeva che Harry era molto orgoglioso e che gli piaceva risolversi le cose da solo, ma non pensava che sarebbe andata così anche in quel caso.

Ma la cosa che era certo avrebbe peggiorato la serata sarebbe stato comunicare ad Harry che sarebbe dovuto partire per una settimana o forse di più, e questo non avrebbe fatto altro che allontanarli ancora, ne era certo.

Fatto sta che lui era davvero stanco di quella situazione, non desiderava altro che tornare come prima.


Dopo aver parcheggiato l'auto entrò in casa e proprio come si aspettava non c'era niente di pronto e di Harry nessuna traccia. Si levò la giacca, le scarpe e andò in cucina, ma il ragazzo non era lì. «Harry!» urlò il nome del riccio ma nessuno gli rispose, quando arrivò in camera da letto lo vide steso sotto le coperte, ma con gli occhi aperti.

«Harry, ti stavo chiamando, perché non mi hai risposto?» domandò Louis avvicinandosi al ragazzo, portò il volto vicino a quello del compagno per potergli lasciare un bacio sulle labbra come segno di saluto, ma il più piccolo voltò il capo di lato e alla fine Louis toccò solo la sua guancia.

«Non ti avevo sentito, e anche volendo non avrei avuto voglia di risponderti.»

Louis lo guardò perplesso. Faceva sul serio? Lo aveva chiamato diverse volte, anche quando era davanti alla porta. Come aveva fatto a non sentirlo? E poi perché non voleva rispondergli? Era sicuro di non aver fatto niente. Ma decise di non rispondere a quella frase per evitare di peggiorare lo stato d'animo del ragazzo, visto che a breve gli avrebbe rivelato la brutta notizia.

«Senti Harry, dobbiamo parlare.» il ragazzo gli lanciò un breve sguardo come risposta, e Louis decifrò come un consenso, quindi continuò: «Oggi a lavoro mi hanno detto che dopodomani dovrò partire per Boston, per una settimana. Dovrò partecipare ad una conferenza riguardante la ricerca,» fece una breve pausa per vedere la reazione del minore, ma Harry continuava a non dargli alcuna risposta. Louis però capì che lo stesse ascoltando perché aveva uno sguardo attento nonostante fosse indirizzato nel vuoto «anche se sono solo una matricola.» continuò.

Louis aspetto per qualche secondo una risposta da parte del ragazzo davanti a lui, e proprio quando si stette per arrendere, convinto che non avrebbe ricevuto neanche un cenno col capo, il castano espresse il suo parere: «Va bene.»

E Louis pensò che in realtà non andava bene, per niente. Nulla stava andando bene, oltre al lavoro. Ormai non si parlavano neanche più e Harry non faceva che rifiutarlo in continuazione, a quel punto il maggiore cominciò a pensare che in realtà Harry non voleva essere aiutato e che magari non voleva davvero superare il lutto. Era stanco di tutta quella insistenza, lui ci aveva provato, ma tutte le volte Harry alzava un muro tra di loro.

«Sei sicuro che vada tutto bene? Voglio dire, resterai da solo e non mi sembra il momento di partire, però non ho scelta. Magari potresti andare da tua mamma, sai che anche a lei farebbe bene la tua presenza.» Louis sapeva che Harry alla fine poteva stare da solo, ma non voleva. E poi forse la presenza di sua mamma lo avrebbe aiutato a farlo ragionare un pò.
«Louis, cosa non capisci? Ti ho detto che va bene, parti e non preoccuparti per me, è il tuo lavoro ed io starò bene.»  Sbottò Harry con tono infastidito e arrabbiato.

Questa era la frase più lunga che Harry avesse detto nell'arco di due settimane, ma in quel momento Louis aveva la mente troppo offuscata dalla rabbia per farci caso.

«Sai cosa Harry? Adesso mi hai davvero stufato, io ci ho provato ad aiutarti ma tu non fai altro che rifiutarmi e non è giusto. Mi tratti sempre male anche quando non ti faccio niente, sei scorretti nei miei confronti.» Louis continuò a guardarlo con uno sguardo pieno di rabbia, il viso era rosso e il respiro accelerato; mentre Harry continuava a non rispondergli, anche se questa volta si girò per guardarlo. «Io ti amo, e voglio starti vicino, ma se tu non me lo permetti non troveremo mai un punto da cui cominciare.» Ma Harry, al posto di rispondergli, continuò a fissare il soffitto senza muovere neanche un dito.

Il maggiore davvero esausto del comportamento, a parer suo, infantile del ragazzo, uscì di fretta dalla camera e dopo aver preso la giacca dall'appendiabiti all'ingresso andò via, lasciando Harry completamente solo con alcune lacrime che gli scorrevano sul viso.

"Hai visto che cos'hai fatto?"

«No, ti prego basta. Vattene via.» Disse il ragazzo con voce tremante e sconfitta.

"Probabilmente ti starà tradendo, di certo non partirà per lavoro. Illuso."

"Se ne è andato per colpa tua, non ti sopporta più."

"Fa bene a lasciarti solo, è meglio per tutti. Meno persone frequenterai e meno danni farai."

«Stai zitta!» Urlò Harry, cercando di farla smettere, ma continuava a sentire quella voce da giorni ormai. Si sentiva chiamare nel bel mezzo della notte, gli sussurrava cose cupe, lo tormentava. Aveva provato ad ignorarla, ma più tempo passava e più diventava frequente. Non ne poteva più, era dilaniato. Aveva bisogno di riposare, di riprendere a vivere la sua vita, ma non ci riusciva. Semplicemente non poteva.

Così passò tutta la nottata a combattere contro quel suono, tra le lacrime e i singhiozzi. Urlando di farla finita, perché era terrorizzato e non sapeva cosa fare. Alla fine, pur di avere un po' di silenzio, decise di prendere dei sonniferi.

Successivamente si addormentò sul divano.



Louis rientrò la mattina successiva, era stato fuori tutta la notte. Voleva andare dai suoi amici ma non aveva voglia di parlare, però in compenso aveva riflettuto molto sulla situazione tra lui e Harry, ed era arrivato alla conclusione che forse partire era la cosa migliore...alla fine Harry non sarebbe rimasto da solo, c'erano Niall, Liam e Zayn che di certo lo sarebbero andati a trovare per vedere se avesse bisogno di qualcosa e a fargli compagnia. Magari con loro avrebbe parlato, si sarebbe aperto e la situazione sarebbe migliorata. O almeno così si augurava, sperava davvero che i ragazzi riuscissero a farlo stare meglio, era evidente che il problema fosse lui, e sinceramente era abbastanza stanco di stare dietro a tutto questo. Stava per raggiungere un ottimo traguardo per la sua carriera e non voleva farselo scappare per due capricci. Amava Harry e non voleva essere egoista, ma se lui era il primo a non volersi far aiutare non poteva farci niente.

Quandò arrivò a casa trovò Harry addormentato sul divano, era ancora molto presto, così lo coprì con un coperta e andò a prepararsi la valigia. Aveva deciso che dopo il turno si sarebbe fermato a dormire in ospedale e la mattina successiva sarebbe andato direttamente in aeroporto.

Prese la valigia da sotto il letto e ce la poggiò sopra. Scelse i vestiti che gli sembrarono più adatti e andò a farsi una doccia; dopo essersi rivestito prese tutto e andò al piano di sotto. Aprì uno dei cassetti del mobile all'entrata e prese carta e penna, e scrisse un breve messaggio ad Harry.

"Amore, lo so che questo non è affatto un bel periodo per te. Per noi. Credo che questa partenza ci farà bene, o almeno lo spero. Ti amo, sei tutta la mia vita, dalla prima volta che ti ho visto e non posso vivere senza di te.
I ragazzi verranno qui almeno una volta al giorno, so quanto sei testardo e che quindi non accetterai il mio consiglio di andare da tua mamma, ma non voglio che rimani completamente solo.
Stasera non mi aspettare, dopo il turno mi fermerò in ospedale e domani mattina alle 6:00 prenderò l'aereo, per qualsiasi cosa chiamami e tranquillo, andrà tutto bene.
Ti amo, il tuo Lou."

Dopo aver lasciato la nota sul tavolo si avvicinò al ragazzo e si inginocchiò ai piedi del divano e accarezzò la testa di Harry, non riuscì a non notare gli occhi gonfi, gli ci lasciò un bacio sopra e poi passò alle labbra, lo guardò un ultima volta e poi andò via.


Quando Harry si svegliò, qualche ora dopo notò subito il foglio, precedentemente lasciato da Louis, sulla tavola e dopo averlo letto rimase a fissarlo per minuti o forse ore, non lo sapeva, ma non riusciva a capire come si sentisse, nel profondo voleva Louis, lo voleva con tutto se stesso, ma dall'altra parte lo voleva allontanare, voleva allontanare tutti...desiderava solo di stare da solo.

"Complimenti, Harry, lo hai fatto andare via, lo hai fatto scappare tra le braccia di qualcun altro. Devi rimanere da solo, per tutta la tua inutile e patetica vita, che fidati, non durerà tanto a lungo...non te lo meriti."

Per tutto il resto della giornata il ragazzo ignorò le chiamate dei suoi amici e non sentì più quella voce, ma non riusciva a smettere di pensare a quello che gli aveva detto e che gli ripeteva da giorni e giorni: aveva fatto scappare via Louis.

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