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Quando Eunji sedette su quel trono dorato che aveva desiderato per chissà quanto tempo, un alone di potenza sembrò ricoprirlo

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Quando Eunji sedette su quel trono dorato che aveva desiderato per chissà quanto tempo, un alone di potenza sembrò ricoprirlo. Il suono vibrante del gong riecheggiò nella sala del trono, inaugurando la sua ascesa al potere, mal vista da molti. I ministri lo fissavano con astio, come anche Shin e Mi-sun che, in piedi a un lato della sala, non gli rivolgevano altro che occhiate sprezzanti.

Eunji ghignò, mentre le perle che pendevano dalla sommità della corona gli oscuravano le sopracciglia. Credevano forse che con i loro sbuffi e con le loro espressioni indignate lo avrebbero intimorito? Sbagliavano. Non si era fatto scrupoli a versare sangue fra i corridoi del palazzo, lo avrebbe fatto di nuovo se necessario.

Tuttavia, il ministro dei commerci, il padre della nobile Koryen, uscì dai ranghi e prese posto sul lungo tappeto rosso che percorreva la navata, inchinandosi. «Daegun mama» lo chiamò, come se fosse ancora il principe. Quando invece era il re. «Avete preso il trono senza prima discuterne con la corte. Non è così che si agisce quando un sovrano decade e non ci sono eletti, se non quelli fra cui scegliere.»

Eunji si trattenne dall'esplodere in una risata nervosa. «Daegam, ho preso il trono con la forza. Non ho certo bisogno della vostra approvazione per sedere su questo scranno. Vi tocca solo accettarmi.»

Mi-sun incrociò le braccia al petto e diede sfoggio di una risata amara, come se volesse a tutti i costi far sentire il suo disappunto. Eunji avrebbe aspettato solo il momento propizio per esiliarla in qualche monastero insieme a suo figlio. Non voleva averla fra i piedi.

«Non avete conquistato Sunju con le vostre forze, ma con quelle di Haruna» replicò il ministro della guerra, il padre di Chae-ryong, che doveva aver compreso chi ci fosse dietro la sparizione della figlia. «Cosa direbbero i Cieli di voi?»

Eunji strinse le vesti bianche e dorate che gli fasciavano le membra, pur di soffocare la rabbia. Fece per rispondere ma Mi-sun uscì dai ranghi, innalzando la propria voce così che tutti potessero sentirla. «I Cieli si rivolteranno contro di noi se lasciamo che un sovrano emerso dal sangue occupi il trono di Sunju!»

Eunji non poteva credere che fosse diventata tanto sfacciata, ma non era l'unica. Anche Shin abbandonò la fila dei ministri e affiancò la sorella, guardandolo con delusione. Eunji non gli aveva ceduto neanche un briciolo del proprio potere, offeso perché aveva lasciato scappare Song.

Ora il terzo principe era diventato un nemico.

«I Cieli non dovrebbero essere contrastati, bisognerebbe ascoltarli» sibilò Shin, provocando lo sconcerto di Eunji. Quello stupido idiota voleva davvero sfidarlo?

Che ci provasse, avrebbe perso.

«I Cieli hanno scelto me, fratello» sibilò Eunji, quell'ultima parola, come se fosse un insulto. «Me e soltanto me. Non una viziata come Mi-sun, né un codardo traditore come te!» gli urlò contro, sollevando un braccio così che due frecce calassero sui fratelli, scagliate dagli shinobi al suo fianco. La principessa non ebbe neanche il tempo di accorgersene, che Shin dovette cingerle i fianchi con un braccio e attirarla al proprio petto, scostandosi per evitare che fosse colpita. Le punte delle frecce si conficcarono ai loro piedi e i ministri esplosero in un boato spaventato. Tutti meno il padre di Chae-ryong, che osservava Eunji con le braccia strette al petto e gli occhi pieni di scherno.

Cieli di Sangue - La battaglia dei due regniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora