Capitolo 2

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J:"Niente ma e niente se. Tu dovrai soddisfarmi sessualmente o io ti farò licenziare. Semplice."

"Justin, tu non mi farai licenziare. Uno dei capi dell'azienda è proprio mio padre,quindi vedi di chiudere quella boccaccia." dissi tutto di un fiato. Mi ero stancata di essere quella gentile.

J:"Brucerò tutti i documenti che mi firmerai,dirò che non mi hai portata i caffè,la colazione,i file prima della scadenza e poi vedremo se lavorerai ancora."

"Tu sei un coglione." dissi mentre mi alzai per andare via, lasciando lì il mio cibo, di cui avevo tanta voglia. Mentre uscivo dalla porta mi parve di sentire un "ci vediamo domani piccola" o non so, qualcosa del genere insomma.

Forse non era tanto male essere il giocattolo sessuale di Justin.

[...]

La mattina seguente lo trovai nello studio. Era in piedi, con la schiena rivolta alla porta e l'auricolare Bluetooth nell'orecchio. Aveva le braccia incrociate e fissava dalla finestra del suo attico la Fifth Avenue, dando l'impressione di essere un uomo molto solitario, un uomo lontano dalla realtà e dal mondo, eppure perfettamente in grado di dominare entrambi.

Lo stavo letteralmente divorando con gli occhi, quando si girò e mi disse:
J:"Buongiorno piccola,allora ci hai pensato?"

"Justin, ma perchè io? Perchè proprio io dovrei farti da giocattolino sessuale? Con tante donne che potresti scoparti devi costringere proprio me? " dissi guardandolo negli occhi.

Lui si limitò a sorridere e disse:

J:"Vieni, Abbey."

Un brivido mi attraversò per il modo in cui aveva pronunciato il mio nome, con la stessa autorità con cui avrebbe detto "Vieni, Abbey" quando sarei stata sotto di lui.

"Grazie asso ma io devo andare a lavorare." gli sorrisi e me ne andai

[...]

La mattinata trascorse in tranquillità. Io firmai tutti i documenti e misi in ordine i file da spedire alle altre aziende sul computer e portai il caffè a Justin ben quattro volte. Erano le 12:00 e io andai da Justin per avvertirlo che avevo finito.

"Justin, io vado, ho finito per oggi. Ci vediamo domani"

J:"Aspetta Abbey, andiamo a pranzare insieme a casa mia."

Lo guardai perplessa, quasi decisa a dirgli di no, ma lui interruppe i miei pensieri.

J:"Ti prego, voglio solo pranzare."

"E va bene Justin."

Ci incamminammo verso la hall, uscimmo e prendemmo la limousine. Nel viaggio parlammo del più e del meno. Quando arrivammo, una cameriera ci aprì la porta e ci fece dirigere verso la sala da pranzo. Era tutto pronto ed apparecchiato. C'erano tante cose deliziose. Dopo un paio di bocconi Justin iniziò a parlare.

J:"Allora, come ti è sembrato il primo giorno?"

"Niente male, mi piace come lavoro."

J:"E il capo come ti sembra?" disse appoggiandosi allo schienale della sedia e iniziando a tamburellare le dita sul tavolo.

"Un pò stronzo, ma molto sexy." mi pentii subito di quello che dissi. Nonostante volessi Justin dentro di me già dal primo giorno che lo avevo incontrato, non volevo dargli soddisfazioni.

Lui rise e poi si alzò dal tavolo.

J:"Vieni, ti faccio vedere la casa."

Io annuii e mi incamminai con lui. La casa era molto bella, in alcuni punti era più lussuosa e grande della mia. Rendeva giustizia al proprietario in fondo. Arrivammo in camera sua ed io rimasi a bocca aperta. Era davvero bella. Letto a baldacchino, scrivania, armadio gigante, bagno con una vasca enorme idromassaggio, sauna. Insomma, la perfezione.

J:"Vuoi provare il letto piccola?" disse ridendo e toccandomi i fianchi.

Io rimasi in silenzio e lui notò il mio imbarazzo. Mi attirò a sé finché le nostre fronti si toccarono.

"Hai degli occhi stupendi,Abbey" disse con voce sexy.

Ogni volta che pronunciava il mio nome in quel modo sentivo di essere vicina all'orgasmo. Nella mia mente vedevo Justin come una macchina da sesso pronta a scoparmi tutta la notte e se fosse necessario anche tutto il giorno, persino sulla sua scrivania in ufficio.

"Grazie Justin, io amo i tuoi di occhi invece."

Eravamo distanti solo un paio di centimetri. Il suo palmo si poggiò sul mio sedere. Sentii un nodo serrarmi dolorosamente la gola. Justin mi toccò delicatamente i fianchi e infine arrivo davanti. Lui toccava molto lentamente e nel frattempo mi guardava, quasi come per chiedere il permesso. Io non facevo altro che annuire e squadrarlo dalla testa ai piedi. Quando arrivò a toccare la mia intimità, chiusi gli occhi e buttai la testa indietro. Lui smise di essere dolce e mi spinse contro il muro. Non continuò a toccare sui miei pantaloncini, ma mise la sua mano dentro le mie mutande e iniziò a baciarmi il collo. Io non riuscivo a dire di no. Non riuscivo a farlo smettere. Ero quasi stregata dal suo tocco, dai suoi baci. Volevo di più, lo volevo addosso e soprattutto.... lo volevo mio.

Iniziai a toccargli il petto, volevo che capisse che sarei stata al gioco quasi quanto lui. Gli toccai i muscoli, poi la pancia ed infine.... Beh, avete capito. Lui era quasi come impazzito e mi buttò sul letto. Mi tolse i pantaloncini e quando arrivò a togliermi le mutande, sentimmo una voce al piano di sotto che ci chiamò. Anzi due voci.

x:"Justin, Abbey, scendete!"

Era mio padre... e con lui c'era sicuramente Jeremy, il padre di Justin.

Justin non ci pensò due volte a continuare, ma io, nonostante volessi rimanere a letto, capii che era meglio alzarsi e scendere sotto. Justin si lamentò come un bambino, ma potevo dire a mio padre:" papà un attimo! Finisco di scoparmi il figlio del tuo socio e riscendo!" ? No, non era il caso.

Non avrei potuto proprio. Cosi mi rimisi i pantaloncini e le scarpe e scendemmo sotto.

Je:"Cosa stavate facendo piccioncini?" il padre di Justin ci guardò con un'aria pervertita.

Io mi bloccai, non sapevo cosa rispondere, così lo fece il figo accanto per me.

Ju:"Abbiamo pranzato e le stavo facendo vedere la casa, visto che ci teneva molto." disse senza un'emozione in faccia.

Justin era bravissimo a dire bugie, ma non era vero che ero stata io a chiedergli di vedere la casa. Tu vuoi scoparmi dopo un giorno che ci consociamo, mi porti su e poi dici che sono io a volerlo? Ma guarda che stronzo.

I nostri padri annuirono. Dopo un caffè e un paio di sigarette papà spiegò il motivo del loro arrivo a casa Bieber. Erano venuti per confermare a Justin che l'accordo con i cinesi era stato chiuso a buon fine. Avevamo venduto, o meglio avevano, una delle nostre aziende per tantissimi soldi , un affare che ci conveniva davvero tanto. Sabato sera ci sarebbe stata una festa alla A&B Company e ci sarebbero state persone importantissime, tra cui quelli dell'accordo.

Je:" Justin, figliuolo, ogni uomo dovrà essere accompagnato da una dama. Ci saranno i soliti banchetti, i balli e poi prenoteremo tutte le suite dell'hotel Hilton per i nostri ospiti, tra cui una per te e una per Abbey. Mi raccomando vestitevi eleganti, sarà una serata importantissima."

Papà Bieber aveva deciso e così sarebbe stato fatto. Chissà se dormirò nella mia di suite o in quella di Justin. Anzi, chissà se dormiremo.


Ed ecco il secondo capitolo. La storia è stata scritta ieri all'una di notte, quindi non posso pretendere tantissimi lettori per il momento. Spero di non avere problemi nei dialoghi come nel capitolo precedente. Fatemi sapere se si leggono e soprattutto votate e commentate! Grazie infinite <3

PS. Spero non vi diano fastidio le scene "hot". Perchè se è così evitate di leggere. Quasi tutti i capitoli avranno scene del genere. La ff parla appunto di una storia che inizia solo per sesso e altri giochetti hard e poi i due finiscono con l'innamorarsi

GRAZIE DI NUOVO. <3

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jun 23, 2015 ⏰

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