Capitolo 1.

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Pioveva già da un po' quando Louis Tomlinson arrivò sul retro del supermarket più piccolo della zona: le mani in tasca, senza ombrello e bagnato come un pulcino. Cercò di ripararsi sotto una pensilina della casa più vicina ma niente da fare, la pioggia gli arrivava dritta in faccia, gelida e violenta.
Sbuffò maledicendo il suo presunto fidanzato: era incredibile come ogni volta riuscisse a trovare i posti più impensabili per incontrarsi, sempre i più desolati e indiscreti, lontani dagli occhi di tutti.
Soprattutto lontani dagli occhi di chi vedeva Harry Styles come un mito, un idolo.
Louis non sapeva neanche come fosse riuscito a diventare stracotto di un tipo come Harry Styles, i giocatori di football non gli erano mai interessati, certo, ogni tanto ci faceva un pensierino quando li vedeva cambiarsi in spogliatoio, ma era sempre uscito con ragazzi semplici e divertenti, un po' come lui.
Lui e il capitano della squadra di football non si erano mai sopportati prima dell'inizio dell'ultima estate: Harry non faceva altro che prendere di mira, insieme ai suoi amichetti, Louis per essere gay e Louis non poteva che soffiargli il primato in tutte le materie scolastiche e, ovviamente, anche la borsa di studio.
Verso metà luglio, per qualche inspiegabile motivo, avevano partecipato allo stesso campo estivo e, sempre per qualche inspiegabile motivo, si erano ritrovati a baciarsi, ubriachi fino al midollo, attorno alle ultime fiamme del falò mentre tutti gli altri dormivano nelle loro tende, ignari di tutto.
Dopo il campo estivo non si videro fino all'inizio della scuola, per Louis fu inutile evitarlo perché già al secondo giorno si ritrovò in bagno con Harry alle calcagna e un succhiotto sulla clavicola destra.
E baci segreti dopo baci segreti, Louis si prese alche la verginità segreta di Harry Styles.
Louis non avrebbe mai pensato fino a quel giorno di fine settembre che Harry, il belloccio della scuola, fosse vergine, mai, mai, mai lo avrebbe immaginato e quel "non l'avevo mai fatto, Louis", così sincero dopo l'orgasmo violento che aveva appena fatto provare a Harry, gli fece capire che si era fatto un'idea parzialmente sbagliata sul capitano della squadra football.
Durante l'anno scolastico, però, le cose non cambiarono per niente: Harry rimase lo stesso ragazzo con la nomina di sciupafemmine, i suoi amici continuarono a prendere in giro Louis per la sua sessualità, molte volte usando anche le mani, e loro due fecero finta di ignorarsi per tutto il tempo, esattamente come l'anno prima.
Louis non riusciva veramente a capire come facesse Harry a non alzare neanche un dito per fermare le percosse che subiva quasi ogni settimana, e che nell'ultimo periodo erano aumentate, e piangeva davanti ai lividi che ogni tanto si trovava sparsi sul corpo, piangeva soprattutto perché quella non era la storia che voleva, che senso aveva essere dichiarato pubblicamente gay se poi doveva nascondere a tutti la sua relazione con un ragazzo?
Doveva lasciarlo, doveva fare uno sforzo disumano e allontanarsi da Harry per evitare che il suo cuore si spezzasse ancora un altro po' per causa sua, però Louis lo amava, lo amava così tanto che lo sforzo disumano non riusciva a farlo, nonostante Harry non si curasse affatto di lui e dei suoi lividi.
Louis sospirò appena vide la berlina blu notte di Harry e si affrettò a entrarci senza troppi complimenti, bagnando l'abitacolo appena fu dentro. Si strinse nelle spalle e rabbrividì dentro il suo giubbotto di jeans fradicio e solo dopo qualche secondo si accorse che Harry gli stava accarezzando una spalla con la sua mano enorme.
«Ciao Lou» disse allungandosi per posargli un bacio sulla guancia ma Louis lo scansò prima che le sue labbra toccassero la sua pelle. Era infuriato, incazzato come una bestia.
«Ho freddo, puoi accendere il riscaldamento?» gli chiese con tono freddo e distaccato, incassò la testa nelle spalle e continuò a tremare ad ogni brivido di freddo che gli percorreva la schiena. Harry annuì e con un veloce gesto accese il riscaldamento mandando tutti i getti d'aria in direzione del suo ragazzo.
«C'è qualcosa che non va?» domandò con aria infastidita fissando con le ciglia arcuate il ragazzo affianco a sé.
Louis ghignò. «Mi hai fatto aspettare venti minuti sotto la pioggia» lo accusò voltandosi finalmente verso di lui per incontrare il suo viso accigliato «l'acqua mi è arrivata fin sotto le mutande».
«Ho incontrato Matt sulla strada e gli ho dato un passaggio».
«Ed io ovviamente sono il cretino di turno che ti aspetta in un posto impensabile sotto un terribile temporale!».
Louis urlò più forte di quanto aveva intenzione di fare causando a Harry uno sbuffo spazientito. «Non pensavo che tu non avessi un ombrello, a casa mia esistono!» si giustificò abbandonandosi contro il sedile con la schiena.
Louis spalancò la bocca indignato. «Ti ho inviato un sacco di messaggi pregandoti di fare in fretta!» urlò di nuovo accennando al cellulare che aveva in tasca.
«Non li ho letti, okay?».
«E quando mai tu leggi i miei messaggi?».
L'aria nell'abitacolo era diventata tesissima, si sentivano i respiri carichi di rabbia di Louis e quelli sospiranti di Harry, non era certo la prima volta che litigavano, lo facevano sempre e ultimamente i loro litigi erano triplicati, però si amavano e non se lo dicevano.
«Senti, non mi frega più un cazzo di niente» borbottò Louis voltandosi per aprire la portella e uscire dalla macchina, anche se fuori pioveva a più non posso, ma Harry, più veloce di lui, lo prese per le spalle e se lo portò contro per stringerselo forte a sé.
«Mi dispiace, mi dispiace tantissimo, scusa, scusa, scusa» cantilenò nel suo orecchio docilmente «non succederà più».

I'm a nightmare dressed like a daydream.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora