Capitolo III - Promise

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Pov Iris.

Il suono della sveglia mi fa scattare giù dal letto.
Sbadiglio mezza addormentata e mi dirigo in bagno a passo di zombie, mi lavo e mi vesto.
Passo dalla stanza di Channing notando la porta chiusa a chiave, immagino sia nel letto con la sua nuova fiamma.
Così preparo la colazione solo per me accendendo la TV mantenendo una certa tonalità di volume per non svegliare il mio coinquilino.
Osservai le notizie che scorrevano sullo schermo decise e terrificanti.
Mi affretto a prendere tutto e mi dirigo in ospedale preoccupata.

"Notizia dell'ultimo momento, questa mattina alle 6.30 si è verificato un incidente stradale lungo la strada principale di Londra. Le uniche vittime riscontrate nell'incidente sono state un bambino di otto anni preso di fianco dall'auto e un anziano, probabilmente il nonno del piccolo, che purtroppo non ce l'ha fatta. Il bambino ora è ricoverato al Salve Hospital con poche fratture."

-Lottie! - chiamai la mia amica dalla stanza di servizio per medici dove si trovava lei.
-Hei Iris! Hai sentito al notiziario? -
-Si! Come sta il bambino? - domandai in ansia.
-Sta bene, si è solo slogato il braccio a causa dell'impatto. Il nonno purtroppo non ce l'ha fatta- disse dispiaciuta.
Sospirai. Ne ho abbastanza di tutta questa violenza anche se quello che è accaduto è stato un incidente..
-Dai, su col morale. È il nostro lavoro aiutare la gente no?- disse dandomi un buffetto sulla guancia.
Emisi un secondo sospiro e con lei mi avviai nel corridoio del reparto bambini.

-Hei ciao piccolo, come ti senti?- domandai al bambino che giocava con Lottie in quel momento.
-Ciao...io sono Oliver tu?- domandò lui con quegli occhietti curiosi.
-Io sono Iris- dissi regalandogli un sorriso.
Lui mi sorrise e si fece controllare tranquillamente.
Dopo la breve visita mi diressi nelle altre stanze per controllare gli altri bambini.

Finito il turno mi avviai con Lottie a pranzare. Entrammo in un locale carino e prendemmo entrambe un hamburger, noi non siamo tipe che facciamo la dieta.

-Allora, come stai?- mi domandò seria.
-Come sto? - chiesi confusa.
-Si, negli ultimi giorni sei così assente...Pensi ancora a lei vero? - domandò facendomi ingoiare duramente il morso del hamburger.

Sospirai ma non risposi.

-Capisco. Sai cosa ne penso-
-Lottie, tra pochi giorni è il suo anniversario. Come posso non pensarci? - domandarsi frustrata.
-Oh. Non lo sapevo-
Dal suo tono dispiaciuto capì che era meglio non parlare di mia sorella in sua presenza, anche perché lei non riesce a capirmi del tutto, non sa cosa ho affrontato in tutti questi anni.
Centinaia e centinaia di terapie, psicologi, non sono serviti a nulla per cancellare l'immagine di mia sorella priva di vita nella mia mente.
-Oliver è rimasto orfano- esclamò di punto in bianco, smorzando il silenzio tra di noi.
-Povero piccolo, mi dispiace per lui- e lo pensavo veramente.
-Parlerò con l'assistente sociale e vedrò cosa posso fare per lui- disse. Lei ama i bambini e sono contenta che voglia prendersene cura.

Dopo pranzo dissi a Lottie se poteva coprirmi perché avevo una cosa importante da fare.

Avevo urgente bisogno di farlo.

E dopo settimane sono di nuovo qui, d'avanti alla sua tomba piena di rose rosse. Avevo promesso a lei e a me stessa di andare avanti e dimenticare ma più ci provo più mi sembra impossibile.
Lasciai un bocciolo di rosa rossa accanto alle altre e fissai la sua fotografia.
Così bella e sorridente....

Le mie ginocchia credettero.

"Rumori di automobili, urla, sirene della polizia e dell'ambulanza. Era tutto ciò che sentivo.
Il fiato corto e pesante, correvo velocemente tra le persone, spingendone alcune. Corsi verso mamma che in quel momento urlava più di tutti e piangeva"

Piansi, mettendo le mani tra i capelli.

"-Mamma!!- urlai spaventata.
Un agente della polizia mi teneva saldamente per le spalle mentre cercavo di divincolarmi. Mamma era in ginocchio e piangeva istericamente, mentre mio padre la abbracciava da dietro e la cullava.
La gente mormorava e fissava la scena tristemente. "

-Basta!- dissi singhiozzando.

"Sgusciai dal mio giubbino, lasciandolo  tra le mani di quel uomo mentre corsi verso mia madre.
Il cuore che batteva a ritmo irregolare, tanto da sentirlo pompare in gola, gli occhi sgranati per la scena, le lacrime che le annebbiavano gli occhi.
- Beth..-"

Mi passai una mano sul viso, asciugando le lacrime che continuavano a cadere come quei ricordi orribili che non volevano sapere di andarsene.

"Era distesa sul cemento del pavimento. Il viso era girato verso il lato sinistro, gli occhi spalancati, la bocca schiusa e il sangue che colava. La fronte sfregiata con un enorme taglio dove si riusciva a vedere l'osso del cranio, i capelli rossi uniti al rosso del suo sangue erano un tutt'uno con il pavimento. Le braccia aperte stese sul pavimento e le sue gambe divaricate, una di loro sembrava rotta.

Urlai.

Papà mi afferrò per la vita prendendomi in braccio e mi portò via mentre piangevo istericamente guardando il corpo di mia sorella per l'ultima volta."

Piansi istericamente.
Faceva male, troppo male. Quella scena, il ricordo e tutti gli anni vissuti senza di lei.

-T- te l'avevo promesso- dissi singhiozzando.
-Ma non ci riesco! Non riesco a dimenticarti, mi manchi t-troppo!- annaspai per poi tirare su con il naso.
Mi strinsi tra le braccia sollevando il capo. Vidi un ombra in lontananza, una persona dai capelli rossi.
Sgranai gli occhi e mi alzai, asciugai le lacrime guardando nella direzione in cui avevo intravisto quel ombra.

Non mi sono sbagliata. Sembrava lei.
Sto impazzendo.

Mi guardai intorno spaventata e leggermente curiosa ma nulla, non c'era nessuno.
Mi accarezzai le braccia chiudendo un attimo gli occhi per poi riaprirli.
..
Forse non avrei mai mantenuto quella promessa.

La parte oscura della lunaWhere stories live. Discover now