Una volta ho tagliato via il naso a un uomo. Non ricordo bene quando è stato, nel 1719 o giù di lì. Né dove. Ma è successo durante il saccheggio di un brigantino spagnolo. Volevamo le provviste che trasportava, ovviamente. Mi faccio vanto di mantenere il Jackdaw ben rifornito. Ma loro avevano anche qualcos'altro, qualcosa di cui avevamo bisogno. Qualcuno , per l'esattezza. Un cuoco di bordo. Il nostro era morto e così anche il suo aiuto. Costui si era fatto pescare a pisciare nel cassone di zavorra, cosa che io non permetto, e perciò era stato punito secondo tradizione, facendogli bere un boccale di piscia della ciurma. Devo ammettere che non mi era mai accaduto che il boccale di piscia punitiva ammazzasse qualcuno, ma è quello che gli era successo. Quella notte era andato a dormire e non si era più svegliato. Per un po' il cuoco se l'era cavata da solo, ma gli piaceva farsi un cicchetto di rum e dopo prendere una boccata d'aria notturna sul cassero di poppa. Io lo sentivo ballare sul tetto della mia cabina. Fino alla notte in cui prima l'ho sentito ballare, poi gridare. E infine un tonfo. Qualcuno ha dato l'allarme suonando la campana e la ciurma è corsa in coperta, abbiamo gettato l'ancora e acceso lanterne e torce, ma del cuoco nessun segno. C'erano gli sguatteri, naturalmente, ma erano solo ragazzini, nessuno che sapesse fare niente di più gastronomico che rimestare una pignatta o sbucciare un po' di patate, così da allora ci eravamo nutriti di roba cruda. Non sapevamo neanche far bollire una pentola d'acqua. Dunque, avevamo giusto preso questo veliero armato, un man-of-war. Un gustoso piccolo diversivo grazie al quale ci eravamo procurati una batteria da murata nuova di zecca e un buon bottino di armamenti: sciabole d'abbordaggio, lance, moschetti, pistole, polvere e palle. Da uno dei marinai catturati, che diventò poi un mio marinaio, avevo saputo che gli spagnoli avevano una speciale nave appoggio sulla quale lavorava un cuoco particolarmente abile. Girava voce che avesse cucinato a corte ma avesse offeso la regina e per questo fosse stato cacciato via. Io non credevo a una sola parola di questa storia, ma non per questo non la ripetei, assicurando il mio equipaggio che prima della fine della settimana avrebbe preparato i pasti per noi. Ci facemmo dunque un dovere di dare la caccia a questo particolare brigantino e, appena scovato, lo attaccammo senza pensarci due volte. La nostra nuova batteria da murata ci è tornata utile. Abbiamo affiancato il brigantino e lo abbiamo crivellato di cannonate stracciandogli le vele e facendogli finire in acqua il timone ridotto in pezzetti. Si stava già inclinando quando i miei uomini lo hanno agganciato e arrembato, arrampicandosi per la sua fiancata come topi nell'aria pesante dell'odore di polvere da sparo e nel sottofondo dei colpi di moschetto e delle sciabolate che già cominciavano a volare. Io ero in mezzo a loro come sempre, sciabola in una mano e lama segreta pronta a scattare, il coltellaccio per la mischia, i pugnali per i colpi di grazia. Si fecero sotto in due e io mi sbarazzai del primo calandogli la sciabola sulla testa e fendendogli il tricorno, con la lama che gli spaccava praticamente il cranio in due. È caduto in ginocchio con la mia lama tra gli occhi, ma il problema è che l'avevo affondata troppo e quando ho cercato di estrarla, è venuta su con tutto quanto il corpo che ancora si contorceva. A quel punto mi è piombato addosso il secondo con gli occhi pieni di terrore, evidentemente non avvezzo al combattimento, e con un colpo saettante gli ho tagliato via il naso, ottenendo l'effetto desiderato di rispedirlo all'indietro con il sangue che schizzava dal buco rosso, mentre io usavo entrambe le mani per disincagliare finalmente la mia sciabola dal cranio del primo aggressore e riprendevo la lotta. È finita presto, con perdite minime nell'equipaggio del brigantino e nel rispetto delle istruzioni speciali che avevo dato perché per nessun motivo si facesse del male al cuoco: qualunque cosa succeda, avevo detto, dobbiamo prendere il cuoco vivo. E mentre il brigantino scompariva sott'acqua e noi riprendevamo il mare lasciandoci dietro i fumi ancora densi della battaglia e onde disseminate di relitti, abbiamo radunato in coperta la ciurma prigioniera per tirarne fuori il cuoco e non c'era uno tra noi che non sbavasse, che non avesse brontolii nel ventre, poiché tutti avevano notato il loro aspetto ben pasciuto. È stata Caroline a insegnarmi ad apprezzare la buona tavola. Caroline, il mio unico vero amore. Nel fin troppo breve tempo che passammo insieme raffinò i miei gusti e credo proprio che avrebbe approvato la mia politica riguardo ai pasti e all'impegno con cui avevo trasmesso alla ciurma l'amore per i buoni piatti, ben sapendo, in parte grazie a lei, che un uomo ben nutrito è un uomo felice e un uomo felice è un uomo meno incline a mettere in dubbio l'autorità della nave, che è la ragione per cui in tanti anni di mare non ho mai subito un solo tentativo di ammutinamento. Non uno. «Eccomi», disse facendosi avanti. Solo che era sembrato piuttosto: «Beccami», per via delle bende che aveva in faccia, dove qualche imbecille gli aveva tagliato via il naso.