Che non ricordo più che effetto fa la vita, se dentro ci sei tu.

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E certo che la vita è strana
cammino e ti ritrovo qui
sei sempre tu, ma sei cambiata
il tempo vedi fa così.



Manuel ha sei anni e da grande vuole fare il motociclista.

Quando le maestre o i compagni di classe gli pongono quella domanda, lui ribatte sempre con la stessa risposta.

Cosa vorresti fare da grande?

Il motociclista, come Valentino Rossi!

E lo fa alzando le braccia in aria, tirandosi leggermente la maglietta, che riporta la stampa del numero 46 scritto a caratteri cubitali dietro la schiena.

Manuel ha una mamma di nome Anita e il suo migliore amico si chiama Luigi.

Ha anche una fidanzatina, che però preferisce tenere nascosta, quindi non ci è concesso conoscerne il nome.

Suo padre non sa chi sia, non lo ha mai conosciuto, ma a lui non sembra importare granché, lo ripete sempre che la sua mamma è talmente brava da far pensare a lei come due persone in un solo corpo e non una soltanto.

La sua classe è molto grande, è composta da dieci maschietti e dodici femminucce. Lui va d'accordo con tutti, maschi e femmine.

Le maestre gli ripetono spesso che ha un carattere espansivo e giocherellone, non ha molto idea di cosa vogliano dire, però immagina sia qualcosa di positivo, data la luce che vede emanare dai loro occhi.

Tuttavia, c'è un bambino con cui fa fatica a relazionare: si chiama Simone e, al contrario suo, è chiuso e introverso. Non parla quasi mai e passa l'intera giornata scolastica sempre da solo, seduto al proprio banco, con solo un pupazzetto tra le mani.

Manuel ha provato più e più volte ad avvicinarsi, cercando di instaurare un rapporto: c'è stata una volta in cui gli ha perfino regalato la sua macchinina preferita, nella speranza di riuscire ad attirare la sua attenzione, ma niente sembra riuscire a incuriosirlo.

Ricorda anche di aver visto, accanto a Simone, un bambino identico a lui: Jacopo. Con lui Simone è diverso, ride, scherza e gioca, come un qualsiasi bambino sereno, proprio come tutti i suoi compagni.

Ma Manuel è da un po' che non vede più Jacopo a scuola, e forse è questo che rende tanto triste Simone.

In modo particolare, quella mattina lo vede seduto in disparte con un piccolo dinosauro in mano, mentre cerca di farlo galoppare sul tavolino su cui è poggiato. Manuel, seduto poco più lontano, lo osserva giocare.

Gli piace quel dinosauro, ne ha uno identico nel suo zainetto, glielo ha regalato la sua mamma per il suo compleanno, e data la promessa che ha fatto alla donna di essere sempre un bravo bambino lo recupera in fretta dallo zainetto e raggiunge Simone correndo.

Quando finalmente gli è vicino, poggia il proprio dinosauro sul banco e lo fa correre insieme a quello di Simone. Quest'ultimo sembra accorgersi della sua presenza con qualche attimo di ritardo, ma non pare recargli fastidio, tanto che Manuel non lascia il proprio posto e rimane ad affiancarlo per tutto il resto della giornata scolastica.

Quella scena arriverà a ripetersi per tutt'e cinque i giorni seguenti.

Il secondo giorno Manuel gli si avvicina e fa correre i loro dinosauri insieme, ma Simone ritrae il proprio, limitandosi a guardarlo giocare.

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