Gli amanti

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COLE'S POVE

Posai la testa contro il pavimento in marmo, mi passai una mano togliendomi i capelli bagnati dalla fronte. Assunsi una smorfia di dolore quando l'acqua andò a contatto con la ferita, un leggero bruciore si espanse per tutto il braccio. Respirai profondamente immergendomi completamente nell'acqua calda. Le terme erano silenziose, i rumori delle gocce a contatto con la superficie producevano una melodia che si espandeva come un eco. Chiusi gli occhi rilassando i muscoli. Poco a poco sentivo che il dolore si affievoliva in un misero fastidio, segno che si stava rimarginando. Mi misi in una posizione comoda appoggiando le braccia al bordo del marmo. Mi guardai intorno.

Un piccolo giardino segreto.
Erano state costruite all'interno del terreno, creando come un tempio sacro. la regina privilegiava l'acqua calda, così decise di creare tre grandi vasche, con differenti temperature; ognuna di esse aveva una funzione diversa.

L'acqua fredda serviva per intensificare il proprio corpo e i propri poteri.

L'acqua tiepida era considerata la vasca della bellezza, Catherine diceva che usandola ringiovanivi.

Infine la più importante, quella rigeneratrice. L'acqua calda di quest'ultima mi riscaldava il corpo, percepivo le ferite rimarginarsi. Pensai che era da tanto che non mi concedevo alcune ore di riposo, iniziai a pensare che potevo tranquillamente addormentarmici.

I miei pensieri furono interrotti da alcuni passi leggeri. Alzai delicatamente la testa per capire da dove provenissero. Fu uno degli errori più grandi che potessi commettere.

La castana era appoggiata comodamente al muro, mi guardava con i suoi occhi scuri, aveva le braccia conserte. Indossava una vestaglia di seta rossa, lunga; era della madre, riconobbi il tessuto leggero che ricadeva perfettamente sul suo corpo. La osservai perlustrando ogni centimetro.

"Alla fine sei venuta?" le domandai a bassa voce.

"Pensavi veramente che non avessi le palle, eh Sanders?" ribatté lei provocandomi, ridacchiai leggermente, distogliendo lo sguardo. Mi resi presto conto che non potevo guardarla per più di 5 secondi, sarebbe finita male.

"Bhe in realtà si, come continuo a pensarlo" la provocai. Lei di rimando rise, una risata leggera, piacevole.

"E perché mai" continuò staccandosi dalla parete, si avvicinò lentamente alla vasca, senza fare rumore.

"Perché so che non entreresti mai qui dentro, con me" dissi serio abbassando gli occhi.

"Tranquilla piccola non ti mordo" affermai sorridendo.

Ridacchiò scuotendo la testa.

Poi sfilò il piccolo cordoncino che teneva chiusa la vestaglia. L'unico tessuto che la copriva cadde a terra.

Mi immobilizzai, i miei occhi si ingrandirono, cercai di trovare aria, ma l'unica cosa che riuscii a fare era sussurrare un misero "cazzo".

La ragazza mi guardò divertita, mentre mi stava mostrando la sua nudità, iniziò a scendere lentamente gli scalini.

Poi si immerse, riemergendo poco dopo, tirandosi all'indietro i capelli scuri. Puntò i suoi maledetti occhi nei miei, mentre si avvicinò come se nulla fosse. La situazione stava andando male, tanto male. Cercai di attaccarmi maggiormente al muro dietro stante. Lei si posizionò a pochi centimetri dal mio volto, aveva stampato quel ghigno sul viso. Deglutii cercando di sembrare il più tranquillo possibile.

"Stavi dicendo" sussurrò leccandosi le labbra.

I miei occhi caddero su quel semplice gesto; non le risposi, sapevo che stava ridendo.

One Shot (Alexis + Cole)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora