Blair

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Ormai le mie giornate erano diventata una routine. La mattina mi svegliavo, mi preparavo, andavo a scuola, a danza, tornavo a casa, studiavo e andavo a dormire. Dopo la depressione mi era sempre piaciuto avere una routine ed essere organizzata, sapere e avere scritte tutte le cose che avevo da fare mi dava pace. Però dopo la prima settimana di scuola mi ero già stancata, volevo fare e provare cose nuove, un pomeriggio avevo deciso di andare a fare shopping con Martina, la mia migliore amica, ci eravamo incontrare dopo scuola e ci eravamo incamminate insieme. Martina era più grande di me di un anno e frequentava il primo anno alla Silvio D'amico dove studiava regia, infatti ultimamente aveva iniziato a darmi una mano per prepararmi alle audizioni. Io e lei ci eravamo conosciute un anno prima perché entrambe frequentavamo il coro della scuola, dopo che mi ero ammalata, passava spesso i pomeriggi da me, mi aiutava con i compiti, guardavamo dei film insieme e mi raccontava tutti i gossip della scuola. Ero fortunata ad averla vicina in quel periodo buio della mia vita, senza di lei non c'è l'avrei fatta.

"Allora com'è andata la prima settimana di scuola?" mi chiese Martina, dopo esserci sedute a un tavolo con i nostri frappé, "bene, non è successo niente di che", "immagino in quella scuola non succedeva mai niente di interessante." Martina odiava la nostra scuola per via degli studenti che la frequentavano. A me non era mai dispiaciuta, certo è vero che le persone dentro quella scuola non erano le migliori però sarebbe potuta andarmi molto peggio, "E dai smettila, non è poi così male" "Non è così male? Ma ti sei bevuta il cervello o la depressione ti ha dato alla testa?" Quando ero malata io e lei preferivamo sdrammatizzare la situazione facendo battute sulla mia depressione, ed è un vizio che ci era rimasto anche dopo che ero guarita, "Ok, la nostra scuola non sarà la migliore del mondo, però a me piace" "Capisco, la depressione ti ha dato alla testa" "Marti non puoi usare questa scusa ogni volta che non siamo d'accordo su un argomento" "Certo che posso, sennò non sarei la tua migliore amica."

Dopo aver fatto shopping e aver mangiato una pizza insieme ci siamo salutate e siamo tornare ognuna a casa sua. Quando uscivo con lei mi sentivo sempre meglio, il cuore era più leggero e la mia mente libera; il ritorno a scuola non era stato molto semplice, perché dovevo recuperare tutto il materiale perso nei mesi precedenti, dovevo mettermi sotto con il lavoro, però non volevo perdere le speranze.

Il giorno dopo mi ero alzata di buonumore per andare a scuola. La pausa pranzo la passavo a leggere in mensa mentre mangiavo, da sola, perché a scuola non avevo più tanti amici, ma andava bene così, almeno così credevo. Quel giorno era una delle mie giornate no, spesso la depressione e l'ansia tornavano a salutarmi e in quei giorni era meglio starmi alla larga, perché potevo diventare molto antipatica. Mentre stavo portando il mio piatto di pasta al sugo verso il tavolo, una ragazza corse verso di me e ci scontrammo, il piato volò in aria e ci sporcammo di sugo al pomodoro dalla testa ai piedi. Tutti gli studenti presenti si erano girati verso di noi e ci stavano guardando con il fiato sospeso "Ma che problemi hai?" Urlò la ragazza contro la quale mi ero scontrata "Che problemi hai tu a venirmi incontro?" "O quindi adesso è colpa mia?" "Be non ero io che stavo correndo per la mensa" "Hai ragione, la povera principessina si è sporcata per colpa mia, aspetta almeno fammi finire il lavoro per bene". La vidi raccogliere il sugo dal pavimento e lanciarmelo addosso "Ecco, adesso puoi dire che è colpa mia se hai il cardigan sporco."

Ma che problemi ha questa ragazza? Chi si crede di essere? Raccolsi anch'io il sugo sparso sul pavimento e glielo misi sui capelli "Hai mai pensato di dipingerti i capelli? Il rosso ti dona un sacco." Cinque secondi dopo la mensa era un disastro, gli alunni avevano preso il mio comportamento come un invito a iniziare una battaglia di cibo. Che razza di idioti. Poco dopo era arrivata la preside, che non poteva credere ai suoi occhi, tutti gli studenti erano ricoperti di cibo dalla testa ai piedi e la mensa era sporchissima; quando aveva chiesto di chi era stata la colpa tutti avevano indicato me e l'altra ragazza. La preside ci aveva chiamato nel suo ufficio perché voleva parlarci.

Bel modo di tenermi fuori dai guai, davvero, mi faccio i complimenti da sola. Mi ero ripromessa di passare un anno scolastico tranquillo e senza problemi, eppure la seconda settimana di scuola ero già nell'ufficio della preside, ricoperta di sugo di pomodoro, con il trucco sciolto, il mio cardigan preferito sporco, accanto a una ragazza che non conoscevo e che avevo deciso, di non voler conoscere affatto.

La preside ci aveva fatto accomodare nel suo ufficio. "Adesso, per favore, che una di voi due mi dica che cos'è successo in quella mensa" "È colpa sua!" gridammo all'unisono. "Colpa mia? Come fa a essere colpa mia, se mi sei letteralmente venuta addosso!" "Beh se non te ne stavi li ferma impalata non sarebbe successo!" "Non ero ferma impalata, stavo andando verso il mio tavolo e mi sei venuta addosso!" "Ok, basta così! Se non siete d'accordo su chi sia il colpevole di questa situazione, non mi resta altro che mettere in punizione entrambe, per un mese." 

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 29, 2023 ⏰

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