♡ ☽ ☆ ཐིཋྀ

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Da quasi 2 settimane Jimin era stata rinchiusa un questa stanza.
L'unica differenza che potevs notare tra questa e la camera di quel manicomio era il colore dei muri. I dottori le avevano comunicato, più volte, le sue condizioni instabili dopo l'accaduto.
Riusciva con molta difficoltà a sedersi, senza la mascherina per l'ossigeno era infallibile anche sono respirare, non sentiva gli sbalzi di temperatura e mettere una frase di senso le sembrava quasi impossibile ma la testa era piena di pensieri anche se scoppiava.

Da quando i suoi genitori l'avevano messa dentro quell'ospedale senza più farsi vivi, lei era solamente peggiorata. All'inizio aveva pure cercato di fuggire, presa dalla rabbia, ma dopo si era rassegnata e per reprimere quella rabbia qualche volta pestava degli aiutanti o urlava alle infermiere; lo faceva apposta, preferiva stare in isolamento che in quella stanzetta che era costretta a condividere con una quarantenne che non sapeva tenere la bocca chiusa.

"Jimin, hai delle visite." Disse la responsabile del piano, di cui non la ragazza non riusciva a ricordarne il nome.
"Chi?" Chiede guardandola leggermente, entrò nella camera per aprire le tende.
"Tre ragazze, dicono che ti conoscono e hanno ricevuto delle lettere da parte tua. Le faccio entrare?"
Annuì, sperando con tutto il cuore di trovarsele davanti, aveva tanto da dire e da mostrare.
Chiuse gli occhi evitando di guardare, riuscì solamente a sentire i loro passi e le sedie di fianco al letto spostarsi.

Dopo qualche minuto ebbe coraggio di riaprirli, erano bellissime, riusciva a percepire la loro tristezza ma in quel momento riusciva a pensare solo a quello; lo stesso valeva per le altre.

"Karina..." La chiamò Ningning con voce tremante abbracciandola, con molta cautela temendo di farle male.
"Come va?" Chiese Giselle, scosse la testa evitando di rispondere, non avendo molta voce per farlo.
"Non mi odiate?" Sussurrò. "Non pensarlo nemmeno." Rispose Winter un po' irritata.
Nessuna era cambiata, rimanevano sempre le stesse bambine di anni fa.

"Il comodino..." Disse all'orecchio di Ningning. "Cosa?" "Comodino... Diario." L'attenzione delle tre di spostò sul mobiletto, Winter prese in mano il diarietto nero guardando la ragazza sdraiata, chiedendo con lo sguardo cosa fare.

Si schiarì la voce. "Sono per voi... leggetevele...per favore." Iniziarono a sfogliarlo, notando tutte le pagine scritte rimanendo leggermente sbalordite. "Le hai scritte tutte tu? Quando?" Chiese Giselle. "Da qualche anno."

Iniziò a scrivere quando sua sorella morì, quel diario doveva essere il suo regalo di compleanno che non arrivò mai. La portarono in ospedale e rimase lì per 2 mesi, la sorella le diceva sempre frasi positive per farla stare tranquilla con pochi risultati infatti tutti i giorni Jimin la andava a trovare per assicurarsi della sua salute ma non riuscì a fare nulla per farla rimanere con lei. Scrisse soprattutto durante la fase del lutto, provò a convivere con quel vuoto creatosi; non ci riuscì così si lasciò andare. Non doveva durare molto, la pscicologa le aveva prescritto degli antidepressivi per un breve periodo; ma più ne prendeva più riusciva a sentirsi meglio, li prendeva anche più volte al giorno finchè quella senzazione sparì e la ragazza trovo altri metodi per provare quei sentimenti.

"Non importa se il mondo ti dà in cambio qualcosa di microscopico, devi esserne felice finchè l'hai vicino." Le disse la sorella qualche giorno prima di morire così  iniziò a porsi domande sulla felicità. Quando si ritrovò da sola, cominciò a scrivere riguardo le tre ragazze, ricordando tuttto tempo passato insieme, ogni volta che ci pensava sorrideva, loro la rendevano felice. Le aveva allontanate involontariamente ma almeno non dovevano vederla distrutta.

Dopo un'ora stavano tutte piangendo, avevano letto cos'era successo durante quest'ultimi anni; Karina sapeva tutto, le guardava da lontano ma le conosceva fin troppo bene per capire che provavano durante le giornate scolastiche.

"Ti manca, vero?" Chiese Giselle sedendosi alla fine del letto, Karina annuì, dalla sua morte tutto in famiglia cambiò drasticamente.

"Vi sono mancata?" Chiese ridacchiando con voce rauca. "Stiamo tutte una merda senza di te." Rispose Ningning. "Ma siamo forti, non pensarci troppo." Commentò Winter sorridendole.

"Riprenditi presto, non ti voglio lasciare." Disse Ningning abbracciando Karina per l'ultima volta. "Va bene." Le disse passando tra le braccia di Giselle, che si limitò a baciarle la fronte.
"A domani." Salutarono Winter prima di lasciare la stanza.

"Mi dispiace signorina, ma l'orario di visita è terminato." Disse un'infermiera a Mijeong, lei si girò verso l'orologio appeso al muro. "Non capisco, manca mezz'ora alle 22." "Restrizione dei genitori." Rispose con tono scocciato. "La prego, solamente altri cinque minuti." L'infermiera guardò la paziente e poi la ragazza, sbuffò leggermente. "Va bene, ma quando ritornerò lei dovrà andarsene." Disse chiudendo la porta.

Mijeong si alzò dal letto prendendole mano alla maggiore che a malapena riusciva a sentirne il calore.
"Karina, dimmi cos'altro posso fare per te?" Le chiese con occhi lucidi, le si strinse il cuore alla visione del viso di Mijeong segnato dalle lacrime. "Nulla." Disse con un filo di voce. "Allora non farò più nulla, se vuoi, sei libera di andartene anche adesso." Prese la sua borsa e prima di uscire le lasciò un bacio sulla guancia. "Addio Karina."

Chiuse gli occhi e si lasciò andare per l'ultima volta, pensando all'amore che provava verso le sue anime gemelle.

I'm unhappy - aespaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora