Viscere

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Mi trovavo in visita della Basilica di San Pietro. Avevo preso un biglietto serale, ero stato fortunato perché non c'era tanta fila. Avevo deciso di vederla da solo, volevo godermi un bel tramonto in uno dei punti più alti della città eterna. La fila era composta da molte persone; nonostante non ne conoscessi alcuna, ritrovavo nei volti degli altri un aspetto familiare, tratti di conoscenti reali o di amici. Con me avevo un borsello con una macchina fotografica reflex e un taccuino, per annotare i pensieri giunto in cima. Alla base un cartello avvisava di quanti gradini bisognasse affrontare per raggiungere la cima: non era impossibile.

Lungo il percorso alcune insegne mostravano la storia dell'edificio. Era impressionante pensare che quel colosso fosse formato da una moltitudine di mattoni, poggiati uno sopra l'altro. Pensai a quanti maestri avevano lavorato a quei scalini che adesso stavo percorrendo. Come si costruiva una Basilica? Chiaramente dal basso verso l'alto. Ma da dove si partiva? Come facevano a sapere sin da subito quante pietre intagliare per costruire i gradini? Andavo, camminavo e mi stupivo sempre di più. Mi stupivo anche dei miei pensieri, forse sciocchi, forse no; era comunque un modo di ingannare l'attesa e la fatica.
Giunto a metà percorso, iniziai a percorrere la cupola. Un corridoio si snodava ad elica lungo tutta la cupola, permettendo di passeggiare all'interno. Alla destra, oltre questi mattoni su cui di tanto in tanto mi appoggiavo per salire, c'erano splendidi affreschi e decorazioni; invece alla mia sinistra c'era il cielo.

Via via che procedevamo, le mura si facevano più ricurve perché seguivano la curva della cupola. Di tanto in tanto c'erano delle piccole insenature, forse per permettere a chi era stanco di fermarsi un attimo e far passare le persone. Decisi di approfittarne per riprendere un attimo fiato. Era molto strano, mi ritenevo una persona sportiva, eppure quella salita verso l'alto mi stava sfiancando. Le persone passavano di fronte a me, di tanto in tanto buttavano un occhio, poi proseguivano. Notai che a terra qualcuno aveva perso una tessera, valeva la pena raccoglierla per portarla a un ufficio oggetti smarriti. Era una carta di credito con la banda posteriore molto rovinata, il nome era scritto in un alfabeto che non conoscevo. Il loro della banca luccicava, persino in quell'insenatura al buio.

Volevo riprendere il passo. Le persone continuavano ad avanzare in modo deciso e compatto. Chiesi permesso per passare a un signore: non si voltò e proseguì. Chissà, forse non parlava la mia lingua, eppure la gentilezza dovrebbe essere un linguaggio universale. Nemmeno una signora dopo mi fece riprendere il percorso. Marciavano tutti insieme, non si curavano di me. Pensai che la scortesia era diffusa, oppure chissà, forse avevo incontrato un gruppo di turisti che non volevano essere divisi da un estraneo.

Prima di entrare nella cupola il volto di una ragazza mi aveva attirato, avevo sentito il richiamo di un ricordo lontano. Aveva un vestito rosso, indossava un largo cappello di paglia parasole. Ma certo! Doveva essere Beatrice, una mia compagna delle medie.

Mentre richiamai alla mente il suo volto da bambina, passò di fronte a me. Si sarebbe ricordata? "Beatrice!" dissi, per attirare la sua attenzione, e anche per infilarmi nella coda e proseguire nella salita. La ragazza non sembrò sentirmi, passò avanti, come se non l'avessi mai chiamata. Eppure eravamo a un palmo di distanza! Come aveva fatto a non sentirmi?

La situazione stava iniziando a essere fastidiosa. Avevo deciso di impormi con la forza per rientrare in fila. Quando alzai il capo turbato per inserirmi a costo di fare la figura del cafone, notai che di fronte a me non c'era più nessuno. La fila era finita. Forse ero arrivato troppo tardi? Quanto tempo avevo trascorso nell'insenatura? Rientrai negli scalini, non vidi nessuno venire verso di me, né gente che saliva. C'erano solo le luci gialle delle lampade sui lati che illuminavano la strada. Decisi allora di continuare il percorso per arrivare almeno in cima.

Salivo con passo rapido e deciso. Il percorso si faceva sempre più curvo, dovevo essere vicino alla fine. Gli scalini erano sporchi dalla polvere accumulata dalla giornata, c'era anche qualche cartaccia lasciata da incivili. E se avevo già perso il tramonto? In ogni caso valeva la pena proseguire, per prendere almeno qualche boccata d'aria.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 01, 2023 ⏰

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