Un desiderio di morte

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"I can't fight them both alone and neither can you."

"I hate you."

"And I'm all you've got."


Allearsi con la cacciatrice non sarebbe dovuto rimanere altro che una breve, brevissima, parentesi della sua non esistenza. Quando l'aveva raggiunta pochi giorni prima, in procinto di venire arrestata da un misero poliziotto umano, le era sembrata patetica. L'aveva vista stanca, emotivamente consumata e arrendevole al punto che era stato sicuro come non mai che avrebbe accettato la sua bizzarra idea di collaborare -per una sola, unica volta. Difatti era andata proprio così; cogliere di sorpresa quello spocchioso di Angelus era stato semplice e Drusilla era stata allo stesso modo una preda facile. Spike provava non poco fastidio nel ricordare quell'ultimo particolare, perché era sempre stato così; il suo Sire, agli occhi della sua amata, sarebbe sempre venuto prima. Lo riteneva un caso di sindrome di Stoccolma ben più che preoccupante, dal momento che, prima di generarla, Angel si era premurato di ucciderle brutalmente la famiglia, insieme all'intera questione del mandarla completamente fuori di testa.

Ciò non toglieva però che Spike la amasse. L'aveva amata dalla prima a notte a Londra, patetico e umano, e aveva faticato a farsi notare. Era dovuto andare fino in Cina a eliminare una cacciatrice affinché lei scegliesse di iniziare a vederlo. Ed era stato difficile -molto.

I cento anni a seguire erano stati piacevoli, il loro detestabile Sire era stato condannato a riavere la propria anima e loro avevano viaggiato per il mondo, eternamente giovani, spietati e affamati. Fino a Praga. Lì era stato stupido, aveva perso di vista Drusilla e le avevano fatto male. Ecco. Era tutta colpa sua se si erano recati in quella piccola, inutile soleggiata cittadina californiana affacciata su nient'altro che la stramaledettissima Bocca dell'Inferno.

Ringhiò per la rabbia -per l'ipocrisia. Non erano andati fino a Sunnydale solamente per guarire Drusilla, ed era questa la realtà più fastidiosa da mandare giù; lui aveva sentito dire che la nuova Cacciatrice sarebbe stata lì, e il record di averne eliminate due stava iniziando a stargli stretto al punto che si era detto che avrebbe potuto portare Dru dal veterinario a farsi raddrizzare le zanne, mentre lui avrebbe potuto portare a termine una caccia adrenalinica come non ne faceva da almeno vent'anni.

Il problema era che era andato tutto al diavolo.

Erano trascorsi tre giorni dalla battaglia contro Angelus, e lui e Buffy continuavano a rimanere rinchiusi dentro quella stanza-cella; parlavano poco, soprattutto perché lei era estremamente spossata -ogni giorno un paio di tirapiedi senza cervello arrivavano, aprivano la porta e lasciavano quel tanto di cibo e acqua da mantenerla in vita, ma non in forze. Due volte al giorno la accompagnavano al bagno.

Erano trascorsi tre giorni quando Spike iniziò ad avere fame.

Quando iniziò ad avvertirla si impose di riflettere su quale fosse stata l'ultima volta che si era nutrito. Ricordò che la Cacciatrice gli aveva impedito di addentare il poliziotto che l'aveva messa alle strette e la detestò più di quanto già non facesse.


"Ti hanno incatenato affinché tu non possa attaccare i due che vengono a portare il cibo, o che mi portano fuori." le mormorò d'improvviso Buffy, arrestando il corso dei suoi pensieri. Il biondo strinse i denti innervosito. Lanciò un'occhiata alla caviglia appesantita dal metallo, poi guardò lei.

Aveva sempre saputo che fosse minuta, ma nelle ultime ore gli era sembrata piccolissima. Rise appena:

"Ottima mossa devo dire, visto che fatico a resistere all'impulso di strappargli la giugulare quando li vedo."

All you've got -tutto ciò che haiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora