Capitolo 2: In bilico

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Spalanco gli occhi.

Il violento tonfo di un tuono si è scagliato contro i poveri binari consumati di questo treno, risvegliandomi dall'ennesimo incubo.
Sono quasi certa che un grido appena percettibile sia scappato dalle mie labbra.

Nelle strette strade di un antico borgo palestinese, lamenti di dolore echeggiavano tra le piccole mura affannanti di una casa dai sottotoni color crema, rimbombando quel suono ricorrente e angosciante tra di esse.

Alzandomi velocemente in posizione eretta, mi porto una mano sul petto calmando i miei respiri, dirigendola immediatamente sul mio fianco addolorato dal movimento scattante e improvviso che ha subito sull'ematoma.

In seguito a ore interminabili di travaglio, patia e preghiere venne finalmente al mondo il tanto atteso fantolino, palesando con sorpresa che non si trattava di un maschio ma di una incantevole lattante.

Il mio corpo sembra oramai diventato una tela di Kandinskij.

Il disorientamento provocato dalla scoperta lasciò entrambi i genitori increduli e alla parvenza amareggiati.

Mentre il mio stomaco brontola insaziato, sbuffando, mi ricompongo e butto un'occhiata fuori dal finestrino: è stata una nottata piovosa.

"10/10/2023 00:36" sono i dati che Saber si affrettò ad appuntare sulla carta di un catalogo di villette israeliane prefabbricate in bioedilizia.

Osservo il sole che gioca a nascondino con le nuvole, facendomi supporre che siano circa le sette del mattino. Mi alzo e stiracchiandomi, mi dirigo verso la porta rotta di questo vagone brutalmente vandalizzato, nonché il mio rifugio nelle ultime ore.
Dovrei abituarmici, penso mentre camminando sulla punta dei piedi scalzi brividi di freddo accompagnati dal ticchettio dei miei denti mi percorrono la schiena facendosi strada sotto il leggero strato di tessuto che indosso.

Lei, invece, stanca e spasimante, cullava burberamente tra le braccia l'incantevole creatura ancora ricoperta di vernice caseosa che non aveva emesso un singolo muguglio.

Sollevo la tenda dal pavimento caduta in seguito alla violenta tempesta di sta notte, fissandola subito dopo ad un vecchio chiodo arrugginito.
Una tenda trovata a fianco di un bidone della spazzatura, gettata probabilmente dopo essere stata vittima tra le grinfie di un gatto.
Decido di darmi da fare ignorando la tenda che fluttua a mezz'aria pilotata dal vento.

Ci vollero pochi minuti perché il silenzio, congedandosi, lasciasse spazio alla voce autoritaria di Saber che alteratamente cercava di trovare spiegazioni ad una simile, a detta sua, sventura.
<Non erano questi i nostri piani> perpetuava rimproverando Fadwa, ignaro di essere la componente della coppia decisiva del concepimento cromosomico.

Scie fragranti di ortensia trasportate dall'aria mite autunnale si addentrano nel mio rifugio percorrendo le fessure dei cocci di una vecchia finestra rotta e stuzzicando le mie narici esperte in fatto di natura floreale.

La verità è che nessuno si aspettava che la coppia potesse avere dei figli, ma in seguito a interminabili controlli dall'oncologo e un lungo percorso di preservamento della fertilità decisero di correre il rischio di malformazioni del nascituro. Privi di assicurazione e pieni di debiti, avevano deciso di scoprire il genere del feto solo una volta che sarebbe nato. Sicuramente nessuno dei due si aspettava una nascita prematura improvvisata in quel piccolo salotto desueto.

Mentre mi ostino a far scivolare l'ultima goccia di quella fiala oramai prosciugata, tiro un sospiro di disappunto gettandola nella scatola di fianco al sedile; era l'ultima medicazione che mi è rimasta.

I minuti successivi si rivelarono un tormento per i due neo genitori. La piccola, che fino a poche ore prima scalciava incessantemente nell'utero della madre, rifiutava addirittura il latte materno.

La mia mente vaga senza sosta da un pensiero all'altro e le mie mani sono impuntate a districare i nodi dai miei lunghi riccioli corvini. In assenza di spazzola o acqua sento i miei occhi punzecchiare e ricoprirsi di una patina umida per cui alzo bandiere bianca e raccolgo la mia chioma in un groviglio appena sopra la nuca.
Una volta terminato, sfilo i capelli dalle mie dita, gettando anche questi nel cartone che ha preso le veci di un cestino e mi affretto a ricoprire il mio capo con un velo in chiffon malconcio.

Quando finalmente ebbero la possibilità di raggiungere l'unica clinica rimasta in città, vennero immediatamente indirizzati ad un medico chirurgo più qualificato ed esperto all'interno dell'edificio. In seguito ad un interminabile attesa non solo scoprirono la fonte del problema, ma i medici avevano spiegato che il parto aveva comportato un grande sforzo fisico per la madre, accelerando la fase terminale.

Lascio perdere qualsiasi cosa io stessi facendo lasciandomi scappare un lamento indecifrabile dalle labbra, quando una fitta atroce mi colpisce al petto e un dolore fin troppo famigliare si diffonde nella mia testa e nella nuca provocandomi un tremolio nel resto del corpo. Mi piego vacillando e mi accovaccio alla parete per un quantitativo lasso di minuti, stringendo saldamente le mani sull'occipite.

Affranti e arrabbiati, dopo un grande, a detta loro, spreco di soldi e fatiche scoprirono che la figlia non stava rifiutando il latte ma aveva un caso aggressivo di glioblastoma, il tumore cerebrale più maligno ad oggi conosciuto. In queste circostanze, aveva già comportato insufficienza cardiaca, febbre e addirittura alterazioni comportamentali che nel suo caso non le avevano permesso di piangere nel momento della nascita.

Il dolore lentamente diventa più sopportabile e riapro gli occhi rendendomi conto di averli serrati per l'intera crisi. Mi accorgo di
essere in ritardo per cui con un groppo in gola che non vuole saperne di andarsene ed il cuore che stringe martellando sul petto per chissà quale motivo, inserisco ai piedi nudi le mie scarpe malconcie mentre gli ingranaggi laboriosi della mia mente chiedono pietà.

Un vagito così sommesso e smorzato da suscitare tenerezza ma così perseverante e strido da incutere ribrezzo, ora echeggiava davanti a quel panorama angosciante comunemente definito discarica.

Crac.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 11 ⏰

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